Guido Clemente di San Luca a TN - "Le ingiustizie di questo calcio hanno ammazzato la passione"

Guido Clemente di San Luca a TN - "Le ingiustizie di questo calcio hanno ammazzato la passione"
mercoledì 7 luglio 2021, 11:50Le Interviste
di Redazione Tutto Napoli.net
Guido Clemente di San Luca, Ordinario di Diritto Amministrativo, Università della Campania Luigi Vanvitelli, ha espresso per Tuttonapoli le sue sensazioni sul momento del calcio italiano.

Guido Clemente di San Luca, Ordinario di Diritto Amministrativo, Università della Campania Luigi Vanvitelli, ha espresso per Tuttonapoli le sue sensazioni sul momento del calcio italiano.

"La mia prima volta fu nel lontanissimo 17 febbraio 1963. Non avevo ancora compiuto 9 anni. Mio padre mi portò al San Paolo. Battesimo, manco a dirlo, con una sonora sconfitta: Napoli-Inter 1 a 5. Gol della bandiera di Achille Fraschini, che mi è rimasto nel cuore, autore del primo gol del Napoli visto dal vivo, l’emozione che ha colorato di azzurro la mia vita.

Ebbene sì, ci sono riusciti. Per la prima volta, dopo quasi sessant’anni di passione avverto un’istintiva sensazione di distacco. E vedo che non è solo dentro di me. È diffusa in città, e la conferenza-stampa di AdL sembra aver dato il colpo di grazia. Ha contribuito ad inaridire ulteriormente i cuori. È così, almeno per ora. Qualcuno che non riesce proprio a farne a meno mi domanda: «E che pensi di Spalletti?». Mi accorgo di percepire nitidamente la schizofrenia. Da un lato, una radicale assenza di emozione; dall’altro, la valutazione sulle qualità tecniche che caratterizzano l’allenatore. Fra mente e coscienza rimbalzano, dominanti, le parole di Osvaldo Soriano: «Il calcio è tutto uno schifo. Dirigenti, certi giocatori, giornalisti, tutti sono ficcati dentro l’affare senza che si preoccupino neanche un po’ della dignità dell’uomo» (Futebol. Storie di calcio, 1998). Eppure questa consapevolezza è presente da tempo. Ciò nonostante abbiamo perseverato nella ‘malatìa’, nel farci dominare dalla ‘dipendenza da passione’.

Ora però il filo pare essersi spezzato. Dopo la vicenda giudiziaria di Perugia, il tentativo Superlega, i servizi di Report sui procuratori e delle Iene su Inter-Juventus del 2018; dopo il silenzio-stampa imposto e mantenuto anche oltre la fine del campionato, senza permettere di offrire spiegazioni tattiche o psicologiche su Napoli-Verona (così rendendo non infondata la dietrologia). Ebbene, dopo tutto questo, la conferenza-stampa di AdL ha definitivamente mortificato la speranza. È stata molto deludente, per usare un’eufemismo. Ha parlato per due ore come un fiume in piena, ma in effetti ha detto assai poco, confermando l’oscurantismo gestionale, perfettamente omologato ai suoi colleghi nel negare la trasparenza.

Più che di una conferenza-stampa si è trattato di una divulgazione piaciona del suo pensiero visionario. Peraltro pieno zeppo di incoerenze e contraddizioni. L’unica cosa che è emersa con nitidezza è la conferma della sua unica prospettiva: fare impresa col Calcio Napoli. Esibendo una cognizione singolare ed erronea della cornice istituzionale, sia generale sia calcistica.

Secondo lui, il solo obiettivo di Draghi, da un canto, e di Gravina, Ceferin e Infantino, dall’altro, dovrebbe essere garantire chances alle imprese, operare esclusivamente per favorire il loro profitto. Come se nello Stato di diritto democratico le istituzioni non dovessero invece assicurare il rispetto dei principi di legalità, di separazione dei poteri, di piena giustiziabilità degli atti e dei comportamenti assunti da chi pro tempore le incarni. Come se i suoi fini prioritari non fossero favorire la partecipazione dei cittadini alla vita democratica e la rimozione degli ostacoli che impediscono l’uguaglianza sostanziale fra essi.

In ogni caso, pur prescindendo dalla grave ignoranza delle regole fondamentali del sistema istituzionale, anche in una esclusiva prospettiva imprenditoriale appare incomprensibile il fatto che non metta a fuoco che l’oggetto e la ragione sociale dell’impresa Calcio Napoli si riassumono in una sola parola: la passione. Appare perciò almeno assai discutibile che il Presidente abbia toccato sostanzialmente il solo aspetto della sostenibilità finanziaria della società. Aspetto ovviamente fondamentale e non trascurabile. Ma che non può oscurare tutto il resto. Per alimentare la passione, non si può stigmatizzare la Superlega in una prospettiva di mera salvaguardia di interessi singolari, bisogna battersi per la democratizzazione delle istituzioni calcistiche. Non si può sorvolare sulla sistematica illegittima applicazione delle regole del gioco, occorre prendere posizione, e non restar defilati, sulle questioni centrali della legalità e della giustizia. Non si possono eludere le domande su Gattuso e la squadra negli ultimi 7-8 mesi fino all’ultima partita.

Sembra quasi paradossale, considerando lo storicamente non intenso coinvolgimento della città per le sorti della Nazionale, che a destare qualche interesse siano rimaste le partite dei ragazzi di Mancini, almeno condite dal tiro a giro del nostro Capitano".