Da 0 a 10: ADL coi 100 mln da spendere, le caz**te smentite da Anguissa, l’oltraggio a McTominay e gli inutili fucili su Lucca

Da 0 a 10: ADL coi 100 mln da spendere, le caz**te smentite da Anguissa, l’oltraggio a McTominay e gli inutili fucili su LuccaTuttoNapoli.net
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Ieri alle 22:46In primo piano
di Arturo Minervini

Zero a quelli che: niente di che. Ma niente di che, cosa? Al 23 di agosto, dopo una preparazione da far tremare le gambe, roba che nemmeno Peppino Di Capri quando cantava St. Tropez Twist negli anni d’oro. Forse non è chiaro a tutti: qui ci sarà da sporcarsi le mani, da metterle nel fango, portando a casa partite maledettamente sporche. Non ci lasciamo intortare dal racconto main stream, dal cincischiare su un Napoli nettamente favorito. “Allenati come se non avessi mai vinto. Gioca come se non avessi mai perso” è il mantra da buttare giù come fosse un cuzzetiello al ragù. Che se non ti lecchi le dita, godi solo a metà. Altro che Fonzie. 

Uno lo scudetto cucito, uno anche ‘il sarto che sta cercando di trovare il vestito adatto alla squadra’. Parole di Conte, che si assegna il compito dello stilista alle prese con due esigenze: la pressione che arriva dal tricolore, la necessità di far convivere contemporaneamente tutti i calciatori migliori. Antonio sa che dovrà fare un pochino come Giucas Casella che attraversa i carboni ardenti, zompettare tra un fuoco e l’altro per non scottarsi. L’Italia tutta, vuol mettergli pressione, tutti anelano la sua caduta, il crollo, come chi va a vedere uno spettacolo di magia e non aspetta mica che il prodigio si compia: desidera solo che il trucco non riesca. L’esercito dei gufi arruola nuove forze. 

Due gol, uno per tempo, probabilmente, per chi è amante della corsa, restando in ‘Zona 2’. Non c’è sforzo apparente, si palesa un controllo assoluto delle cose, una percezione rallentata degli eventi, così come le mosche che riescono così ad anticipare i pericoli. Ha ragione chi dice che la gara è stata a tratti noiosa, ma noiose diventano tutte le competizioni in cui la competizione viene a mancare. Il Sassuolo avrebbe dovuto, fosse stato un incontro di boxe, gettare la spugna e riconoscere una superiorità che è stata più imbarazzante di quanto narri il risultato. Undisputed. 

Tre acquisti in canna, se il tempo e le stranezze del mercato lo consentiranno. C’è Hojlund, che vuole però sapersi tutto azzurro, direbbe subito ‘Sì’ se avesse la certezza che non si tratti di una cotta estiva, di quelle promesse rotte come le collanine sulla sabbia. E questa, personalmente, è una garanzia ulteriore: Rasmus vuol sposare il progetto e restarci a lungo. Stessa volontà che alberga, da sempre, nel cuore di Elmas, che a Napoli ci ha lasciato quella cosa che umana gente tiene alla sinistra del petto. E pure Juanlu è stato chiaro col Siviglia: o Napoli o nulla, una sorta di Plata o Plomo in stile Escobar. La morale? Che tutti vogliono l’azzurro. Capite cosa siamo diventati? 

Quattro lì in mezzo e poi tutto può accadere. Si miscelano i metalli più preziosi, fanno l’amore a centrocampo e generano leghe rubate dai fumetti Marvel. Stan, Frank, Kevin e Scott e poi tutti gli altri. Una naturale conseguenza, una presa di coscienza dinanzi alla grandezza. Difficile rinunciare ad uno di loro, se non dinanzi a particolari esigenze. Il Maestro Erri De Luca ne ‘L’età Sperimentale’ scrive: ‘Forse l’ultima rivoluzione a cui possiamo partecipare è proprio questa: insegnare che si può essere diversi da come si era un tempo, ma comunque felici’. E pure vincenti. 

