Da Zero a Dieci: il mistero del rigore nascosto dal Var, il dramma nei salotti Tv, Nedved ricoverato dall’invidia e la denuncia penale di Dzeko contro Kou

15.10.2017 10:25 di Arturo Minervini Twitter:    vedi letture
Da Zero a Dieci: il mistero del rigore nascosto dal Var, il dramma nei salotti Tv, Nedved ricoverato dall’invidia e la denuncia penale di Dzeko contro Kou
TuttoNapoli.net
© foto di www.imagephotoagency.it

(di Arturo Minervini) - Zero ai commenti idioti e stereotipati che vogliono in qualche modo sminuire questo Napoli, classificarlo come episodio sporadico. I fuochi d’artificio, le feste di piazza, l’esaltazione dei tifosi che può diventare un problema da gestire sono lo squallido rifugio di chi compie l’estremo tentativo di spostare l’attenzione dal terreno di gioco. Parlate di calcio, analizzate cosa fa la squadra in campo, evidenziate l’ennesimo dominio territoriale di una squadra che è come il potere: logora chi non ce l’ha. I fuochi d’artificio in alcuni quartieri vengono sparati anche quando il caffè ‘sale’ dalla macchinetta, è quasi un segnale orario. Non li associate a presunte feste anticipate, sul tema vi consigliamo la visione del capolavoro ’32 dicembre’. Dovreste magari pensare di spararne qualcuno dalle vostre parti, magari qualche centravanti in sovrappeso si risveglia dall’incantesimo. 

Uno come il rigore non assegnato al Napoli. La svolta epocale è però avvenuta nel dopo gara: l’episodio è stato totalmente ignorato dal Var e dalle moviole televisive, solo una sommossa popolare-social dei tifosi ha costretto i salottisti del post-gara a parlarne. C’era un’aria strana sui volti dei commentatori, quella sensazione di smarrimento che si avverte dopo che un uragano è passato a spazzare vie le tue vecchie certezze. O le speranze di vedere un Napoli frenato all’Olimpico. Insert Coin: riprovateci, sarete più fortunati.

Due legni colpiti dalla Roma (uno scheggiato appena). Eppure basta a giustificare questo senso di rivalsa giallorosso, a parlare del pareggio come risultato giusto. Ma come? Due cross alla disperata contro un dominio di 75’ senza vedere praticamente palla? Sarebbe come definirsi protagonista in un film dove non si è recitato una battuta ma nel finale il regista ti ha concesso l’onore di fare uno starnuto. Bisognerebbe avere una visione globale, servirebbe la dignità di ammettere quello che Di Francesco si lascia sfuggire in un passaggio delle interviste post-Gara: la Roma si è accontentata di non farsi massacrare. Contenti voi…  

Tre giorni e poi c’è il City, la squadra che con il Napoli sta giocando il calcio più bello del mondo. È già un orgoglio poterlo affermare senza timore di essere smentiti, con buona pace di chi ormai viene logorato quotidianamente dalla rivoluzione sarriana. Dopo le gastriti di Allegri, la pennellata di Nedved: “Cos’è la bellezza, una triangolazione?”. Eh già Pavel, d’altronde cosa sono le Piramidi se non pietre, cos’è la Guernica se non insieme di colori, cos’è il David se non pietra lavorata. A renderli capolavori in primis l’animo nobile e sincero di chi li osserva: dovresti provare a fare lo stesso esercizio di spirito ammirando le partite del Napoli.

Quattro reti incassate in cinque trasferte, appena una nelle due gare giocate all’Olimpico con Lazio e Roma. È forse questa la notizia che più allieta le notti di Sarri, una fase difensiva che si accresce nello spirito gara dopo gara che nemmeno Brad Pitt dopo i sette anni in Tibet. A tal proposito: “I tibetani dicono che il nemico è un grande maestro, perché solo un nemico ti aiuta a rafforzare la pazienza e la compassione”. La voce dei nemici, le critiche sono state evidentemente un grande stimolo per questa difesa.

