Guido Clemente di San Luca a TN: "La trappola mediatica sul Corona Virus ed il caos calendari"

Guido Clemente di San Luca, Ordinario di Diritto Amministrativo, Università della Campania Luigi Vanvitelli, ha scritto un editoriale per Tuttonapoli con alcune considerazioni sul momento del Napoli e del calcio italiano.
Ho ricevuto un affettuoso appunto. D’esser logorroico. A me non pare. Ma siccome il rilievo viene da un amico ch’è più di un fratello, mi sforzerò di scrivere nel modo più essenziale possibile. Schematico, in 4 punti.
1) Sto scoprendo che emotivamente nella lotta per lo scudetto tengo d’istinto per la Lazio. Perché, guardando l’avventura dei biancocelesti nel suo complesso, mi par di rivivere la cavalcata azzurra di due anni fa, terminata con lo scippo. Guardo i loro tifosi con qualche invidia. Sento che sto con loro, per la sindrome di ‘Robin Hood e lo sceriffo di Nottingham’. Detesto il potere, voglio vincere la sua arbitrarietà e prepotenza. Riconosco la sua necessarietà, ma pretendo che sia democraticamente permeabile. Certo, se Lotito riuscirà a vincere, ciò sarà perché non l’ha avuto contro. Anzi – diciamolo – gli è stato compiacente. ADL aveva pensato che avrebbe conseguito l’obiettivo scegliendo Ancelotti. Gli è andata male. La strada giusta, però, non è ‘insinuarsi’ nelle maglie del potere, bensì renderlo più trasparente e controllabile. Più rispettoso di regole condivise dai più.
2) Purtroppo non è così. Ne abbiamo avuto l’ennesima conferma dalla vicenda dei rinvii delle partite. Attenzione. Non è solo insipienza, incertezza o incoerenza. È manifestazione della più spudorata arroganza del potere. Non quello – indispensabile – servente la comunità che rappresenta, dettando le regole di convivenza, facendole rispettare, sanzionando chi le viola. No. Si tratta del potere degli interessi economici più forti.
Interessi capaci di utilizzare senza scrupoli anche la ‘trappola mediatica’ in cui siamo finiti tutti con la folle gestione delle notizie sul virus. È vero, è molto contagioso, anche perché è insidiosamente subdolo. Tuttavia – sono parole di uno degli esperti coinvolti nella insopportabile orgia di informazioni – «si muore con il coronavirus, non di coronavirus». Parrebbe poi – secondo quanto riferito dal Presidente dell’ordine dei biologi italiani – che ve ne sia pure un ceppo autoctono, diverso da quello cinese, un «virus padano esistente negli animali allevati nelle terre ultraconcimate con fanghi industriali».
Non ci si deve meravigliare dell’assenza di unanimità nelle opinioni scientifiche. La scienza è fisiologicamente un continuo work in progress. Proprio per questo assai sovente genera risposte incerte, almeno pro tempore. Senza dire delle dispute sul metodo scientifico. Dietro la univocità delle risposte possibili c’è il rischio di soggiacere pericolosamente al ‘pensiero unico’, che è alla base delle dittature. La verità è che, su differenti fondamenti scientifici, possono assumersi orientamenti politici diversi. E ciò vale per tutte le discipline (per fare un altro esempio, si pensi, alla cd. ‘analisi costi/benefici’: quasi mai il suo esito è ‘scientificamente’ unanime).
Come tutto questo ricade sul calcio è evidente. Le scelte ‘politiche’ che favoriscono i più potenti vengono sapientemente giustificate strumentalizzando la paura ingenerata dalla bulimia mediatica. Il ministro dello sport, Spadafora, prima ha dichiarato che il rinvio delle partite è derivato dalla «valutazione unanime dei vertici del mondo sportivo e calcistico», perché «giocare negli stadi vuoti» nuocerebbe alla «immagine del nostro Paese». Poi, intervistato dal Corriere della Sera, ha raccontato che il Governo avrebbe dato «due possibilità: rinviare o giocare a porte chiuse». È stata dunque la Lega a decidere autonomamente il rinvio, «per evitare lo spettacolo degli stadi vuoti». Tutti i vertici sportivi, insomma, hanno «concordato sul prendere le decisioni che avrebbero avuto il minor impatto possibile su squadre, società e tifosi». Quanto al rinvio di Juventus-Inter, in particolare, il ministro ha detto di pretendere «che non resti nemmeno l’ombra del sospetto sulla regolarità del campionato», precisando di non aver ricevuto pressioni dalla Juventus, i suoi «unici interlocutori» essendo stati «i vertici di Coni, Figc e leghe calcio, rappresentanti di arbitri e giocatori».
