La bizzarra follia dell’Hamsik sempre in bilico quando ‘Grazie’ sarebbe l’unica parola giusta

09.11.2018 19:51 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
La bizzarra follia dell’Hamsik sempre in bilico quando ‘Grazie’ sarebbe l’unica parola giusta
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© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

(di Arturo Minervini) - “Ogni attrazione è reciproca” scrive Goethe nelle Affinità Elettive. Quella tra il Napoli  Marek Hamsik sembra una di quelle storie d’amore quasi inevitabili, che nascondono un fatalismo invincibile. Chi l’avrebbe mai detto che sarebbe andata così, quando in quel lontano 28 giugno del 2007 il Napoli aveva annunciato il suo acquisto. Il primo gettone ufficiale arriva in una notte di mezza estate, come un sogno shakespeariano al San Paolo, contro il Cesena. Era il 15 agosto del 2007 e nessuno, nemmeno lui, avrebbe mai immaginato che ne sarebbero arrivate altre 511 per diventare il calciatore che più di tutti ha difeso la maglia azzurra dopo aver già sfidato il culto di Maradona, rubandogli il trono assoluto dei marcatori all-time. Dall’Olimpo del calcio El Pibe de Oro osserva, con rispetto. Quel rispetto che Hamsik si è guadagnato non nelle grandi imprese, ma nei piccoli gesti. Nella quotidianità. Un amico, un fratello, una presenza costante lunga un decennio. Discusso, sempre. Anche discutibile. Un pezzo di storia che cammina, un uomo come pochi in un mondo di pochi uomini. 

Ci sono alcuni episodi che raccontano davvero cosa è Marek. Si giocava Napoli-Benevento dello scorso anno, punteggio 5-0, minuto 50.  Calcio di rigore per il Napoli, è il secondo. Sarri sbraita, vuole che a tirarlo sia Marek che non riusciva a sbloccarsi ed era a caccia del record di Maradona. Mertens gli consegna il pallone, Marek gli dice: "Tiralo tu, puoi provare a vincere il titolo di capocannoniere. Serve più a te che a me”. Perché Hamsik non ha mai preso scorciatoie, è sempre stato un capitano silenzioso capace di mettere da parte il suo ego al servizio della squadra. Essere capitano viene prima di tutto. Anche di se stesso.

Ancora. Bologna-Napoli, il Dall’Ara per tutta la gara intona cori razzisti contro Napoli ed i napoletani. Cori che offendono chi di Napoli si sente figlio adottivo come pochi. Allora Marek segna, poi si piazza immobile sotto la Curva. A testa alta, altissima, come a voler dire: "Non mi avete fatto niente..Non avete avuto niente. Perché tutto va oltre le vostre inutili guerre”. Di battaglie lo slovacco in maglia Napoli ne ha combattute più di tutti nella storia di questa maglia e fa strano osservare come venga attaccato colui che dal 1 agosto 1926 ha segnato più reti e realizzato più presenze con la gloriosa maglia azzurra.

È il tratto malinconico dell’eroe. Il fatto che abbia fallito alcune gara, sapendo sempre ripartire. Non invincibile, ma tremendamente umano. Nella voglia di dire non è ancora finita. Anche a 31 anni suonati, accettando di cambiare il ruolo che è più nel suo dna. Facendo un passo indietro, in mezzo al campo come nelle parole. Perché amare a volte significa anche aver la forza di spostarsi un pochino più in là. Ma non ci sarà mai posto troppo lontano per dirgli grazie ad uno così.