Sosa: “Spalletti? Preferirei l’indifferenza ai fischi! Lucca? Vi racconto la mia esperienza…”
Nel corso di 'Napoli Talk' su Radio TuttoNapoli, è intervenuto Roberto 'El Pampa' Sosa, ex attaccante azzurro, partendo dal momento degli azzurri, reduci dalla vittoria sul campo della Roma: “C’è un prima e un dopo Bologna: quelle dichiarazioni di Conte hanno creato un po’ di polemica nella squadra, nella società e anche tra noi tifosi. Ma da lì in poi il Napoli sta giocando molto bene. Secondo me non c’era bisogno di quegli interventi, Conte però ha ritenuto di sì. A Roma abbiamo visto un Napoli che, tatticamente, ha giocato con la testa di Conte ma a tratti anche con quella di Gasperini. E questo ha bloccato ancora di più la Roma”.
Da ex centravanti, uno dei duelli più belli è stato quello tra Ndicka e Højlund: il difensore della Roma non è mai riuscito ad anticipare l’attaccante danese. Che momento sta vivendo Højlund? “Altalenante. Contro il Qarabag aveva giocato male, non da lui. Con l’Atalanta invece era andato bene e anche a Roma nei duelli ha prevalso più volte. Quando giocavo, molti allenatori proponevano in allenamento un gioco solo di uno contro uno: eri marcato da un giocatore e tu marcavi lui in possesso palla. Allenamenti divertenti, perché se saltavi l’uomo andavi in porta. Gasperini spesso propone cose simili. Højlund ha fatto bene: quando riusciva a smarcarsi senza che Ndicka gli facesse fallo, aveva sempre la meglio. È stato super anche nell’assist per Neres. L’attaccante vive per il gol: sono certo che, nonostante la grande partita, a casa non era contento perché non ha segnato. Così è per tutti gli attaccanti”.
Da un centravanti ad un altro: domani toccherà a Lorenzo Lucca, che finora ha un po’ tradito le aspettative. Domani ha una chance contro il Cagliari. Cosa ti aspetti da lui? E come giudichi questa sua fase, anche alla luce delle voci di possibile cessione? “Mi riporti ai miei tempi da giocatore. Quando arrivai a Udine, alla fine degli anni ’90, i primi sei mesi non giocavo mai: c’erano Amoroso e Poggi. Poi Guidolin mi diede una chance in Coppa Italia contro il Gualdo, in Serie C: feci una doppietta, e da lì iniziò a considerarmi. Un attaccante deve segnare: può fare assist, tenere su la squadra, ma deve segnare. La situazione di Lucca è complessa: era partito per un ruolo, poi si è fatto male Lukaku e ha dovuto giocare quando forse non se l’aspettava così presto. Questo, invece che motivarlo, può averlo frenato per la pressione. Ogni calciatore sa il ruolo che ha, sa quante opportunità avrà, ma deve farsi trovare pronto anche per due minuti. Sta alla testa del giocatore accettare certe situazioni. Forse a Lucca manca un po’ il sorriso, l’entusiasmo. Lo capisco: anche io, quando non giocavo, non sorridevo. Ero arrabbiato. Quando arrivò la mia occasione, feci doppietta e mostrai che meritavo spazio. Poi a gennaio si parlava di una mia partenza: rimasi, mi diede fiducia e feci dieci gol in dieci partite. A Lucca auguro anche solo tre gol, non dieci. Ma deve farsi trovare pronto mentalmente e far vedere subito che, anche se gioca poco, vuole essere utile”.
La difesa a tre sembra impenetrabile. “Stanno molto bene, anche perché hanno il supporto di Di Lorenzo e Olivera: ciò permette a Buongiorno e Beukema di uscire forte su trequartisti o esterni. Domenica, per esempio, potrebbero trovarsi a uscire su Thuram o su McKennie quando si stringe. I due centrali hanno ottime letture: sanno quando anticipare o temporeggiare, anche perché dietro hanno sempre quattro uomini grazie al rientro degli esterni. Mi piace questa difesa a tre. In Europa spesso gli esterni non sono difensori, nel Napoli invece sì: sei più coperto. In Italia puoi sfruttarla bene”.
Passando all’attacco: il momento di David Neres, autore domenica di un gol magnifico in contropiede all’Olimpico. Che momento sta vivendo? E come si incastra nel nuovo modulo insieme a Lang? “Va fatto un distinguo: tra 3-4-3 e 3-4-2-1 cambia tanto. Lang e Neres non sono solo esterni: sanno accentrarsi benissimo. Neres ha fatto un gran gol: non è facile controllare una palla 15-20 metri prima dell’area, con lo stadio contro, difensori che ti rincorrono e davanti il miglior portiere in Italia in questo momento. Ha messo la palla nell’unico punto dove poteva passare: se la alzava un po’ di più, Svilar la prendeva con il braccio; un po’ più bassa, la bloccava col corpo. Ha centrato l’unico spiraglio possibile. Gol di grande qualità. Questo gol lo aiuta anche in fase difensiva: in molti dicevano che non sapeva farla, magari non la fa perfettamente come Politano, ma lui aggiunge gol e imprevedibilità. Ora le difese avranno più problemi: raddoppi, marcature strette, attenzione sul suo mancino. È un valore aggiunto”.
Secondo te, senza gli infortuni, avremmo mai visto Lang, Neres, Gutierrez e Beukema? “Non lo sapremo mai. Io credo di no. Conte porta avanti una metodologia molto rigida, basata su un certo tipo di calciatori, per tutto il tempo che possono reggere. Questo è Conte da sempre: vuole organici ampi, calciatori spremuti al massimo. Porta a uno stress mentale notevole, e a volte le prestazioni oscillano proprio per quello.
Ma è un allenatore vincente. È una metodologia: può piacere o no, ma sappiamo che quando prendi Conte ti porta ai primi posti e ti fa spendere tanto, perché pretende il massimo. Ogni allenatore arriva alla testa dei calciatori in modo diverso: Guardiola, Spalletti, De Zerbi con un metodo; Conte, Gasperini o Allegri con un altro. Non è che uno è meglio dell’altro: sono vincenti ognuno a modo suo. Conte è così, lo sapevamo, e va accettato così”.
Domani ci sarà una formazione sperimentale. Quali le insidie? E domenica arriva la Juventus: può esserci un po’ di distrazione? E che accoglienza ti aspetti per Luciano Spalletti? “Credo che al Cagliari importi relativamente questa partita: domenica ha la Roma, ha 11 punti, viene dalla sconfitta con la Juventus. La Coppa Italia interessa davvero dalla semifinale in poi. Domani speriamo vinca il Napoli, ma ci sarà tanto turnover, da entrambe le parti.
Sull’accoglienza a Spalletti, mi auguro che i tifosi non lo fischino. Preferirei l’indifferenza, se proprio non vogliono applaudirlo. Ma fischiare un allenatore che ti ha portato lo scudetto dopo 33 anni, e con un calcio che secondo me non rivedremo più nel nostro campionato, mi dispiacerebbe molto. Io spero che venga accolto almeno con rispetto”.
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