Guido Clemente di San Luca a TN: "Poco da dire, mi è parso di rivedere la grande bellezza"

Guido Clemente di San Luca a TN:  "Poco da dire, mi è parso di rivedere la grande bellezza"
domenica 16 ottobre 2022, 07:15Le Interviste
di Redazione Tutto Napoli.net
 Guido Clemente di San Luca, Ordinario di Diritto Amministrativo all'Università della Campania Luigi Vanvitelli, ha analizzato il momento del Napoli.

 Guido Clemente di San Luca, Ordinario di Diritto Amministrativo all'Università della Campania Luigi Vanvitelli, ha analizzato il momento del Napoli.

C’è poco da dire, ad Amsterdam mi è parso di rivedere la squadra della ‘grande bellezza’. Tuttavia chiariamolo, per evitare ambiguità. Da amanti del calcio, si può dire che è bello veder giocare il PSG, o il City, o persino il Real. Ma il tifo – e quello azzurro in particolare – è un’altra cosa! Pur se giocassimo un calcio esteticamente discutibile, mi basterebbe vincere, e persino perdere con dignità. In ogni caso bisogna mantenere la calma. A Cremona ne abbiamo avuto conferma. Ora dobbiamo battere il Bologna. Comunque, almeno per adesso, è del tutto appropriato il nuovo acronimo: ICN (I che Napule!).

Sin dalla scorsa stagione – e non da ora – considero l’intera rosa pienamente all’altezza per vincere il titolo. E il cd. ‘turn over’ un’assoluta necessità. Per adesso, Spalletti lo ha detto e fatto, anche se non sempre benissimo. Oltre i titolarissimi (Meret, Di Lorenzo, Mario Rui, Rahmani, Kim, Lobotka, Anguissa, Zielinsky, Kvaratskhelia, Osimhen), ed a parte i portieri di riserva, e i due ‘ragazzi’ (Zerbin e Gaetano) ai quali ha lasciato poco spazio, chi più chi meno, Olivera, Elmas e Ndombele, Lozano e Politano, Raspadori e Simeone, sono stati utilizzati abbastanza. Speriamo che aumenti con saggezza il minutaggio di altri: per esempio, farei giocare di più (e almeno per mezzora) Demme al posto di Lobotka, Juan Jesus al posto di Kim e Zanoli al posto di Di Lorenzo. Pensavo anche ad Ostigard per Rahmani e Ndombele per Anguissa. Troppo tardi. Nel complesso comunque, per adesso, pochi errori (che nel finale della scorsa stagione ci costarono assai caro).

Una notazione particolare. Su Raspadori non c’è equilibrio nei giudizi. Da ambo le parti. Ad essere obiettivi, in nazionale ha giocato due partite mediocri (sbagliando decine di passaggi), poi ha fatto gol ed è cominciata l’opera di alterazione della realtà, avanzandosi paragoni esagerati. Addirittura qualcuno ha messo in discussione l’utilità di Osimhen. Per adesso, sembra un ottimo investimento. Non ancora un fenomeno. Sono convinto, però, che crescerà e sarà di grande aiuto nel cammino verso il sogno. Forse Mertens lo sarebbe stato pure di più. Con lui, per me, saremmo stati più forti. Di sicuro più contenti. Chi ama non dimentica.

E veniamo alla diffusa richiesta di scusarsi. Si rinvengono molteplici inviti a farlo da parte di pennivendoli adusi (loro sì) a salire sul carro del vincitore. E nel medesimo senso gira su Facebook un video fazioso e falsificante (a firma ‘Calcio Napoli’, ma non credo sia la società). È stato scomodato persino il ‘sommo poeta’. L’ignavia – e cioè la mancanza di forza spirituale (la codardia, la viltà) – sarebbe peccato meno grave della incoerenza. I tifosi azzurri, perentori nel sostenere le proprie convinzioni anti-AdL, avrebbero fatto meglio a non prender posizione. Perché adesso eviterebbero l’accusa di incoerenza che si meritano, per rinnegare (più o meno esplicitamente) ciò che s’era dichiarato. A ben riflettere, però, esprimere senza tentennamenti di non sentirsi adeguatamente rappresentati da AdL ben può convivere con il restare saldi in tal convincimento. E ciò, nonostante la gioia piena per i risultati che gli azzurri stanno conseguendo.

Niente scuse, quindi, da presentare a chi si continua ad avvertire come assai poco idoneo a testimoniare radici, storia e tradizioni partenopee (se non addirittura ad impersonarne la negazione). Provo anzi cristiana compassione per coloro che non rinvengono la contraddizione fra l’elogiarne gli atteggiamenti e la loro stessa ragion d’essere. Il Presidente – sia chiaro – ha un merito indiscutibile. Quello, da valentissimo impresario, della oculatezza nella gestione finanziaria. E di saper guardare assai bene ai suoi interessi, che – è evidente – non possono non coincidere con la fortuna della società. Napoli, però, ed il Napoli sono ben altro.

A chi si ostina nell’elogio (contraddittorio), propongo un argomento difficilmente controvertibile. Il merito di aver costruito la squadra attuale è quasi esclusivamente di colui al quale, fin qui, egli ha sovente messo il bastone fra le ruote, tenendolo in non cale per lunghi periodi. È poco onesto chi solo adesso elogia Giuntoli, omettendo di ricordare che pose rimedio al disastro (causato dal Presidente), sostituendo il ‘più titolato al mondo’ con Gattuso. Che poi venne esonerato contro il suo parere. Inoltre – posto che ho da sempre considerato gli ‘A16’ come dotati di scarsa capacità di discernimento – vorrei capire perché chi magnifica le opere del Presidente non sottolinei che detenere due società è (se non illegittimo, almeno) assai riprovevole sotto il profilo dell’etica sportiva.

Riprendo in conclusione quanto segnalato all’inizio. Non basta che la squadra sia forte. Altrimenti dovrebbe sostenersi quella che gioca meglio. Essa deve rappresentare il popolo azzurro, se no viene meno il fondamento del tifo. Io tifo per il Napoli perché è la squadra che rappresenta me e la mia terra. Anche quando non è forte. Ovviamente, se gioca meglio delle altre e vince, sono più contento. Ma non è decisivo. Altrimenti la bellezza diventa pura estetica, neutrale. Aspetto che lo capiscano meglio i nuovi azzurri. Per adesso, nel gioco sembra di rivedere la ‘grande bellezza’. Va confermato. E nel confermarlo, essa deve integrare l’anima azzurra. Anna i’ sott’ ’a curva! Devono dimostrare di sentire che ci rappresentano. Se nemmeno dopo una vittoria esaltante, la squadra va lì sotto a saltare, vuol dire che è ancora nu poc’ fridd’ ’e chiammata! Definire «da brividi» la loro esultanza a fine partita è da scribacchini. Perché non si racconta il vero. La squadra si ferma (e per poco) prima della porta. A Napoli si esulta sott’ ’a curva. Poco alla volta, ne sono certo, lo capiranno tutti (per ora solo Osi ed il Cholito). Quando, più che la fame (che, nella erronea retorica in voga, sarebbe ciò che li diversifica dai predecessori), cominceranno a sentire a fondo l’appartenenza azzurra. Quante tenere carezze dovrà avere la mia amata prima di baciarmi appassionata?