"No al blues, sì al tango argentino": così Napoli canta il suo idolo. E Alessandro Siani dice...

«Basta Pocho, che ce vo’?». La battuta incorona con uno slancio di fantasia il nuovo salvatore della patria pallonara. Da quando Lavezzi ha aggiunto tra i suoi numeri anche il gol, la Pocho mania è diventata il culto ufficiale della tifoseria azzurra. Sulla sua astinenza da gol, il comico Alessandro Siani scherzava: «Lavezzi tanto che nun vede ‘a porta, che quando torna a casa trase
pe’ ‘a fenesta!» («Tanto non vede la porta, che Lavezzi quando torna a casa entra dalla finestra!»).
Ora, però, 4 gol in 3 partite sono benzina sul fuoco di una città che aspettava solo un’occasione per infiammarsi. Lavezzi ha ispirato una canzone sul motivo di Novembre di Giusy Ferreri e molti striscioni. Tra questi, "No Pocho no party” e "No al blues, sì al tango argentino”, scelta di genere (musicale) per esorcizzare il blasonato Chelsea. Ma anche "Il Pocho non si tocca”, un avvertimento che tradisce la paura di un trasferimento estivo.
E dire che quando nell’estate del 2007 si presentò in ritiro, nemmeno l’allenatore Reja seppe riconoscerlo. Oggi, invece, la città lo osanna: nelle emittenti napoletane, "Radio Lavezzi” spande particelle d’amore per il nuovo idolo argentino. Su Radio Marte uno dei tanti tifosi emigranti riassume il sentimento ambivalente della città aggrappata al pallone: «Quando il Pocho fa gol sono contento, ma subito dopo mi sale l’ansia, perché più segna e più rischiamo di perderlo». E anche su Radio Kiss Kiss e Radio Crc supporter da tutto il mondo declinano al telefono e per email la loro devozione. Un’esaltazione della quale si fanno interpreti i telecronisti faziosi per contratto Carlo Alvino (Sky) e Raffaele Auriemma (Mediaset Premium). Intanto, però, Napoli se lo gode e se lo coccola. C’è chi a Carnevale s’è vestito da Lavezzi e chi ha ritoccato il marchio Lavazza in una sorta di anagramma a proprio uso e consumo.
E c’è pure chi sul Pocho ci lucra: il suo volto raggiante compare su molti gadget e una ditta ha prodotto una linea di biscotti con i pupazzi dei tre "tenori” a fare da contenitori: nelle vendite, Lavezzi batte Hamsik e Cavani. Manco a dirlo, poi, il guizzante numero 22 del Napoli s’è infilato anche nel presepe e nei menu di bar e pizzerie, dove si sprecano caffè, pizze e torte che portano il suo nome.

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