Ancelotti e i calciatori non parlano più la stessa lingua: il grande equivoco è la comunicazione

Ancelotti e i calciatori non parlano più la stessa lingua: il grande equivoco è la comunicazioneTuttoNapoli.net
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lunedì 7 ottobre 2019, 16:47Zoom
di Fabio Tarantino

Ancelotti e il Napoli non parlano la stessa lingua. C'è un errore di comunicazione. L'allenatore chiede ai calciatori un salto di qualità nella mentalità, la squadra non comprende e ancora attende un'idea tattica nella quale rifugiarsi. Ancelotti è già andato oltre, convinto di avere a disposizione giocatori in grado di autogestirsi, forse tradito da una rosa di qualità (mai così forte e profonda nell'era De Laurentiis) eppure orfana di leader, di elementi carismatici, abituati alla vittoria. Potrebbe nascondersi qui, in questo solco enorme che sa di equivoco, la risposta ai mille dubbi del momento.

L'EQUIVOCO - Qualche settimana fa, a precisa domanda, Ancelotti spiegò che, dalle sue grandi squadre del passato, ruberebbe "l'unità di intenti, la volontà, la ferocia, la smania di ottenere risultati perché la differenza la fa la testa". Forse ha sottovalutato il problema: questa squadra, per tornare ad esaltarsi, ha bisogno di indicazioni tattiche e non (solo) psicologiche, vuole nutrirsi del lavoro sul campo partendo dalle basi, da nozioni e lezioni scontate solo per pochi campioni. Non possono bastare i principi del suo calcio che sono chiarissimi in teoria ma difficili da applicare sul rettangolo verde.



LA TEORIA - Ancelotti vuole una difesa alta, esterni propositivi, densità tra le linee e calcio verticale. Cosa c'è, del suo pensiero, nelle ultime partite? Poco o nulla. Perché la squadra cambia pelle e uomini ogni tre giorni. In fase attiva si passa dal 3-5-2 col Genk al 4-1-4-1 col Torino, in estate si provò anche il 4-2-3-1 in attesa di un trequartista (James Rodriguez) mai arrivato eppure atteso oltre che invocato dallo stesso allenatore. Non esiste ancora una vera impronta, tutto è affidato all'abilità dei singoli che non sono fuoriclasse ma calciatori straordinari solo se inseriti nel giusto contesto tattico.

COSA NON VA - Non basta affidarsi a giocatori considerati universali per credere di riuscire ad avere infiniti volti. Ne basterebbe uno che sia limpido. E invece: la manovra è lenta, Allan è un regista improvvisato, i reparti sono distanti, in attacco non c'è feeling tra gli stessi interpreti che brillavano fino a qualche mese fa. Come gioca il Napoli? Quali sono le certezze? Quali i punti deboli sui quali lavorare? Nessuna risposta può essere certa. Si naviga a vista, si vive alla giornata aggrappati ad un istante, in attesa di un gesto sublime che possa dare un senso ad una partita ma che non basta per illuminare una stagione appena cominciata.