Il processo alle intenzioni non è legge: davvero servivano tre gradi di giudizio per una sentenza scontata?

Il processo alle intenzioni non è legge: davvero servivano tre gradi di giudizio per una sentenza scontata?TuttoNapoli.net
© foto di Alessandro Garofalo/Image Sport
mercoledì 23 dicembre 2020, 08:55In primo piano
di Pierpaolo Matrone
Il presidente quella partita non voleva giocarla perché il Napoli veniva dal match contro il Genoa, club nel quale era stato scoperto un cluster

Un po' come la Santa Inquisizione, anche la governance del calcio italiano non s'è saputa rinnovare ed è rimasta ad una visione arcaica delle cose. Ed è da questo che è nato quello che per due gradi di giudizio, oggi definibili tranquillamente 'farsa' perché sconfessati dalla massima istituzione sportiva esistente (CONI), c'è stato un processo alle intenzioni contro il Napoli e, soprattutto, contro Aurelio De Laurentiis, colpevole secondo i giudici Mastrandrea e Sandulli di aver scavato tra le pieghe di un protocollo stabilito tra privati e vidimato dal Governo. Ma quello era stato un giudizio basato non sui fatti oggettivamente occorsi ma su quelle che si pensano siano state le motivazioni o le intenzioni della persona sotto accusa, giudicando dunque un'intenzione a prescindere dalle conseguenze reali, un'idea e non un fatto.

QUALI INTENZIONI - Il presidente quella partita non voleva giocarla perché il Napoli veniva dal match contro il Genoa, club nel quale era stato scoperto un cluster il giorno dopo la gara. Che le sue ragioni fossero legate alle sole assenze di Zielinski ed Elmas - tesi sostenuta dai giudici nei primi due gradi di giudizio - non può essere dimostrabile, a maggior ragione dinanzi ad un documento dell'ASL che attestava l'impossibilità a partire per Torino. Se avesse chiesto un parere all'ASL per salvaguardare davvero la salute della sua squadra e quella della Juventus (oltre che del personale che avrebbe incrociato le squadre)? L'obiettivo del patron era quello di non diffondere il contagio: in un paese normale la logica direbbe questo. E, considerando la presenza di un'indicazione ufficiale dell'ASL, non serve un giurista per capire che il club azzurro non avrebbe potuto agire diversamente. Ma allora erano davvero necessari ben tre gradi di giudizio e quasi tre mesi per giungere ad una conclusione scontata?