Pastore: "Conte voleva andare alla Juve, ma non ha ricevuto l'apertura sperata ed è rimasto”
Giuseppe Pastore, giornalista di Cronache di Spogliatoio, ha parlato della situazione del Napoli e di Antonio Conte a “1 Football Club”, programma radiofonico in onda su 1 Station Radio.
Come giudica le ultime conferenze stampa di Conte? “Diciamo che negli ultimi tempi la linea di Conte è un po’ deragliata. Abbiamo avuto un Conte che, a ogni intervista, aveva un bersaglio: prima i giornalisti, poi l’ambiente, poi i dirigenti, infine i calciatori. È stato un Conte molto attivo, molto forte a livello comunicativo, pronto a difendere il Napoli da chi gli vuole male o da chi, secondo lui, dà fastidio alla squadra. Ha lanciato frecciate anche verso i fisioterapisti e lo staff medico per i tanti infortuni, fino ad arrivare — dopo la sconfitta di Bologna — a puntare il dito contro lo spogliatoio, senza più fare distinzioni tra vecchi e nuovi. Ha parlato di mancanza di cuore, di spirito. Parole pesanti, definitive. Se non fosse Antonio Conte, direi che sono parole di un allenatore che ha gettato la spugna. Dichiarazioni come ‘non voglio accompagnare un morto’ o ‘non c’è più cuore’ denotano una situazione ben chiara. Parlare così di una squadra che, pur in difficoltà, è ancora in corsa per tutto, mi sembra eccessivamente catastrofista. A meno che non abbia voluto dare una scossa forte prima della sosta, per provare a risvegliare un gruppo che effettivamente appariva spento — anche per colpa sua, secondo me”.
Ci sono state voci di dimissioni smentite da De Laurentiis in persona… “Siamo tutti un po’ maliziosi. Ricordo che De Laurentiis fece i complimenti ad Ancelotti per un pareggio a Liverpool due settimane prima di mandarlo via, durante l’ammutinamento del 2019. Anche le tempistiche sono simili a quelle di Garcia, esonerato dopo dodici giornate, il 4 dicembre. È vero che i tweet di De Laurentiis siano sempre molto pomposi, ma se avesse voluto davvero smentire tutto non ci sarebbe stato bisogno di tanto clamore. Evidentemente qualcosa sotto la cenere c’è. Secondo me, però, i rapporti tra Conte e De Laurentiis restano professionali. Le voci sulle dimissioni le ho ricevute anch’io, gli spifferi sono arrivati anche a me, ma parliamo di un allenatore che ha un contratto pesante e che incarna un progetto: stracciarlo a metà novembre non mi pare realistico. Alla ripresa, però, ci saranno tre partite pesantissime — Atalanta, Roma e Juve — e servirà un Napoli migliore. Difficile pensare a un addio immediato, anche perché i nomi disponibili non sono all’altezza. Però Conte dovrà ottenere risposte, altrimenti la sua posizione si farà davvero complicata”.
Vede delle similitudini con quanto accaduto in altri club? “No, non direi. In Italia lasciò l’Inter dopo aver vinto lo scudetto, non dopo una crisi. Aveva trovato difficoltà all’inizio, ma fu pragmatico: abbassò la squadra di venti metri e divenne la miglior difesa del campionato. A Napoli ha provato a fare una cosa simile dopo l’infortunio di De Bruyne, ma il risultato è stato una squadra che non segna più e crea poco. La partita di Bologna mi ha ricordato il doppio confronto Milan-Tottenham del 2023: un Conte già a fine esperienza, segnato anche dalla morte improvvisa del suo grande amico e preparatore Ventrone. Lo vedevo spento, quasi disinteressato. Non credo sia così adesso, ma il suo atteggiamento in panchina — più distaccato, meno furente — ricorda un po’ quel periodo. E questo, per Conte, non è mai un buon segnale”.
Gli sta mancando il supporto di Oriali? “Oriali è il suo braccio destro, credo sia l’unico dirigente ammesso nello spogliatoio oltre a lui. È legato a doppio filo con Conte, ma non gli attribuirei colpe dirette. Sappiamo che Conte ha una gestione quasi autoritaria di orari, convocazioni, routine. Decide tutto, anche dettagli minimi, e a volte questo logora lo spogliatoio. È troppo intenso, dopo due anni brucia chiunque gli stia intorno. È nel suo carattere: un pregio e un limite”.
Un ascoltatore ci chiede se Conte non fosse già apparso arrendevole post-Monza nella passata stagione: lei che ha grande memoria, cosa ne pensa? “La ricordo bene quella partita, e lo dissi anche allora: quella fu una mossa geniale. Spostò il focus della discussione su di sé per proteggere la squadra, che era stanca e sotto pressione. Lo fece anche con l’Inter, quando sentì la crisi, spostò l’attenzione sul proprio futuro per isolare il gruppo. È uno dei suoi capolavori comunicativi. Però, col senno di poi, forse già valutava un addio. La sua carriera lo dimostra: lascia sempre quando sente di aver dato tutto. Aveva in mente di andare alla Juventus la scorsa estate, ma non ricevendo l’apertura sperata, è rimasto a Napoli, accettando un progetto che non era proprio il suo. E oggi forse ne paga le conseguenze. L’acquisto di De Bruyne testimonia il fatto che non sarebbe dovuto rimanere”.
Ha fatto bene De Laurentiis a trattenerlo? “A maggio bisognava contestualizzare: l’ambiente era euforico, trattenere Conte sembrava la scelta perfetta per dare continuità. Ma la storia insegna che con lui arrivano prima i momenti felici, poi quelli tesi. È accaduto alla Juve, all’Inter, al Chelsea, ovunque. Conte tende a far credere che dopo di lui venga il diluvio, ma non è così. De Laurentiis, comunque, aveva già un piano B, Allegri, poi accantonato quando Conte confermò la sua permanenza. Credo che, a fine stagione, le strade si separeranno. Detto questo, Conte ha lavorato bene. Il Napoli oggi è solido, con una rosa allargata e acquisti di valore come Lang e Beukema. Ha costruito una base forte. Ma per crescere davvero servirà anche una componente di continuità che Conte, storicamente, non garantisce”.
Chi potrebbe sostituire Conte? “Se parliamo di questa stagione, non saprei. I nomi forti sono tutti impegnati. Per il futuro, invece, andrei a bussare a Bologna. Non solo perché il Napoli ha perso contro di loro, ma perché Italiano è un allenatore straordinario: gestisce venti giocatori con rotazioni perfette, anche con doppio impegno settimanale, e la squadra resta sempre un’orchestra. Per me è pronto per una grande panchina, e sarebbe un colpo da anticipare prima che lo portino via dall’estero”.
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