Belardi: "Ho incontrato Conte a Torino, quei giorni serviti per analizzare a mente fredda"
A "1 Football Club" su 1 Station Radio, è intervenuto Emanuele Belardi, ex portiere di Napoli e Juventus. Di seguito, un estratto dell'intervista.
Belardi parla del Napoli e dell'incontro con Conte. Il portiere polacco Kochalski in Napoli-Qaraba? ha sfoggiato una prestazione straordinaria, secondo lei, il risultato sarebbe potuto essere più rotondo senza le sue parate?
“Senza dubbio sì, in Champions ci partecipano i migliori, quindi anche il portiere polacco, se sta lì vuol dire che ha un suo cammino, una sua storia. Ieri ha fatto benissimo, la partita poteva prendere una piega con un risultato più rotondo. Ha parato anche un rigore.”
I portieri studiano i rigoristi per prepararsi a parare un possibile rigore? “Probabilmente l'avrà studiato. Negli ultimi anni, già quando giocavo io, si studiavano i rigoristi in maniera molto specifica. Adesso ancora di più, con i nuovi programmi e le nuove tecnologie che ti permettono di capire come possono calciare. Ci sono molte più cose per aiutare il portiere a individuare la scelta giusta.”
Quello di ieri è stato un rigore parato o sbagliato? “Questo è un mito da sfatare. Højlund non ha sbagliato il rigore, è stato Kochalski a pararlo. Spesso si dice: se il portiere para, allora è rigore sbagliato. No. Dire così è un errore. Quante volte il portiere battezza l'altro angolo, la palla non è angolatissima e si dice ‘grande rigore’? Non è così. È stato tirato bene, forse l'unica cosa è che poteva evitare era la mezza altezza, perché lì è più facile per il portiere. Però può capitare di sbagliare: chi tira si prende la responsabilità ed il portiere degli azeri, come abbiamo detto, è stato molto, molto bravo.”
Quanto può pesare psicologicamente un rigore sbagliato sulla squadra? “Come può esserci un momento di esaltazione quando il tuo portiere para, può esserci anche un abbattimento. Ma considerando che il Napoli è una squadra importante, ieri i ragazzi hanno reagito benissimo e ti posso garantire che le partite di Champions sono tutte difficili. Va fatto un plauso alla vittoria del Napoli.”
C'è un calciatore che ieri ha alzato l'asticella come McTominay nel secondo tempo?
“Il Napoli ha tanti campioni. Uno di questi è McTominay. Lo aveva già dimostrato l'anno scorso. Spesso ci si dimentica che McTominay arriva dal Manchester United, lì non ci arrivi per caso. Magari non ha fatto bene come sta facendo ora al Napoli, però è uno di quei giocatori che, soprattutto con il clima di ieri sera, può caricarsi il Napoli sulle spalle. Quello della Champions è il suo habitat naturale: un giocatore di corsa, forza, inserimento, personalità. In queste condizioni rende ancora di più.”
Dopo lo sfogo di Conte a Bologna sono arrivate due vittorie importanti, possiamo dire che la crisi sia passata?
“Conte lo conosco un po’, perché l'ho conosciuto a Torino e l'ho seguito negli anni. Conte non parla mai per caso. Per me aveva capito che serviva una scossa forte e l'ha data. Magari ha anche staccato un attimo mentalmente con quei cinque giorni a casa, credo fosse a casa, l'ho visto anche alla partita di tennis a Torino, questi giorni gli saranno serviti per analizzare tutto a mente fredda. È una persona molto intelligente, oltre che un grande tecnico, quando parla, parla ‘italiano’, parla chiaro.”
La vittoria della Juventus di ieri può rappresentare una svolta per la loro stagione?
“La Juventus ha una persona, un mio amico, che è stata molto chiara, che non fa discorsi da dirigente. Ha detto che la Juventus è in costruzione. È un percorso. Sono già un paio d'anni che si parla di ‘anno zero’, ma non è una frase fatta, è così. Ci vorrà tempo perché i giocatori arrivino a essere di livello internazionale e vincano anche in Italia. Considerando che nella rosa della Juventus non c'è un giocatore che abbia vinto uno scudetto in Italia. Non è facile vincere. Devono crescere i giovani, che sono tanti e di grande qualità. Stanno ripartendo e ci vorrà tempo. Hanno preso un grandissimo allenatore, ma non hanno potuto fare tutto in estate: c'erano le coppe, i club, e le alternative non erano molte. Tudor aveva fatto bene, aveva portato la sua squadra in Champions. Hanno puntato su di lui, poi i risultati non sono arrivati e hanno cambiato quando è stato possibile. La Juventus è in ricostruzione.”
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