Juric, Inzaghi, Gasperini: non c'è qualcosa che non torna?

Aurelio De Laurentiis è fatto così: prima di prendere una decisione, sta lì a riflettere, riflettere e ancora riflettere. S'informa qua e là, tasta il terreno dell'uno o dell'altro orticello, chiede opinioni a personalità importanti di cui si fida ciecamente. E così, ogni volta che si profila un cambio di guida tecnica per il Napoli, è ovvio che venga fuori una lista infinita di nomi. Per questo, non appena ha capito di dover ragionare su un nuovo allenatore, ne ha cominciato a tenere in considerazione tanti: Sarri, Allegri, Gasperini, Fonseca, Inzaghi, De Zerbi, Italiano, Juric. Forse tutti no, ma alla maggior parte di questo è certo che abbia fatto almeno un pensierino. Ma analizzandoli uno ad uno ci si accorge che qualcuno convince meno degli altri.
COSA COZZA - Da questa wishlist, una cosa balza agli occhi: non tutti hanno la stessa filosofia di gioco, anzi c'è chi è agli antipodi rispetto all'altro. Ma il Napoli è una squadra da sempre abituata a interpretare un calcio propositivo, costruita in un certo modo: la difesa a quattro, il palleggio (anche in verticale), gli esterni adatti a fare la doppia fase. Pertanto qualche allenatore è sicuramente più congeniale degli altri. Simone Inzaghi, Gian Piero Gasperini e Ivan Juric, ad esempio, non sembrano sposarsi bene con il materiale a disposizione alle pendici del Vesuvio per il semplice fatto che sono abituati al 3-5-2, da sempre. Un modulo che a Napoli è complicato fare, a meno che non ci sia una rivoluzione anche nell'organico. E, in un'estate che sarà ancora caratterizzata dalla pandemia, è difficile prevederne una.
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