Le parole distorte: Sarri, il paragone con l'Olanda mai fatto e la voglia di vincere del gruppo

Il paragone è sul "ricordo" della squadra nel futuro, non certo sul tipo di gioco o sulla rivoluzione fatta nel calcio mondiale.
23.02.2018 18:00 di  Dario De Martino  Twitter:    vedi letture
Le parole distorte: Sarri, il paragone con l'Olanda mai fatto e la voglia di vincere del gruppo
TuttoNapoli.net
© foto di www.imagephotoagency.it

Le parole vanno sentite tutte, altrimenti si rischia di perderne il senso. E' ciò che è capitato a Maurizio Sarri. In queste ore gli attacchi al tecnico per il presunto paragone con l'Olanda degli anni '70  si sono sprecati. Eppure basterebbe ascoltare bene le sue parole per capirne il senso corretto, perchè di paragoni non ce ne sono stati. Andiamo con ordine e ripercorriamo i fatti della conferenza stampa di ieri sera. 

Tutto inizia da una domanda dell'inviato a Lipsia per Canale 21 Giuseppe Iannicelli che dice: "Si apre l'orizzonte di un ossimoro meraviglioso. Adesso o si trionfa, o si rischia di restare con tanti applausi ma senza nulla in tasca. Come si prepara a gestire l'enorme pressione dei prossimi mesi?"
"Questo - risponde Sarri - è un discorso non vero. La società ha aumentato fatturato e raddoppiato il patrimonio del parco giocatori, quindi risultati straordinari. Abbiamo un obiettivo ed in Italia negli ultimi 6 anni non ce l'aveva più nessuno a questo punto della stagione. Anche questo è un risultato, che abbiamo raggiunto con il lavoro. La pressione non la sentiamo, anche perchè anche se tutti fanno finta di niente siamo il quinto monte stipendi d'Italia e siamo più vicini a squadre che sono 15esime o 17esime in Italia che non alle prime tre. Qualcosa ci deve essere riconosciuto del lavoro fatto. A questa squadra si chiede tanto, di essere competitiva su più fronti, ma negli ultimi due mesi siamo in 15 più i portieri. Questi sono constatazioni, non giustificazioni. Poi se potessimo far felice il popolo napoletano sarebbe la soddisfazione più grande per un tecnico o giocatore".
La risposta finisce. Il traduttore inizia a ripetere in tedesco le parole del tecnico. Sarri ci pensa un po' su e dopo la traduzione Sarri aggiunge:  "Ho dimenticato una cosa, tra le cose più belle che abbiamo fatto è che abbiamo fatto reinnamorare una tifoseria di una squadra. Questo è forse l'aspetto più importante. Il connubio squadra-tifosi che c'è oggi a Napoli, nonostante sia in giro da 40 anni, non l'ho mai visto. Questa è roba bella, importante"

Ricollegandosi alle ultime parole, il giornalista di Radio Rai Daniele Fortuna esprime una considerazione prima della domanda: "Di questa squadre resterà un gioco che riempie gli occhi e che riconoscono tutti gli osservatori in Italia e in Europa, non solo i tifosi del Napoli". 
Alle parole di Fortuna, Sarri risponde: "A volte ci sono squadre che segnano un periodo. Se te domandi al volo ad una persona del calcio degli anni 70', pochi si ricorderanno chi ha vinto il mondiale. Gli anni '70 son dell'Olanda, non di chi ha vinto. Noi speriamo di fare questo e di metterci qualcosa in più, vincendo un qualcosina e di non essere ricordati solo per la qualità. Per quello son convinto che tra 20 anni questo Napoli sarà ricordato". 

Nella prima parte, quando Sarri risponde a Iannicelli, il tecnico elenca quelli che ritiene i risultati più importanti della sua squadra. Ne cita alcuni, poi si ferma. Mentre ascolta la traduzione s'accorge d'aver dimenticato l'aspetto più importante: aver fatto "innamorare il popolo napoletano della squadra". Una aspetto che per Sarri è così importante che ferma un altro giornalista pronto a fare un'altra domanda, per aggiungere questa considerazione. D'altronde, e l'hanno sottolineato in tanti, vedere una tifoseria applaudire a scena aperta una squadra arrivata terza in classifica dopo aver cullato altri sogni durante l'anno, come successo l'anno scorso, è una rivoluzione culturale per il calcio italiano. L'allenatore tosco-bagonlese, nelle due risposte, replica anche ai tanti che stanno parlando in queste ore di "stagione fallimentare" se non dovesse arrivare lo scudetto, ricordando che per organico, fatturato, salari, organizzazione societarie e storia, questa squadra è lì su grazie al lavoro. Ricordando che il Napoli non è potenza come la Juve e che essere lì a lottare con i bianconeri, è già un successo.

Ma veniamo al punto: il presunto paragone di Maurizio Sarri con l'Olanda degli anni '70, così tanto contestato. Il tecnico non si è mai proposto come "rivoluzionario", non ha mai pensato di mettere sul piatto le due esperienze. E' il giornalista Rai Fortuna che alla Marzullo si fa la domanda: "Cosa resterà di questo Napoli?" e darsi la risposta: "Di questa squadre resterà un gioco che riempie gli occhi". Non lo dice Sarri. Il tecnico coglie l'assist e dice che questa squadra, proprio per la considerazione fatta da Fortuna, sarà ricordato a prescindere dai successi. Così come è ricordata l'Olanda degli anni '70. Ma il paragone è sul "ricordo" della squadra nel futuro, non certo sul tipo di gioco o sulla rivoluzione fatta nel calcio mondiale. Il Napoli di Sarri, come l'Olanda degli anni '70, sarà ricordato. A prescindere dai successi. Per motivi diversi, il primo per la "rivoluzione culturale" nel calcio italiano di cui si diceva prima, per lo splendido connubio tra città e squadra, per la capacità di lottare gomito a gomito con potenze molto più forti, per la crescita di un gruppo valutato economicamente poco e cresciuto pian piano sotto i dettami del tecnico. L'Olanda degli anni '70 è ricordata per una rivoluzione nel modo di interpretare il gioco del calcio, e Sarri non ha mai voluto portare su questo il paragone, come stanno dicendo e scrivendo tanti. E c'è di più. Il tecnico, sottolineato questo dato, ha pure detto che non ha alcuna intenzione di restare una magnifica incompiuta da ricordare per il gioco e non per i successi. Sarri, la sua squadra, il popolo napoletano, vuole vincere. "Noi speriamo di vincere qualcosina e non essere ricordati solo per la qualità". Le parole vanno lette bene, altrimenti si rischia di prendere dei granchi. E poi Sarri e i suoi sperano che a maggio succeda qualcosa di magico, così il paragone con l'Olanda degli anni '70 non starà più in piedi, anche per chi l'ha ipotizzato senza che Sarri l'avesse mai fatto.