Guido Clemente di San Luca a TN: "Gelo assoluto al San Paolo, c'è bisogno dell'energia degli ultras!"

Guido Clemente di San Luca, Ordinario di Diritto Amministrativo, Università della Campania Luigi Vanvitelli, ha scritto un editoriale per Tuttonapoli con alcune considerazioni legate al momento del Napoli ed allla questione San Paolo.
"Nei giorni che hanno preceduto Napoli-Inter, fino al prepartita all’esterno dello stadio, in più occasioni mi sono esposto dichiarando la mia fiducia nella possibilità, non solo di una vittoria convincente contro l’Inter, ma anche, a seguire, di un ‘filotto’ con Lazio, Fiorentina e Juve. La sconfitta mi ha deluso, e mi ha fatto arrabbiare, ma non ha alimentato la depressione, che invece mi aveva preso durante il progressivo, inesorabile, declino dell’era Ancelotti. Sono ancora convinto che si può e, per certi versi, si deve nuovamente coltivare l’entusiasmo. Vorrei spiegarne le ragioni. Al di là del tifo, che indiscutibilmente porta ad ‘azzurrare’ ogni ragionamento.
Analizzando con lucido distacco il dato tecnico-tattico, quello psicologico e quello fisico, si può essere moderatamente ottimisti. Certo, si avverte ancora un po’ di paura nelle scelte da compiere di volta in volta nelle giocate, perché non ci si è ancora liberati del pesante fardello lasciato dalle fantasiose, vaghe e vacue prospettive del calcio ‘liquido’ (che, tranne straordinarie eccezioni, rappresenta una ontologica sciocchezza). Ma si comincia a rivedere una identità. La squadra non sembra più smarrita, confusa. Sta ritrovando la condizione fisica (voci di dentro mi confermano che gli allenamenti fossero effettivamente assai blandi). E pure psicologicamente è sembrata in ripresa, anche se le condizioni ambientali non sono favorevoli. Vi tornerò.
Credo a Gattuso che si dichiara soddisfatto della prestazione. Il Napoli mi è parso in miglioramento. I gol presi sono fortuiti, davvero casuali, tre errori/disgrazie di singoli (commessi dai giocatori sin qui fra i migliori: Di Lorenzo, Meret e Manolas). Si dirà che non può essere un caso se in ripartenza, nel primo tempo, l’Inter ha avuto anche qualche altra occasione. Sì, ma diciamo la verità, niente di che. E certamente non più di quelle sprecate dal Napoli, anche prima del vantaggio interista (se Insigne avesse controllato la palla di Zielinsky sullo 0 a 0, forse parleremmo d’altro!).
A me pare, invece, che in questa stagione veramente dovremmo farci benedire dal monaco del famoso detto: pali, traverse, scivolate, infortuni, senza contare le conduzioni arbitrali avverse (con l’Inter, ad esempio, la direzione di Doveri è apparsa sapientemente accompagnare la sfortuna degli azzurri), oltre alle numerose vere e proprie decisioni illegittime. Nel complesso il Napoli ha giocato meglio dell’avversario. Soprattutto è sembrato star ritrovando l’anima. Ha pagato tre incidenti individuali. Non ricordo una sola azione dell’Inter non costruita sulla base di rimpalli ‘sfigati’ e/o di improvvise amnesie soggettive.
E poi c’è lo stadio. Dicevo che le condizioni ambientali non sono favorevoli. Per lunghi tratti al San Paolo s’è sentito il silenzio. Una sensazione lunare, di assoluto distacco, di gelo. Uno scenario surreale. Che, a mio avviso, dipende non solo dal cattivo momento della squadra, e nemmeno dalla contingente frattura tra società ed ultras, che restano indispensabili per trascinare il pubblico.
L’impressione è che ci sia proprio un disegno volto a privare gli stadi della loro tradizionale specificità. Almeno il nostro. Lo stadio come un teatro. Il tifoso come un cliente. Non si può cambiare posto. L’abbonato non può vedere la partita con suo figlio, suo nipote, sua moglie o l’amico non abbonato, perché se comprano il biglietto saranno costretti a sedersi lontano. E se per una partita vuol cedere l’abbonamento al figlio, al nipote, alla moglie o all’amico non può farlo liberamente.
Senza dire di quella orribile, devastante musica assordante, nel prepartita e nell’intervallo, che ottunde i cervelli, inibisce lo scambio di chiacchiere, delle opinioni! È forte il sospetto che volutamente s’intenda inebetirci, isolarci, impedire alla gente di comunicare. Abbassate quel volume!
E questa sarebbe civiltà? A me pare esattamente l’opposto. Si tratta di una sua solo sedicente manifestazione. Nella storia, ogni spinta all’omologazione tende a comprimere le civiltà, a mortificare le passioni, a negare le diversità antropologiche che sono una preziosa ricchezza dell’umanità.
So bene che dicendo questo corro il rischio d’essere attaccato come giustificatore della violenza. Chi mi conosce sa che questa accusa non può essermi rivolta. Anzi. E, per meglio chiarire, rivolgo un appello diretto agli ultras. Fatevi parte diligente per espungere i violenti! Abbiamo bisogno della vostra energia! Ma non è tollerabile che si abusi del ruolo prevaricando gli altri.
Si trovi una soluzione di compromesso. Si lasci al centro delle curve uno spazio riservato agli ultras (senza omaggi o prezzi di favore), nel quale chi compra il biglietto sa che non può pretendere il rispetto del numero di posto assegnato. Tanto, con telecamere efficienti, si può facilmente verificare a posteriori chi ha eventualmente causato incidenti, a prescindere dal posto assegnato.
Per concludere, due righe sulle prospettive. Ho già avuto modo di chiarire di chi ritengo siano le principali responsabilità della situazione in cui ci troviamo. ADL s’è lasciato vincere dal suo narcisismo vanitoso, fino al masochismo. Purtroppo stiamo pagando la desertificazione mentale e fisica della sciagurata gestione Ancelotti, che il Presidente ha assunto per far dimenticare il traditore di se stesso. Come rimediare, adesso e per il futuro?
Molti dicono che sia finito un ciclo e che si debba rifondare. Io penso invece che, sì, si debbano cedere alcuni giocatori, ma cum grano salis. In oggi, ad esempio, darei via soltanto Younes e Tonelli (oltre ovviamente a Ciciretti) e forse Gaetano in prestito per farlo giocare con continuità. Farei di corsa un triennale a Mertens e Callejon (oppure, meglio, un biennale con opzione per il terzo anno legata al conseguimento di obiettivi specifici). Utilizzerei un po’ di più Elmas. Ridarei fiducia a Ghoulam, che ritengo non sia un giocatore finito. Prenderei un centrocampista centrale (mi mangio le mani vedendo come a Roma sta giocando Diawara), e se fosse possibile un altro mediano. Per il prossimo anno, soprattutto se restasse Gattuso, proverei a far cassa vendendo Fabian e Lozano, e reinvestendo il ricavato nell’acquisto di 2-3 giovani di buone prospettive.
Io però non m’intendo di bilanci e non conosco la reale situazione di quello del Napoli. Ho espresso soltanto l’auspicio di un tifoso ragionevole. Che – sia chiaro – martedì 14 alle 15 sarà allo stadio anche contro il Perugia in Coppa Italia per sostenere la squadra azzurra della sua città".
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