Facciamo chiarezza sulle rispettive responsabilità istituzionali. La tutela della salute compete al Governo, che deve sempre coniugare due principi fondamentali: precauzione e proporzionalità. Una volta che esso decreti l’impossibilità di tenersi attività con assembramenti di persone in alcune aree del territorio nazionale, spetta alle autorità dei vari settori decidere come uniformarvisi.
Bisogna allora spiegare perché – diversamente da quella di serie B – la Lega di serie A (rappresentativa di tutte le società), che aveva deciso nei tempi ‘giusti’ di far disputare alcune gare a porte chiuse, si è rimangiata la decisione all’ultimo istante. Chi ha influenzato questa scelta? È credibile la giustificazione data? Veramente giocare Juve-Inter a porte chiuse in collegamento con 170 paesi sarebbe stato un danno d’immagine per il Paese? Ma perché, rinviarla per la stessa ragione no? La perdita di un cospicuo incasso ed il pregiudizio di giocare senza il sostegno dei propri tifosi lasciano più di un sospetto che vi siano state forti pressioni di Agnelli sulla Lega. Siamo quindi alle solite. Il rispetto del calendario, tenendosi a porte chiuse le sole partite da giocarsi nelle aree a rischio stabilite dal Governo, non avrebbe falsato il campionato, soggetto esclusivamente ai condizionamenti derivanti da causa di forza maggiore. La decisione che pare profilarsi nell’Assemblea di domani – ma ancora non è certo – rivelerebbe un ripensamento proprio in questa direzione. Restano i danni procurati dal repentino mutamento di sabato scorso alla stragrande maggioranza dei soggetti, per evitare quelli di uno solo. Il solito.
3) Gli ultras. Con Juve e Lazio abbiamo vinto con il loro supporto. Senza abbiamo perso col Lecce e pareggiato col Barça. Col Toro, benché fossimo in pochi, la squadra è stata di nuovo sostenuta per merito degli ultras. Sono dati di fatto inconfutabili. Così come lo è il contrasto fra gli striscioni. La nostra curva: "Nelle tragedie non c’è rivalità, uniti contro il Covid-19". Al nord: "Napoletani figli del colera vi mettiamo in quarantena". Non c’è bisogno di commenti. È vero, ci sono stati provvedimenti del Questore di Napoli (42 DASPO per “condotte illecite” e 5 “per estorsioni e per reati in materia di stupefacenti”, nonché 28 “sanzioni amministrative per violazione del regolamento d’uso dello stadio San Paolo”). A chi delinque vanno inflitte le sanzioni previste. Ma le regole che impediscono di tifare sono sbagliate, perché rendono illegittimi comportamenti che non lo sono nella percezione comune, ben lontana dagli interessi del sistema mercantile.
4) Speriamo di giocare giovedì. E di conquistare la finale di Coppa Italia. Di andare poi a Verona e vincere, testimoniando la nostra virtuosa diversità. Di battere a seguire la Spal in casa (sempre che il calendario non slitti). E infine di misurarci con fierezza nella mission impossible. La squadra sembra sempre più convinta. Grazie al proficuo lavoro di Gattuso, che sbaglia pure, ma quasi sempre lo riconosce con sana umiltà. ADL mostra di aver finalmente capito che Ciro va trattato con affetto (e non solo lui). Noi continuiamo ad invocare la benevola attenzione del Santo Patrono: che perseveri nell’accompagnare paternamente il cammino degli azzurri.
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