CONI, Malagò: "Mai detto che il calcio non debba ripartire, ma serve un piano B. Su Gravina e Spadafora..."

Il numero uno dello sport italiano Giovanni Malagò è intervenuto ai microfoni di Sportitalia in merito al possibile ritorno al calcio giocato: "Io non ho mai sostenuto la tesi che il calcio non debba ripartire. Anzi, ho sostenuto il contrario. Il calcio è un'impresa e chi è quel matto che non pensi che l'impresa non debba rimettersi in moto? C'è poi anche una componente sportiva che sappiamo quanto sia collegata a questo meraviglioso gioco che è il più amato del nostro paese. Io ho sempre sostenuto che il calcio, essendo un'azienda atipica rispetto a qualsiasi altra, ha delle dinamiche. Il calcio ha una molteplicità di individui coinvolti in questa ripresa. Indispensabile ripartire ma visto che questo è un paese dove nessuno sa come svolgere un'attività, era doveroso avere un piano B. Questa è una cosa che difficilmente possa essere smentita.
La differenza fra ripartire a giugno o settembre?
E' un'ipotesi per altro portata avanti da soggetti molto autorevoli e conoscitori di questo contesto sportivo, come fatto da Galliani e ripreso dalla massima autorità del calcio che è Infantino. Io non entro nella specificità se è questa un'ipotesi del piano B. Io dico che quella era un’ipotesi ma non so se si faccia ancora in tempo. Si entra in un terreno scivoloso.
Possiamo dire una volta per tutte che il mondo del calcio è da una parte e Spadafora è dall'altra?
In questi mesi ho imparato che è meglio non interpretare i soggetti istituzionalmente diversi dal proprio. C'è anche un po' di letteratura giornalistica, il Governo qualche considerazione in più la deve fare.
Sconveniente lo voler appiccicare addosso allo sport e al calcio di essere l'ultima delle priorità?
Ho letto le riflessioni del Ministro della Salute sul mondo del calcio e sta a lui rispondere. Immagino che le pressioni che sono state state fatte all'Esecutivo siano importanti.
Le società di sport di base hanno bisogno di un aiuto concreto.
Io penso che anche in un passato neanche troppo lontano ho avuto il coraggio di espormi nei confronti di Esecutivi che magari non erano stati particolarmente gentili o affettuosi nei confronti del mondo che rappresento. Ricordo che io rappresento un pezzo dello Stato ma soprattutto ma non sono nominato ma eletto da più di 12mila persone. E' una situazione molto particolare. Cosa succede? Pur non essendo certo tacciabile di essere, fra virgolette, un ruffiano di questo o quel Governo, io devo dire che c'è molta disponibilità ad ascoltare queste istanze e fare il possibile per andare incontro. Ieri in tre ore si è entrato nel dettaglio di quello che si era chiesto in una lettera in cui noi si era ascoltato tutte le Federazioni, con tutte le società sportive dalla Juventus fino all'ultima ASD. Poi abbiamo chiesto al Politecnico di Torino cosa si deve fare a livello organizzativo sul Protocollo. Abbiamo un impegno, entro massimo fine settimana o inizio della prossima. Domani il calcio presenta un suo protocollo al Governo, l'unico che è fuori dall'egida della Federazione dei Medici Sportivi.
Porte chiuse?
Siccome non è all'ordine del giorno giocare a porte aperte. Questo documento iniziale non presenta la presenza di pubblico. In uno step successivo magari, sentite le istanze di tutte le Federazioni, può essere preso in carico
Documento non conforme con la Federazione Medico Sportivo?
Io non ho detto che non è conforme, ho detto che non ha avuto l'interlocuzione della Federazione dei Medici Sportivi. Ha voluto giocarsela da solo questa partita. Magari è migliore e viene approvato. Loro hanno scelto questa strada.
Come mai in Italia si fa tanta fatica fare un tavolo di lavoro?
Penso che questa è una partita dove è impossibile non si tenga conto degli altri interlocutori che esistono. Perchè questo non succede? Non lo so. E' sempre sbagliato generalizzare. Probabilmente, anche in buona fede, qualcuno pensa sia uno spreco di energie. Le prime settimane e i primi mesi di questo nuovo ruolo io diventavo matto".
Gravina sta facendo un buon lavoro?
Ha ragione Gravina quando dice che non vuole essere il becchino del calcio. Non lo invidio, è una situazione complicata".
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