Grava e Pazienza, il valore aggiunto dei gregari

Le onorificenze sono arrivate puntuali dopo la vittoria di Bergamo con l’Atalanta: Gianluca Grava (foto) e Michele Pazienza sono stati nominati cavalieri del lavoro del Napoli (prima da Mazzarri e poi da De Laurentiis in diretta dall’Argentina). Sì, gente irriducibile che non molla mai. Che mette muscoli, cuore e cervello al servizio della squadra. Una favola: questa è diventata la stagione di entrambi, da quando Mazzarri è arrivato sulla panchina azzurra. Malachia Storia singolare, quella di Grava, uno che ha dovuto sempre correre il doppio degli altri per dimostrare di valere: agli esordi, nella Casertana dopo il fallimento, fu costretto a convivere con l’etichetta del «raccomandato» soltanto perché suo padre Adriano, gloria della Casertana che fu con 184 presenze da difensore centrale e poi allenatore, lo aveva lanciato in prima squadra. Gianluca incassava e ci dava dentro, e a conti fatti è stata la scelta migliore: chissà cosa diranno oggi i detrattori dell’epoca, dinanzi alle 120 presenze collezionate con il Napoli dal 2005 (alcune con la fascia da capitano al braccio, come a Bergamo). De Laurentiis lo ha definito «un simbolo di professionalità e disciplina» e lui, di contro, non ha steccato un colpo: grinta e sagacia da numero uno. E guizzi yankee: musica e stile hip-hop; calcio e imprenditoria; la casa di San Prisco, in provincia di Caserta, e una famiglia numerosa (la moglie Alessandra, le gemelle Gaia e Micol e la piccola Swami); tattoo e fede: su un braccio ha tatuato una croce e la scritta Malachia, che significa messaggero del Signore. A onor del vero, però, sono un belvedere anche i messaggi che recapita in campo: sangue e arena. E chissà che dopo il ritiro non prosegua l’avventura napoletana come dirigente. Vita da mediano Se Grava è sempre stato un beniamino del San Paolo, Pazienza lo è diventato di recente: apparizioni poco convincenti con Reja e Donadoni, da gladiatore con Mazzarri. Con un quid non trascurabile a valorizzare il tutto: ha superato la concorrenza e ha anche segnato due gol in tre partite (dedicati a Lorena, la moglie argentina, e alla piccola Rebecca). E pensare che, fino alla trasferta di Cagliari, aveva realizzato appena una rete in 160 partite di serie A. Una bella storia di calcio tinta d’azzurro, sulle note di Ligabue: la home page del suo sito web ufficiale, www.michelepazienza.com, recava ieri in bella vista un video con i gol e le giocate napoletane di Michele e il sottofondo della celebre canzone di Ligabue, «Una vita da mediano». E le parole pronunciate domenica, dopo la vittoria con l’Atalanta, risuonano forti e precise: "Non sono certo un campione, ma un ottimo professionista". L’umiltà e la consapevolezza sono un vanto che Michele può esibire con fierezza. E pensare che la sua posizione, fino a poco tempo fa, era in bilico. Poi, come dice il Liga, si è messo a lavorare come Oriali per vincere il suo Mondiale: e Mazzarri non lo ha cambiato più.
Chiara Francesca Giordano
Serie A Enilive 2024-2025
![]() |
VS | ![]() |
Lecce | Napoli |
Editore: TC&C SRL - Testata giornalistica
aut. Tribunale Napoli n. 4 del 12/02/2020
Iscritto al Registro Operatori
di Comunicazione al n. 18246
Direttore editoriale: Antonio Gaito
Direttore responsabile: Francesco Molaro
