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Il napoletano Troise trionfa al Viareggio col Bologna: "Napoli nel cuore, è cambiato tutto! C'ero quando arrivò Koulibaly..."

29.03.2019 14:24 di  Fabio Tarantino  Twitter:    vedi letture
ESCLUSIVA - Il napoletano Troise trionfa al Viareggio col Bologna: "Napoli nel cuore, è cambiato tutto! C'ero quando arrivò Koulibaly..."

(di Fabio Tarantino) - Come si sente un napoletano, cresciuto nel settore giovanile del Napoli, che ha appena vinto il Torneo di Viareggio alla guida del Bologna? “Oggi va un po’ meglio, ma ci è voluto del tempo per realizzare che abbiamo fatto qualcosa di straordinario per società e tifosi". Emanuele Troise, anni 40, fa l'allenatore da quando ne aveva 33, un lavoro stupendo, che lo condurrà lontano, impreziosito dall'ultimo traguardo, un successo storico - ai rigori col Genoa - che l'ha travolto, colpito, anche stupito per com'è stato accolto: "Non mi aspettavo che la vittoria del Viareggio avrebbe suscitato così tanta gioia e felicità. Sui giornali - le sue parole in esclusiva a Tuttonapoli.net - ho letto di vittoria storica, abbiamo ricevuto i complimenti del presidente. Emozioni uniche”.

Quando tutto è cominciato, nel 2016, sognava di vincere il Viareggio? “Sono partito dagli Allievi e non mi sono mai allontanato dall’obiettivo principale, ovvero la crescita dei ragazzi. Con la nuova riforma della Primavera, con promozioni e retrocessioni, s’è creata questa dinamica di andare a formare anche il risultato, ovviamente col giusto equilibrio e criterio. Vincere il Viareggio, per tanti motivi, è stata una gratificazione enorme”.

Il Napoli, per il secondo anno consecutivo, ha deciso di non partecipare. “Ci sono sempre pro e contro. Per me, anche se qualcuno tende a sminuirla, resta una competizione molto importante, un’opportunità di confronto a livello internazionale. L’ho vissuto diverse volte con la Primavera del Napoli, una volta conquistammo anche una finale storica persa al Golden Gol col Torino. Noi, oltre alla vittoria finale, siamo stati anche fortunati perché abbiamo affrontato realtà forti come Bruges e Sporting Braga”.

Che differenze ci sono tra il settore giovanile italiano di oggi e quello di venticinque anni fa? “In tre parole: è cambiato tutto. Io, personalmente, ho vissuto un bel periodo al Napoli. Ai miei tempi venne inaugurato il centro di Marianella, per noi giovani c’era la possibilità di allenarci tutti insieme in 3-4 campi, anche se distanti dal centro Paradiso. L’idea, all’epoca, era di puntare sui napoletani. Il responsabile di allora, Montefusco, ci teneva particolarmente. Molti di noi debuttarono in prima squadra. Oggi è tutto diverso: nel nostro campionato ci sono molti stranieri e si sono fatti pochi passi in avanti per centri sportivi e stadi. Ecco perché un giovane italiano fa più fatica ad emergere”.

Come si educa un giovanissimo? “Bisognerebbe star di più coi ragazzi, conoscerli, capire le proprie esigenze. Purtroppo il tempo a nostra disposizione è sempre troppo poco. Questo vale per tutti, club e dirigenti, non solo per gli allenatori. Dalla nostra prospettiva, una delle funzioni principali è comprendere l’esigenza di quella determinata categoria. Banalmente: c’è differenza tra Giovanissimi, Allievi e Primavera. Ogni età ha la sua esigenza. Bisogna studiare, analizzare i ragazzi, entrare in sintonia con loro. In uno spogliatoio di ragazzi di 13 anni non puoi dire le stesse cose che dici ad uno di 15”.

A Volla, per restare in tema, c'è la Emanuele Troise Academy. "L’idea era dei miei fratelli, un progetto al quale hanno voluto dare fortemente la mia immagine per segno di affetto e riconoscimento. Li sostengo, quando posso. Ma insieme abbiamo fatto un patto che stanno rispettando alla grande: il nostro obiettivo era fare poca selezione, a quello devono pensarci i club professionistici della nostra terra. La nostra priorità, dato che parliamo a bimbi di 8-9 anni, è quella di insegnare il divertimento, i veri valori della vita. Poi viene il calcio. Io sono partito da Montesanto, ciò che mi ha aiutato sono stati i valori che i miei insegnanti mi hanno trasmesso. Il calcio ti cambia la vita e non c’è bisogno di nascere in Svizzera per essere pronto”.

Troise è sempre tifoso del Napoli? “Sempre. Napoli è dentro di me, squadra e città. Ho avuto la fortuna di crescere nel Napoli, di giocare per il Napoli e, recentemente, di lavorare anche per la nuova società. Nella prima stagione di Benitez, conoscendo Pecchia col quale avevo lavorato a Latina l'anno prima, avevo il ruolo specifico di analizzare la squadra avversaria che il Napoli avrebbe affrontato da lì a quindici giorni. Serviva una persona italiana che sapesse parlare lo spagnolo per affiancare Antonio Gomez e così ho vissuto una bellissima esperienza che mi ha fatto crescere”.

E se il Napoli la richiamasse? "Mai dire mai, sarebbe un sogno. Ma di una cosa sono certo: voglio fare l'allenatore. A breve si concluderà il mio settimo anno, una stagione straordinaria".

Quali sono i riferimenti di Troise? "Seguo gli allenatori che sviluppano un calcio totale: Ancelotti, Klopp ma anche Sarri e Giampaolo. Ognuno ha la propria gestione, cambiano le fasi difensive o quella offensiva, ma in ognuno c'è il concetto di calcio totale al quale mi sento legato".

Da ex difensore: che giocatore è Koulibaly? "Ho avuto la fortuna di vivere il suo arrivo a Napoli. Era un difensore moderno, veloce, tecnico, bravo nel gioco aereo, ma la sua più grande fortuna è stata quella di incontrare Sarri, un allenatore maniacale che lo ha completato. Il difensore è soprattutto concentrazione: non basta avere le qualità, che sono innate. Se non sei concentrato, tutto il resto è relativo e spesso superfluo. Koulibaly non poteva trovare allenatore migliore di Sarri per esplodere definitivamente".

Messaggio ad Insigne: quanto è difficile giocare nel Napoli per un napoletano? "Molto difficile, troppo difficile. Per questo Insigne è un eroe. Ha dimostrato d'avere qualità da fenomeno nel gestire la pressione. Purtroppo, in grandi piazze, le critiche fanno parte del mestiere. Ne ha subite tante anche Totti alla Roma. L'importante è concentrarsi sul campo e Insigne lo sta facendo alla grande avendo conquistato la Nazionale e, ora, la fascia da capitano del Napoli".