Sentenza "calciopoli", parlano i giudici

Parlano i giudici in merito alle sentenze "calciopoli" di pochi giorni or sono, senza risparmiare qualche "frecciatina".
Non si placano le polemiche sulla sentenza d'appello di Calciopoli. Uno dei giudici della Corte Federale, Mario Serio, lancia pesanti accuse: "La vittoria Mondiale e la politica ci hanno portato a queste decisioni - ammette su 'Repubblica' - molti sono stati salvati perchè la gente voleva così. Io non volevo sconti su Milan e Carraro". La replica del presidente Sandulli: "La Corte ha deciso in piena autonomia".
La sentenza d'appello sullo scandalo che ha travolto il mondo del calcio italiano ha spaccato la Corte Federale: il presidente Piero Sandulli, intervistato dalla Gazzetta dello Sport, spiega che le decisioni sono state prese in piena autonomia perchè è "rimasto in piedi lo stesso impianto accusatorio". Nessun tipo di maggioranza, solo unanimità. Qualche difficoltà per il caso della Fiorentina, "il più impegnativo" sottolinea, mentre Carraro "non ha fatto niente". Non è dello stesso parere, invece, il giudice Mario Serio che ha fatto parte della stessa Corte. Su Repubblica, il magistrato spiega alcuni retroscena del verdetto di martedì sera (la cosiddetta 'stangatina' con pene molto meno severe del primo grado di giudizio della Caf) tutt'altro che semplice: "Ci sono stati scontri, anche accesi - ammette - siamo usciti con un verdetto deciso a maggioranza. Ho letto delle critiche sugli uomini ma non credo all'inciucio. Il problema è che la velocità del processo ha tolto all'accusa elementi e l'impianto era incompleto".
Serio non è affatto convinto degli sconti e per questo medita di dimettersi: "Alla Fiorentina l'illecito sportivo è rimasto, è comprovato per Lecce-Parma. Per quelle intercettazioni c'erano elementi solidi ed argomentati che riguardavano il gruppo dirigente viola" commenta amareggiato. "La volontà, comunque, era quella di portare Lazio e Fiorentina in A. La battaglia c'è stata sul Milan e Carraro. L'atteggiamento perdonista? Nasce da quello che è successo nelle ultime due settimane, dalla vittoria dell'Italia ai Mondiali, poi le rivolte di piazza, i sindaci che appoggiano le squadre colpite, il dibattito sul perdono. I delitti li abbiamo accertati confermando l'impianto della Caf, abbiamo cercato di interpretare un sentimento collettivo, ascoltando la gente comune e provando a metterci sulla stessa lunghezza d'onda".
Il presidente della Caf Cesare Ruperto si sarebbe sfogato con un amico in merito alle sentenze: "Ma quale Corte Federale, quello era un club di amici che giocava a carte". Anche se poi, intervistato dalla Gazzetta dello Sport, aggiusta il tiro: "Aspetto di leggere le motivazioni delle sentenze, ma non penso che abbiano fatto un 'pastrocchio'".
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