Da 0 a 10: i commenti shock su De Bruyne, il nuovo soprannome di Hojlund, il prodigio di Vanja e la soluzione McTominay

Da 0 a 10: i commenti shock su De Bruyne, il nuovo soprannome di Hojlund, il prodigio di Vanja e la soluzione McTominay TuttoNapoli.net
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di Arturo Minervini

Zero alle ignobili fesserie scritte e/o dette su Kevin. Come criticare la Gioconda senza prima essersi perso nella profondità nel suo sguardo o restare indifferenti dinanzi al fascino de La Venere di Milo, esprimere un giudizio su qualcosa che trascende i giudizi, che appartiene ad un tempo che non è di nessuno, uno spazio in cui si infilano i più grandi. Uno spazio che merita rispetto, un passato davanti al quale ci si può solo inchinare e applaudire. Un presente, ancora tutto da vivere. Chiedete scusa a De Bruyne, ORA. O tacete per sempre.

Uno l’intervento prodigioso, in una serata più noiosa di Salvatore Aranzulla che prima di risolverti il problema ti racconta la storia dell’umanità. Milinkovic-Savic avrebbe potuto coltivare il seme dell’accidia, non avendo subito nessun tiro su azione per tutta la gara e invece risulta decisivo con la parata da portiere da grande squadra. S’accartoccia come una lattina di Coca Cola sotto a una pressa, riesce a racchiudere l’inerzia dei suoi 202 centimetri per respingere il colpo di scena finale, che avrebbe tolto il sonno alla città intera. Sul piano mentale, prima che tecnico, una risposta gigantesca. P.s: Pare che possa rinviare il pallone dal Maradona fino al Centro sportivo di Castel Volturno. 

Due gare di Champions in maglia Napoli, eppure pare un Cigno Reale che si specchia fiumi tranquilli dell’Eurasia. Beukema è totalmente a proprio agio, in un sistema che ha fatto suo con i tempi di apprendimento del delfino. Non trema, non esita, non si scompone neanche: c’è una eleganza di base, quasi irrinunciabile, in ogni suo anticipo e pure nei contrasti più tignosi. Un guerriero in smoking. “Abbiamo indosso gli occhiali da sole. Perché stiamo guardando il futuro, ed è luminosissimo”.

Tre punti contro una squadra forte. Lo Sporting è una squadra forte, come lo saranno tutte in Champions. Svegliatevi tutti da questa ipnosi collettiva, qui c’è da conquistare ogni centimetro, farsi venire i calli nelle mani per spostare le pietre utili a costruire la nostra trincea contro ‘i missili’ (cit. Conte) che arrivano. Un esempio? Ieri a poche ore dallo Sporting è stato pubblicato il labiale di KDB col Milan al momento del Cambio. E noi stiamo ancora aspettando l’audio di Lautaro. Che fessi.

Quattro anni al Napoli e ancora una volta a risponde presente. Ciruzzo Juan Jesus ‘L’Immortale’, così ribattezzato da Conte, gioca ancora una volta una gara pazzesca, al punto che da tempo ci si dimentica dell’infortunio di Buongiorno: il brasiliano non l’ha fatto quasi mai rimpiangere. Indossa la maschera di BatJuan e difende la propria area senza mai abbassare la guardia. “Sono l’eroe che ucciderà i mostri, sotto il tuo letto mentre riposi…”

Cinque vittorie in sette gare giocate, due sconfitte sui campi di City (in 10 dopo 20’) e Milan. Eppure si starnazza su questa squadra, come in una festa di oche, a sparare sentenze, ci si arrovella per dare consigli tattici a Conte. In molti gli vogliono spiegare come si fa, che basta giocare 4-3-3 e tutti i problemi si risolvono ed ogni gara diventa facile. Antonio se ne infischia, lavora come un matto per trovare nuove soluzioni, correttivi in corsa per affrontare un lungo viaggio. È lui il principio di tutti i sogni di gloria, come cantava il Boss Springsteen: “Non puoi accendere un fuoco senza una scintilla”. Il fuoco sacro di questa squadra.

Sei di incoraggiamento a Noa Lang, che si era presentato con la spavalderia di Willy, il Principe di Bel Air e gioca invece con la timidezza di Steve Urkel di Otto Sotto un tetto. Al momento nessuno si alza in piedi per le giocate di Lang, che non cerca mai di saltare l’uomo e si accontenta del passaggio nel raggio di qualche metro. Oh, Noa, è il tempo di alzare i giri, di tirare fuori il talento e pure gli attributi. Forza ragazzo, c’è bisogno delle tue giocate. 

Sette partite in stagione, la peggiore senza dubbio con lo Sporting. Non vi disperate, abbiamo semplicemente avuto la prova che McTominay appartenga alla nostra stessa specie. È umano Scott, che sta vivendo un momento di appannamento fisico, pure perché è spesso costretto a farsi il mazzo in fase di copertura. Il Feng Shui è un'antica arte cinese che ha l’obiettivo di creare armonia nell’ambiente e lo stesso dovrà accadere con McFratm: Conte deve dargli la migliore collocazione nel nuovo assetto tattico elaborato dal mister. Il disordine impedisce il fluire del ‘Qi’ (l'energia interna del corpo)

Otto a quella musicassetta con scritto a penna Leo, che aveva il nastro tutto srotolato e sembrava irrecuperabile, e che invece con una matita è stata riavvolta ed è tornata a suonare una musica rock. Spinazzola è una storia vintage, di quelle fatte di eterni ritorni, un tuffo in ciò che eri e che temevi di non poter più essere. Leo è tornato, ma tornato per davvero, ad uno splendore che nemmeno lui immaginasse poter nuovamente cavalcare. Come trotta, pure a destra. E non sbaglia neanche un intervento difensivo. Fondamentale.

Nove al flagello di Dio venuto dal nord. Gandhi diceva: “La distanza non conta; è il primo passo che è difficile” ed una frase che mi ha fatto pensare a Hojlund, alla sua capacità di colmare le distanze con quell’accelerazione bruciante, un primo passo che gli permette di creare separazione tra lui e il difensore. Grazie a quello spazio creatosi, possono accadere cose meravigliose come il primo gol. E non si tira indietro se c’è da buttarsi a capofitto su un pallone, perchè il gol per Rasmus pare essere una missione che impone dei sacrifici. Chiamatelo Attila. 

Dieci, cento, mille volte a riguardare l’azione del primo assist di Kevin, per sviscerare ogni atomo della sua grandezza. Ho cercato di comprendere il Genio, sono andato a caccia della bellezza, del campione che sa vedere oltre il tempo presente, che s’affaccia sul futuro, per sbirciare e sapere in anticipo cosa accadrà. Al primo tocco, quando era ancora nella propria trequarti, De Bruyne aveva già visualizzato gli eventi successivi: il dribbling fulminante ed una palla puntuale quanto un treno in Giappone. KDB è la dimostrazione che "Il pensare è per gli stupidi, mentre i cervelluti si affidano all’ispirazione”

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