Il misero tentativo di trasformare una meraviglia in un tiro sbagliato

“Insigne voleva tirare in porta, quello a Osimhen non è un assist ma un tiro sbagliato”. Gli esegeti del pallone che occupano col l’ego spropositato i salotti pallonari sono arrivati anche a dare questa chiave di lettura, perché era troppo complicato star zitti e semplicemente portare a forte velocità le mani una nell’altra per creare quello che chiamano banalmente applauso.
No, i teoretici del calcio dovevano andare a caccia di qualcosa che non c’era, giusto per creare un pensiero dissidente. Basterebbe analizzare bene le immagini per rendersi conto che il linguaggio corporeo di Insigne racconta tutta un’altra storia.
Insigne chiede il triangolo a Fabiàn, attacca la profondità e poi con lo sguardo non cerca mai la porta. La sua visione periferica ha un obiettivo chiaro, il centro dell’area di rigore, il replay che riprendere frontalmente la giocata del capitano azzurro lo conferma senza timore di smentita. Quello di Insigne, non solo nei fatti, ma anche nella pianificazione, è un gesto di un artista ispirato. Cosciente, voluto, ricercato. Non c’è casualità in quella giocata, solo grandezza. Senza inventarsi troppe storie: il calcio, come l’amore, è una cosa semplice.
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