Da 0 a 10: Gazzetta oscura il Napoli, il retroscena clamoroso su Kim, l’incazzato Simeone e la confessione di Spalletti a Mario Rui

Da 0 a 10: Gazzetta oscura il Napoli, il retroscena clamoroso su Kim, l’incazzato Simeone e la confessione di Spalletti a Mario Rui
giovedì 27 ottobre 2022, 20:37In primo piano
di Arturo Minervini
Doppietta di Simeone, in gol anche Ostigard: il Napoli non si ferma più e fa cinque su cinque in Champions League. E adesso il Liverpool...

Zero alla prima pagina della Gazzetta dello Sport, che non sa quel che si perde. Non celebrare, in maniera adeguata, una bellezza eterea al punto da rendere quasi un dettaglio il colore delle maglie. Dinanzi ad un evento storico, ad una cometa che passa sulle nostre teste e tornerà a salutarci tra qualche secolo, non si può che tenere il naso all’insù e abbandonarsi allo stupore. Quello che si trasforma in imbarazzo andando alla ricerca del piccolo quadratino che la rosea dedica a questo Napoli stellare. Ma “Vi siete fatto bene i conti? Vi conviene?”

Uno il Boeing con partenza destro di Ndombele che si schianta sulla traversa sparendo dai radar come una stella esplosa. Poco prima dallo stesso piede era partito un cross che per poco non provoca una perdita temporanea della memoria a Simeone. Tutta la potenza nel piede di Tanguy, che recupera confidenza e si inserisce sempre più nei concetti spallettiani. È un’arma che il Napoli sta preservando per il freddo inverno, levigando la lama in attesa dei colpi giusti da sferrare. Tornerà utile, come l’aggeggio infernale per estrarre le sim dai nuovi smartphone.

Due-zero come i 20 gol in cinque gare che fanno del Napoli la macchina di calcio più impressionante di questa prima fetta di Champions. Ciò che resta scolpito nella mente non è quel numero, è una sensazione di benessere difficilmente replicabile. Questa squadra è un massaggio alle tempie, una carezza per l’anima, quelle poltrone massaggianti nei centri commerciali. Se continua così, gli avvocati divorzisti dovranno trovarsi un altro lavoro: è un Napoli che ti fa passare pure la voglia di litigare con tua moglie/marito.

Tre giorni, infiniti, che si trascineranno come un pachiderma finito nelle sabbie mobili. A che ora gioca? Quanto manca? Dove sta Kvara? E mi fate vedere un pochino Lobotka che sterza sul pallone come se guidasse un kart? E Kim? Kim sta bene sì? Astinenza. Maledetta astinenza. Insostenibile astinenza. Altro che calendario fitto, qui ci vorrebbero due partite al giorno per sedare questa smania. Drogati di questo Napoli che potremmo girare la versione azzurra di Trainspotting.  

Quattro assist in campionato e ora il primo in Champions per il Professore. Delizioso il colpo di fioretto mancino che si posa a fine corsa sulla testa vispa del Cholito. Tutta la qualità del portoghese al servizio di una fase offensiva che in lui trova una fonte sempre ispirata. Dopo la panchina di Roma, Spalletti chiarisce il concetto: “Dicitancéllo ô Prufessore: io nun l'aggio tradito!”

Cinque su cinque, numeri pazzeschi e non avere la certezza del 1° posto. La costante del Napoli in Champions è fare i conti con queste combinazioni astrali, mai favorevoli: servirà un ultimo sforzo, che sarà un grande banco di prova. Ad Anfield il Napoli ci arriva leggero, imprudente nella sua frenetica vitalità ma consapevole come un saggio indiano che si ritira nella sua meditazione. “Un uomo coraggioso muore una volta sola, il vigliacco molte volte”. 

Sei cambi e la sostanza che non cambia, con Ostigard che diventa il 16° marcatore differente in stagione. Ci sono argomentazioni profonde, che travalicano gli interessi particolari, esulano dall’individuo e abbracciano concetti più estesi, riflessioni più profonde. È una grande orchestra,  che risponde ad un solo richiamo: la devozione totale verso la sinfonia. “Sposta una sola nota e la musica si immiserisce, cambia una sola frase e la struttura crolla”. È una questione di fede questa squadra, un culto chiamato gioia.

Sette a Di Lorenzo, che illumina d’immenso il primo scatto verso la profondità di Simeone. Luce a nord est, tramonti sulla corsia di destra affondando verso l’area avversaria e trovando sempre la giusta soluzione, facendo quasi diventare un dettaglio che il compito primario sarebbe difendere. È un morso che prende consistenza nel tempo, un assaggio che appare più gustoso di volta in volta mentre lo vedi giocare ogni partita senza mai abbassare il suo livello. È un mistero buffo questo Giovanni, che gioca da fenomeno ogni gara e nessuno si interroga sul come ciò possa accadere.

Otto a Kim e tutto scompare. Non un difensore, ma un buco nero che non lascia traccia della materia che prova ad orbitare nelle sue zone di competenze. Pare una Matrioska che nasconde il Piccolo Buddha nel corpo di Yao Ming con la testa di un giocatore di scacchi in una gara senza domani modello Squid Game. “Tu sei la tua mossa migliore” sembra aver stampato nel cervello questo ragazzo che non conosce la parola distrazione. Amici raccontano di lui un retroscena clamoroso: una volta ha commesso un errore su un campo da calcio. Non esistono però testimoni oculari dell'accaduto.

Nove al bacio più dolce. Cholito fa l’amore con la Champions, si inebria dei profumi, si perde nei suoni, si scatena con l’inno che riscalda l’inchiostro ancora caldo sulla pelle. Un tatuaggio come una promessa, un viaggiare che è una missione fino alla metà finale. La folgorazione, Napoli come la Damasco per San Paolo. Sospeso, su quella linea sottile del fuorigioco che è un parametro delle abilità, scegliere da che parte stare, stuzzicare il tempo e lo spazio beffandolo con lo scatto che sfiora la perfezione. In bilico, tra falsi e santi Dei, in una notte che come l’estate vorresti non finisse mai. Simeone è un marchio di fabbrica, un modo di vivere il pallone totalizzante. Il suo urlo Champions, con la faccia da duro, come manifesto plastico di una volontà chiara. Pazzi di Giovanni. 

Dieci che non ci stanno più dentro, che ormai sono già dodici le vittorie consecutive di un gruppo di supereroi con la faccia dei bravi ragazzi. Ordinario e straordinario che si fondono, diventano la stessa cosa, nell’esercizio di eccezionalità che pare essere una dolcissima routine. Difficile spiegarlo, impossibile non lasciarsi travolgere da questo lampo assoluto di bellezza totalitaria, schiavista nella sensazione che genera. È un viaggio senza muovere un passo, un giro del mondo dentro ad un meraviglioso rettangolo dove tutto diventa possibile. Anche i sogni di bambini diventati grandi, che ora fanno i calciatori. Nessuno li svegli. Nessuno ci svegli. Chi se ne frega di quel che sarà. Oggi è il momento più prezioso che abbiamo.

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