Cinque punti di vantaggio su quella squadra che oggi non nomineremo. Perché non dobbiamo pensarci, perché non avrebbe senso guardarsi alle spalle adesso o iniziare a fare calcoli. Napoli deve godersi questo orizzonte che può guardare da spettatore di prima fila, lavorare su se stesso. Esercizio di spirito e fisico, mirato a limare quei piccoli dettagli che potevano trasformare la sfida di Roma da gioia in rimpianto. Forrest Gump corre perché aveva voglia di farlo, perché era nella sua natura. Per tutto il suo percorso non si volterà mai indietro, non si curerà di chi proverà a tenere il suo passo annaspando. Corri Napoli, come Forrest. Ti diremo noi quando, e se, è arrivato il momento di fermarsi.

Sei…centodieci: l’articolo del codice penale che configura il reato di ‘Violenza privata’. Ne è vittima Edin Dzeko, ragazzone di 1,93 che diventa una marionetta nelle mani di un feroce Koulibaly che ne abusa a piacimento per tutto il corso della gara. Avete presente quando si dice Sbattere la testa al muro? Ecco, Dzeko ha vissuto più volte questa sensazione di impotenza, protagonista inconsapevole di una serie di Crash-test, di quelli che vengono fatti per testare la resistenza delle auto. Sbullonato. 

Sette al volo di Reina sulla girata aerea di Fazio. Nello stesso stadio, nella stessa porta, lo stesso miracolo che lascia increduli i tifosi giallorossi. Un’esplosione di forza prima e di gioia poi, un balzo condiviso da tutti i tifosi del Napoli scattati come molle dal divano che nemmeno dopo un’impennata di Valentino Rossi con Guido Meda al commento. Tutti in piedi sul divano per Pepe, tutti a fare festa per una parata che permette al Napoli di creare la prima crepa nelle certezze degli avversari. I campioni sono quelli che riescono a trasformare l’ordinario in eccezionale: Reina con quell’intervento è riuscito nel miracolo. Se inizia ad essere anche lui costante, si fa davvero buia. Per gli altri…

Otto in questo momento è il numero più bello dell’universo, anche perché è numero palindromo, meraviglioso in qualsiasi verso lo si legga. Otto è un numero piccolo che nasconde già una valanga di ricordi, emozioni, abbracci, sorrisi, volontà. Otto è solo una cifra, ma all’interno contiene il sudore di un gruppo che si sacrifica sempre per l’altro, che mette l’interesse personale sempre in secondo piano. Nella mitologia cinese l’otto è il numero degli Immortali, ambizione che appartiene ora a questo Napoli che prova a riscrivere la storia usando l’arma più letale che l’essere umano abbia mai conosciuto: la bellezza. Una bellezza stordente, ammaliante, devastante per chi inerme si ferma a osservarle senza poter fare altrimenti. Un canto delle sirene che richiama un Ulisse navigatore senza meta, una carezza nell’animo di chi ha bisogno di perdersi per ritrovarsi ancora più forte di prima.

Nove al bomberino che tocca quota cento in carriera. Nel guizzo di Lorenzo in area romanista c’è un po’ del suo passato, la scaltrezza che diventa strumento di formazione masticata nei campi polverosi della periferia napoletana. C’è l’istinto di sopravvivenza congenito nel dna dei figli di Partenope, l’essenziale che si mischia all’amore nello stesso piatto. Quando questo Napoli ha bisogno di lui, Insigne se lo carica tutto sulle spalle. Senza timori, senza affanni, senza quella paura di fallire che frena i profeti nella propria patria. Napoli non è un freno per il Magnifico, è la sua più grande forza. 

Dieci a chi va nella città di Venditti e canta a squarciagola ‘Notte prima degli esami’. Sarà stata una lunga notte quella che ha portato alla sfida di sabato, poi la sconfitta di quella squadra lì contro la Lazio avrà ancora aumentato la pressione. C’era il rischio di rimanere schiacciati da questa aspettativa ed invece questi undici ragazzi con la chitarra ed un pianoforte sulla spalla si sono impossessati di questa notte, l’hanno fatta loro. ‘Maturità t’avessi preso prima’ è frase ormai da archiviare, questo Napoli ora è pronto, saldo, sicuro. Ed un po’ incosciente proprio come i ragazzi che si apprestano ad affrontare un esame. “L'importante non è quello che trovi alla fine di una corsa... L'importante è quello che provi mentre corri”.