Pres. AIC: "Siamo in causa con la FIFA. Non ci si allena più: 'caso' Napoli è emblematico"

Su CRC, radio partner della SSC Napoli, nel corso della trasmissione “A Pranzo con Chiariello” è intervenuto il Presidente dell’AIC Umberto Calcagno: "Troppe partite? La nostra posizione è sempre stata fin troppo chiara dall’inizio. Nel mondo in cui oggi viviamo solo le grandi competizioni possono creare un valore aggiunto dal punto di vista economico, ma ad oggi per massimizzare i ricavi nel breve periodo, si rischia persino di vendere un prodotto che è qualitativamente uguale a quello che siamo già abituati a vedere.
Mai come in questo momento è fondamentale salvaguardare la salute del giocatore poiché tutelando i top player salvaguardiamo anche la parte migliore del nostro spettacolo e così rispettiamo anche il pubblico, i tifosi e chi segue con passione il mondo dello sport e del calcio che ha diritto di assistere ad uno spettacolo che sia all’altezza degli attori che sono coinvolti. Ci sono tutta una serie di situazioni che influiscono sulla salute del giocatore. Intanto, mi stupisce che non si parli mai di redistribuire le nuove risorse che vengono create e il fatto che la ricchezza si stia concentrando nelle mani solo di pochi grandi club fa venire meno l’equilibrio competitivo dei nostri campionati. Queste situazioni sono arrivate al pettine e la salute del giocatore è la base su cui si deve partire per sviluppare tutte queste considerazioni.
Mondiale per Club? Partiamo da un dato di fatto. La FIFpro europe, la costola europea del sindacato mondiale dei calciatori e delle calciatrici, insieme alla World League, l’unione delle leghe mondiale, hanno intentato una causa in sede europea perché riteniamo che chi organizza le competizioni non può essere anche soggetto regolatore e stabilire le date del calendario. Noi siamo in causa con la FIFA, insieme alla FIFpro europe e alla World league. Noi vogliamo che tutti si siedano al tavolo per capire che che tipo di calcio vogliamo per il nostro futuro. Il problema non sono solo l’eccessivo numero di partite ma anche i ritmi, lo stress e la qualità dello sforzo con cui si giocano che sono ben superiori rispetto a quelli di quindici anni fa. Dopo di che, non ci si allena più. La settimana come l’ha fatta il Napoli quest’anno è stata fondamentale per la vittoria dello scudetto. Preparare partita dopo partita nell’arco di una settimana non solo fisicamente ma anche mentalmente oggi rischia anche di diventare una discriminante per le forze che sono in atto in campo.
Incidenza infortuni? La percentuale non è precisa ma c’è un dato evidente spaventoso già a partire dalla quarta partita back to back senza cinque giorni di recupero. Dopo la quarta o la quinta partita che si gioca ogni cinque giorni si vede come aumentano gli infortuni e come cala l’intensità fisica e di gioco dei calciatori che sono in campo. Purtroppo c’è tanto qualunquismo ma è opportuno confrontarci con queste problematiche di cui sembra che non ce ne freghi nulla e che vada bene così. Io non voglio contrastare certe cose ma vorrei solo che vengano armonizzate rispetto al resto del contesto in cui si inseriscono. L’armonizzazione dei calendari è un obiettivo del sindacato dei calciatori. Le nostre denunce risalgono al 2019. Gli interlocutori sono al livello internazionale e dobbiamo capire quanto sia importante tutelare i campionati nazionali se rischiano di alterare l’equilibrio competitivo e quanto questo inciderà sui diritti televisivi. È un sistema che va salvaguardato. La passione che abbiamo in Europa non riguarda solo i tifosi delle squadre coinvolte nella competizione. Io non mi rassegno, sono convinto che il talento ci sia, noi dobbiamo capire dove i ragazzi si perdono nella parte finale. Le seconde squadre stanno aiutando molto, l’esempio della Juventus e dell’Atalanta sono esempi virtuosi. Io ho smesso di immaginare che si debba lottare sulle norme che limitano gli stranieri, in Spagna ognuno fa quello che vuole e il 60% dei giocatori sono spagnoli. Noi dobbiamo capire se stiamo sbagliando qualcosa perché forse il nostro movimento predilige certi aspetti nella fase di crescita rispetto ad altri quindi ci può essere un ripensamento che potrà portare dei risultati non nel breve periodo.
Infantino un problema? Non bisogna personalizzare i problemi, il calcio mondiale vive tutto ciò che gli altri ambiti vivono a livello economico, perché la concentrazione di ricchezze non è un problema solo del calcio. Il sistema sportivo deve avere un sistema solidaristico più forte rispetto ad altri ambiti economici che sono governati solo dagli esperti manageriale".
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