Da 0 a 10: la bomba di Spalletti, il potenziale craque da 100 mln, il gesto estremo di Conte e l'impietoso Neres col Telepass
Zero al pensiero perverso elaborato da Spalletti nel dopo gara, con Luciano che mostra di aver ancora tanto, troppo rancore, nei confronti di De Laurentiis. Dice che grazie a lui il Napoli ha guadagnato tanti soldi ed ha potuto fare la squadra forte: Lucià, ma allora perché non hai avuto le palle di restare? E poi: Guadagnano milioni, pure lui, qual era il suo compito se non valorizzare i calciatori allenati? E ancora: quei fenomeni che allenava, chi li aveva scelti e comprati? Non certo lui. E infine: Chi in Italia, prima di Napoli, era considerato un eterno Secondo? E dunque: Spalle, ma che cavolo dici?! Le parole so importanti Lucià! Come le promesse.
Uno l’infortunio, che si è aggiunto alla lista: perdi pure Lobotka a due giorni dalla Juve. Roba che avrebbe mandato al tappeto pure Godzilla, ma non questo Napoli. Ha cerotti dappertutto, ha muscoli tirati come corde di violino, ma tra questi muscoli ne ha uno che non conosce paura o tregua: il cuore. Quello lì, che tutto move, continua a battere, scandendo un ritmo commovente. Dovremmo star qui a parlare di impresa, di stupefacente capacità di ribaltare un destino avverso e, invece, qualcuno si permette pure di fare lo schizzinoso. Essere in testa, nonostante tutto: Resisti oggi, raccogli domani.
Due settimane da Dio, altro che Jim Carrey! Dall’Atalanta in poi, David Neres è caduto in una trance mistica, viaggiando col Bindi induista al centro della fronte come se avesse il terzo occhio. Koopmeiners avrà dei seri problemi di autostima dopo la straziante notte passata a segnare la targa di David, che lo superava con la stessa nonchalance di uno in tangenziale al primo giorno di Telepass. La Juve provava a raddoppiare, ma lui faceva come il calabrone: faceva finta di nulla e continuava a volare. In questo momento, il più forte di tutta la Serie A.
Tre come il terzo scudetto, che resta un capolavoro: quelllo Scudetto vive in una dimensione differente rispetto alle dichiarazioni di Spalletti e non può essere intaccato. La forza dei destini, degli uomini, delle debolezze, delle virtù, delle promesse mancate, dei traguardi storici, dei rancori, delle rinunce di chi vuol restare fedele alla propria parola. C’è tutto e di più nel ritorno al Maradona di Lucio, col suo tatuaggio, la panda rubata, le notti a Castel Volturno come un ossessionato da un solo pensiero. Spalletti è passato dal “mai” al “vediamo” senza nemmeno salutare, ma gli si vuole bene lo stesso.
Quattro minuti più recupero, sembrano pochi, ma non lo sono. Vergara entra e le gambe non gli tremano, sa esattamente cosa richiede la partita e ne segue il copione alla perfezione. Una menzione meritata dal ragazzo, così come dal veterano Di Lorenzo che gioca un'altra gara davvero convincente. E poi c'è Scott, che dopo 33' sente un fastidio che potrebbe metterlo Ko e invece corre come un dannato fino al 94esimo. Son tutte facce idendiche, di una medaglia tirata a lucido. Ognuno di loro a portare un piccolo, fondamentale, contributo alla causa.
Cinque a uno, poteva finire come quel famoso 5-1 dei tempi di Spalletti. Il risultato è, mai come questa volta, traditore come il T9 che cambia proprio l’unica parola che avevi scritto bene. Quel 2-1 non racconta nulla, ma proprio nulla, del dominio in campo, di come la Juve sia stata spazzata via nella prima mezz’ora, che poteva finire tanto a poco.
Sei il leader del reparto, ma la gente ne prende atto solo quando non ci sei. C’è un Napoli Con ed uno Senza Rrahmani: la versione prima di Amir è molto più fragile, insicura, un acrobata senza la rete di protezione. Potrebbe scrivere ‘Sinapsi’ dietro alla maglia, perché è lui a mettere in connessione tutti i neuroni del reparto, l’innata capacità di essere sempre al posto giusto e migliorare tutti i compagni con cui gioca. Qualche fesso, ma solo qualche fesso, bollerà come coincidenza questo dato: in 9 presenze da titolare in stagione il Napoli ha subito appena 4 gol. “Gli uomini sono angeli con un'ala sola. Possono volare solo abbracciati”. Rrahmani è quell’abbraccio.
Sette volte consecutive la Juve battuta al Maradona. Infrangendo, ampiamente, il limite fissato da Troisi nel dialogo con Robertino con quel ‘Mai più di quattro. Cioè mai più di quattro, ma…però, però bisogna misurare l’intensità”, il Napoli prolunga a sette la sensazione prossima all’orgasmo. Quello che era per tanti anni un tabù, ora è diventata una piacevole abitudine, quasi un appuntamento fisso come la Sagra della castagna a Montella. È sempre un piacere cullarsi nei piccoli riti che rendono la vita meno caotica. Tre punti in congelatore fanno sempre comodo.
Otto a Conte, al coraggio dell’abbandono, la mossa estrema per invertire la rotta. Quel “morto che non voleva accompagnare”, s’è risvegliato più forte di prima: più che Natale, pare Pasqua per quanto sia stata repentina la resurrezione. Si è distaccato dai problemi, per osservarli meglio, trovando una soluzione inattesa con tratti spiccatamente offensivi. In questo nuovo Napoli che s’è generato, tutti sembrano essere lì, esattamente al posto giusto come in una scacchiera che premia tutte le pedine. Il Re è e resta sempre lui, Antonio. "Quando hai paura di qualcosa cerca di prenderne le misure e ti accorgerai che è poca cosa".”E in questo Conte è un sarto fenomenale.
Nove a due gol da Nove Purissimo, col Pedigree. L’evoluzione di Hojlund nelle gare con Atalanta, Roma e Juve lascia senza parole, ha saputo in poche settimane aggiungere pezzi di gioco che prima non gli appartenevano. Col lavoro e la voglia, s’è messo a disposizione di Conte che lo sta trasformando in un centravanti completo, con tutte le capacità per spaccare il mondo. Non c’è nulla che non possa fare con quella tecnica, quel fisico, quella velocità. Se ci aggiunge la determinazione con cui ha attaccato la porta contro la Juve, diventa illegale in almeno 47 Paesi nel mondo. Potenzialmente siamo dinanzi ad un marmo da cui si può scolpire un capolavoro e raddoppiarne il valore.
Dieci ad un anno intero senza mai perdere al Maradona, unica squadra in Europa a chiudere imbattuta nell'anno solare. E questo non accade per caso, è frutto di un lavoro sulla mentalità incredibile fatto da Conte. “Non a casa mia” è stato il primo tassello, il fondamento di una corrente di pensiero sempre più affermata. Ma l’avete visto Elmas? Che prova a fare il Lobotka, insostituibile per eccellenza. Che gli vuoi dire ad uno così? E che gli vuoi dire ad una squadra così? Cazzuta, cocciuta, ostinata come il suo allenatore. Capace di attingere risorse in posti che nemmeno credeva di avere. Il Napoli lotterà, fino alla fine, perché non può fare altrimenti. Lottare appartiene alla propria natura, proprio come la storia della Rana e dello Scorpione. Nessuno, davvero nessuno, può allontanarsi dalla propria natura. DNA Vincente.
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