Il calciatore nato uomo: lo strano caso di Fabiàn Ruiz Peña

22.01.2019 19:13 di Arturo Minervini Twitter:    vedi letture
Il calciatore nato uomo: lo strano caso di Fabiàn Ruiz Peña
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

(di Arturo Minervini) - Non si può resistere a certi sentimenti. All’attesa crescente nello stomaco, al pensiero che corre sempre verso la stessa direzione finale. È bastato davvero poco a Fabiàn Ruiz Peña per ritagliarsi un posto importante, riparato, nella parte più viscerale del tifo azzurro. Questione di feeling, di doti che si fondono dentro ad un corpo che sembra fatto per dominare in diverse zone del campo. Tecnica e non solo nei centimetri che si muovono in mezzo al campo con intelligenza primordiale, qualcosa di geneticamente acquisito ben prima di emettere il primo vagito. Fabiàn è nato calciatore, prima che uomo. È un calciatore che è cresciuto già confezionato dentro al corpo sviluppatosi negli anni, perché prima di tutto lo è nelle sinapsi.

Una formula magica come Archimede che afferma: “Datemi una leva e vi solleverò il mondo”. Fabiàn ha la stessa tipo di funzionalità, capace di spostare gli equilibri in ogni ruolo in mediana in cui è stato posizionato. Capacità rara di incidere sulla partita, di saperla leggere, di esercitare una forza gravitazionale nei confronti del pallone, che quando arriva nei suoi paraggi viene calamitato dai piedi dell’iberico. Raccontare la prestazione dell’ex Betis con la Lazio sarebbe così complessa, per quanto strutturalmente complessa è stata la sua prova: completa in ogni parte del gioco, impreziosita da giocate utili e belle in egual misura. 

Merita il centro. Da esterno non ha fatto bene, ha fatto benissimo. Da centrale, però, può diventare qualcosa di sublime, perché più è al centro del gioco più può imporre le sue regole. Da faro in mediana riesce ad imprimere ritmi differenti alla gara, frenando ed accelerando all’improvviso con la qualità incredibile che mette anche nell’appoggio che sembrerebbe banale. Evoluzione naturale della nuova generazione spagnola, abbina elementi che appartengono a varie culture calcistiche: un sudamericano con la cattiveria e nell’altezza di un teutonico, melting pot generazionale che può solo migliorare in ogni suo singolo elemento.

Difficile ora tornare indietro. Il dado è più che tratto ed ora spostarlo nuovamente sugli esterni sarebbe complesso e controproducente. Ad Ancelotti il compito di trovare i migliori abbinamenti in mediana, ma il punto di partenza non può che essere questo ragazzo di cui è davvero impossibile non innamorarsi. Per le cose che fa, per come le fa, per il calcio che riesce non solo ad immaginare ma anche a rendere fattuale. Comprensibile la diffidenza di alcuni, altri ancora ricordano i giudizi estivi prematuri, ma in questa fase è arrivato il momento di mollare gli ormeggi. Lasciatevi trasportare: Innamoratevi di Fabiàn.