La Juve e l’arte di piangere negando di piangere

È una strategia elaborata in anni di storia, finemente affinata nel tempo come una lama di un coltello con la lama sempre tagliente
15.09.2021 11:40 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
La Juve e l’arte di piangere negando di piangere
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© foto di Insidefoto/Image Sport

È una strategia elaborata in anni di storia, finemente affinata nel tempo come una lama di un coltello con la lama sempre tagliente. È il dico non dico, sono i lacrimosi a cui faceva riferimento Luciano Spalletti nella conferenza stampa post Juventus.

Prima, durante e dopo Napoli-Juve, si sono attivati una serie di meccanismi comunicativi ormai consolidati. Si è posto l’accento sulle assenze in casa bianconera, con Agnelli che minimizza ma cita più volte i sudamericani che mancano, con l’esercito di stampa bianconero che addirittura invoca, non si sa bene su quale base e su che fondamento, il rinvio della gara.

Nell’oleato motore della comunicazione juventina, ci sono diverse fasi. Per ultima arriva quella che si attiva dopo la vittoria col modesto Malmoe, una squadra che faticherebbe a salvarsi in Serie A. “Ecco, la Juve ritrova i Sudamericani e torna a brillare. Col Napoli sarebbe stata altra storia con tutti a disposizione".

Si omette, nel racconto sempre parziale, che il Napoli aveva in campo gente ancora stordita dal jet lag come Ospina e Osimhen, che si è ritrovato a far esordire in mediana uno arrivato da qualche ora a Castel Volturno (Anguissa) per gli infortuni di Lobotka e Zielinski. Il rinvio di Juve-Napoli dello scorso anno aveva il sostegno giuridico, eppure c’è qualcuno che continua ad usarlo con ironia colposa. E poi sarebbero i napoletani i piagnoni…