Fernandez non è un caso, ma un calciatore da recuperare. C'è una soluzione immediata...
E’ stato uno dei peggiori – se non “il” peggiore – in campo nella terribile disfatta in terra olandese. Per lui si sono sprecati i commenti negativi da parte di tifosi e addetti ai lavori. Chi ha parlato di immaturità. Chi addirittura di non funzionalità al progetto Napoli.
Federico Fernandez, detto El Flaco, sta vivendo al momento una pericolosa fase di involuzione all’interno della squadra. Arrivato in maglia azzurra soltanto l’estate scorsa, per la modica cifra di circa 3 milioni di euro, il difensore argentino non è però mai realmente entrato nelle grazie di Walter Mazzarri, che lo ha quasi sempre relegato in panchina e ai margini dell’undici titolare. I numeri, purtroppo, non sono dalla sua parte: nella prima stagione partenopea, soltanto 16 presenze in campionato (più che altro spezzoni di partite), una in Coppa Italia (vinta poi dal Napoli, ma evidentemente senza il suo personale contributo) e due in Champions League condite dall’inaspettata quanto inutile doppietta messa a segno contro il Bayern Monaco. Non certo il ruolino del top player, ma considerato l’ambientamento al calcio italiano, la giovane età (è un classe ’89) e il graduale inserimento in un contesto di squadra già compatto e definito, non ci si poteva certo aspettare di più e di meglio.
Quella di quest’anno doveva rappresentare per lui la stagione della definitiva consacrazione, in un reparto puntellato dall’esperienza di Alessandro Gamberini e dal recupero di Britos e completato dai mostri sacri dello spogliatoio azzurro come Campagnaro, Aronica, Grava e il capitano Paolo Cannavaro. Nelle intenzioni della società, doveva rappresentare quel jolly tutto tecnica e prestanza fisica (81 kg per 189 centimetri) in grado di interscambiarsi con i “titolarissimi” in caso di necessità. Sin dai primi giorni di ritiro a Dimaro, Fernandez ha manifestato la sua voglia di giocare di più, di mettersi in mostra, di far vedere finalmente il suo valore, sempre con divertimento ed entusiasmo: basta, a tal proposito, andarsi a rileggere i suoi innumerevoli messaggi lasciati su Twitter. Ha avuto e sta avendo la possibilità di crescere in un gruppo affamato e ambizioso, in un contesto – come quello napoletano – che cerca di far respirare aria di casa anche a chi proviene dall’altra parte del mondo. L’avventura azzurra, inoltre, gli ha aperto definitivamente le porte della Nazionale albiceleste, dove Fernandez è titolare inamovibile al centro del reparto difensivo da quando Alejandro Sabella (suo allenatore all’Estudiantes prima di arrivare in Italia) ne è diventato commissario tecnico, e dove ha già collezionato 11 presenze a partire dall’esordio, datato 20 aprile 2011.
Tutte queste premesse positive non si sono tramutate in tanti minuti sul campo col Napoli, né in fiducia da parte del tecnico di San Vincenzo. Ad agosto, nella famigerata partita di Pechino, subentrò nel secondo tempo al posto di Cannavaro e si rese protagonista del dubbio fallo da rigore su Vucinic che permise alla Juventus di raggiungere il momentaneo pareggio. Il resto della partita è storia nota, ma già in quella circostanza vennero fuori i primi malumori. In serie A non si è ancora visto, in Europa League – tolta la “tranquilla” partita d’esordio con l’Aik Solna – è stato sommerso (non senza colpe) nel naufragio della barca azzurra in quel di Eindhoven, mostrando evidenti limiti di personalità, di carattere e di affidabilità.
Descritta così, parrebbe il classico racconto del promettente sudamericano venuto a cercar fortuna nel nostro paese. Non è così. Fernandez è soltanto giovane. Forse troppo per prendersi già in mano la difesa del Napoli. Va aiutato, sostenuto, deve sentire intorno a sé la fiducia dell’allenatore, dei compagni, ma anche della tifoseria. Sul piano tecnico e della qualità è un calciatore indiscutibilmente molto valido. La sua crisi è sostanzialmente psicologica. Una soluzione per ovviare a questo problema si può presentare immediatamente e su un piatto d’argento. Stasera contro l’Udinese. Non ci sarà Paolo Cannavaro, fuori per squalifica. E’ la circostanza propizia, dopo il disastro di Eindhoven, per riscattarsi e testare effettivamente la sua tenuta mentale. Per non perderlo definitivamente (come è successo qualche tempo fa con Victor Ruiz, ora "titolarissimo" col Valencia sia nella Liga che in Champions…), non c’è circostanza migliore che la partita di stasera. Sentirsi, finalmente, titolare della difesa azzurra anche in campionato, in una sfida dall’altissimo coefficiente di difficoltà, può sbloccarlo definitivamente. Secondo le ultime indiscrezioni provenienti da Castelvolturno, il ragazzo potrebbe avere questa chance. Forse una delle ultime. Mazzarri vuole crederci ancora. E noi con lui.
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