Da 0 a 10: ADL e la foto 'finta' con gli ultras, la clamorosa ammissione della Uefa, il trattamento Marzullo di Osimhen e l’anonimato di Lozano

Il Napoli non batte il Verona ma riabbraccia Osimhen che sfiora subito il gol. Il Maradona torna a ruggire: De Laurentiis firma la pace con gli ultras
16.04.2023 20:24 di Arturo Minervini Twitter:    vedi letture
Da 0 a 10: ADL e la foto 'finta' con gli ultras, la clamorosa ammissione della Uefa, il trattamento Marzullo di Osimhen e l’anonimato di Lozano

Questo Da 0 a 10 è online in forma ridotta, una robusta porzione del cervello dell’autore è proiettata alla sfida al Milan già dal triplice fischio di San Siro.

Zero a quelli che vorranno dare alla gara con l’Hellas un’importanza maggiore di quella reale. Bisogna considerarla per quello che era: una tappa di trasferimento, un allenamento verso una sfida troppo importante per non reclamare tutta l’attenzione della teste, dei polmoni, delle gambe. Se stai andando al Louvre, non perdi tempo mica a sfogliare i menu dei ristoranti prima dell’ingresso. Siamo tutti a caccia del capolavoro. 

Uno il punto, altro mattoncino alla Mario Bros che consegna al Napoli un grande bonus: permettere di respirare a elementi fondamentali. Mancano 11 punti, ma se conosciamo un pochino Spalletti il suo obiettivo minimo è quello di superare i 91 di Sarri. 

Due Faraoni, come una dinastia egizia. La fine della prima era veniva segnata dal gol dell’esterno nel famigerato Napoli-Verona del 23 maggio 2021. Lo scudetto di questo Napoli, nasce dal fallimento di quel Napoli. C’è un meraviglioso fatalismo in ciò che è stato e che determina ciò che oggi è. Le infinite strade dell’universo, passando da un Faraone all’altro. 

Tre a questa smania della festa, alle strade che reclamavano una data certa. Con questa primavera gelida, meglio allungare l’attesa e moltiplicare il piacere di uno scudetto che è in forno da tempo. “Tutta 'sta fretta di fa succede le cose ce l'ha messa il capitalismo”. Le feste migliori si fanno a maniche corte.

Quattro gare tra campionato e Champions e soli due gol segnati, nella trasferta di Lecce. Dato che va inserito in un contesto che non deve destare preoccupazioni: pesano le assenze in attacco, la condizioni di Raspadori approssimativa, il digiuno di un Lozano più anonimo di un veneziano. Lava che cova nella terra, martedì la temperatura sarà bollente. Magari ci sarà un’eruzione di gol. 

Cinque cambi, col Napoli che scende in campo in tuta tenendo ben custodito nell’armadio il vestito migliore. È lo stesso processo mentale della vigilia di Natale: buona la pizza di scarole, ma la regola è mangiarla in modo spartano, spesso in piedi, per sentirsi meno in colpa sul piano calorico. La mente è proiettata totalmente alla cena. Inevitabile.

Sei agli altri, che giocano poco e sapevano di dover dare respiro agli attori principali. Demme si ritrova per la prima volta titolare in stagione ed è come quei film che trovavi sul web in streaming: l’audio non corrisponde al video per qualche frazione di secondo. Inevitabilmente ‘Fuori Sync’, senza avere molte colpe. È un Napoli nato per giocare il pallone di Lobotka, non quello del volenteroso Diego. 

Sette al rientro di quell’assatanato di Victor. Come fosse Tazmania dopo essere stato legato per quindici giorni davanti alle repliche di Marzullo, Osimhen ribalta l’inerzia della gara con la sola presenza. Fa vibrare il terreno, toglie certezze all’Hellas e le trasferisce ai compagni. Sfiora un gol clamoroso, con un destro che per poco non piega in due la traversa, rinviando l’appuntamento col gol al prossimo episodio. Victor è un bibitone di caffè, red bull e cazzimma.

Otto a quella rabbia di gruppo per l’insensato fischio di La Penna, che accorcia inspiegabilmente il recupero col Napoli in attacco. Quella grinta andrebbe custodito in un ambra come le zanzare di Jurassic Park, un dna vincente da replicare martedì sera in quella che è una partita che potrebbe aprire una nuova era geologica. Serve l’impresa, si può fare l’impresa. Servirà un arbitro decente, lo ha capito anche la Uefa che designando Marciniak ha di fatto ammesso di aver clamorosamente tappato con la scelta di Kovacs all’andata. 

Nove a Ngonge, che avrebbe potuto rendere amara una gara che aveva l’aspetto di un intervallo al cinema. Con te che ti ingozzi di pop corn mentre passa il video con le pecorelle al pascolo. Nella verde prateria, indisturbato, s’era infilato l’attaccante dell’Hellas, che solo contro zero delizia il Maradona con uno scavetto che per poco non finisce in fallo laterale. Pregevole. 

Dieci alla foto storica, persino surreale, che pare un fotomontaggio fatto con Midjourney come quello di Papa Francesco col piumino da trapper. De Laurentiis stravolge la strategia, inasprisce la questione sino al punto di rottura, poi se ne esce col prestigio da grande illusionista. “Napoli siamo noi” recita il tweet che lo ritrae in posa con i gruppi organizzati, il raduno più improbabile dell’universo se riavvolgiamo il nastro alle scorse settimane. Mai come in questo caso, vale il principio scolpito in eterno da Woody Allen: Basta che funzioni.