Cinque alto dopo il gol di KDV con McFratm, praticamente veniamo catapultati N’terr Manchester, provincia di Napoli col prefisso 081. Pronti ad accogliere nelle sale parto della città tanti Kevin e Scott, bisogna analizzare l’evento in maniera pacata e razionale, tipo Fantozzi che vince alla Lotteria di Capodanno ma sceglie di continuare a fare la stessa vita di prima.  In realtà, ci è esplosa nel petto una ‘Bomba di Maradona’ guardando quella foto a fine partita. Quanta strada ha fatto questo club, dalla C a quella roba lì. 

Sei e mezzo e Lucca, pure se qualcuno si arrabbierà. Ma quel qualcuno, aveva già scelto di arrabbiarsi ben prima della partita, già dal giorno in cui il Napoli aveva scelto di investire 35 milioni per Lorenzo aveva sentenziato che fossero soldi buttati. Che non è buono, che ci serviva altro. Dimenticando un piccolo dettaglio: cosa serve a Conte per sviluppare il proprio gioco, lo sa solo Conte.  E Lucca ha fatto ciò che Antonio chiede ai suoi centravanti: aprire gli spazi per fare spazio agli altri, lo stesso lavoro di quando devi prendere un volo Ryanair e devi infilare tre valigie in uno zainetto.

Sette a Politano, che senza questa squadra non sarebbe la stessa. Matteo in fondo lo sa, una consapevolezza che dobbiamo fortificare anche tutti noi: se lo togli da quel sistema, quel sistema rischia di non essere più lo stesso. Suo il mancino dieci veli di morbidezza che finisce sulla testa di Scott, sue le rinculate a rintuzzare le timide sortite offensive dei neroverdi sulla fascia di competenza. Vive in simbiosi con Di Lorenzo, come i personaggi di Avatar ed i draghi volanti che consentono di diventare veri cacciatori. Sono loro a vegliare su questa squadra: “La grande madre non prende le parti di nessuno. Lei protegge soltanto l’equilibro”.

Otto alla sensazione, prima emotiva, poi pratica, di vedere un campione assoluto come Kevin De Bruyne in maglia Napoli. È una prima volta che non si dimentica, un battesimo del cuore, l’immagine iconica da imprimere nel cervello, per sempre. Sul campo, che dire? Parte piano piano, analizza la situazione prima di chiedere la parola, come fanno quelli veramente intelligenti, per evitare di dire e fare sciocchezze. Alla prima occasione ci mette il timbro di qualità, traccia la linea di separazione tra un’era del Napoli ed una nuova: quella in cui non avevamo un calciatore di punizioni e quella di KBD. "La consueta "Notte Stellata" di Van Gogh, ogni volta che accarezza un pallone. 

Nove al vero dominatore della partita, colui che gestisce i flussi e decide chi può passare e chi no dalla sua personalissima dogana. Anguissa s’è dovuto sorbire un’estate intera di griglie, probabili formazioni, svariate minchi**e sparate a caso, sul fatto che non sarebbe stato più titolare, poi passano non più di 7 minuti di Sassuolo-Napoli e tutto rientra nel naturale ordine delle cose, anche quelli che non capivano vengono edotti da un principio elementare, piuttosto semplice: Frank non si tocca.  Parafrasando il maestro Buffa: “Le 3 gioie della vita: Sydney Sweeney, la cioccolata e Frank Anguissa che allarga la falcata coprendo mezzo campo in quattro passi”.

Dieci al promemoria di Scott, la cura a base di fosforo prescritta a tutti gli smemorati in stile Leonida: ‘Ricorda chi eravamo, disse il mio Re’, lo stesso monito che McTominay lancia al resto del campionato. L’MVP è lui e ancora lui, perché sa fare così tante cose da perdere il conto: segna un gol che pare di vedere Marcelo Salas, sfiora un raddoppio col destro che rievoca un gol del Matador Cavani contro il Cesena. E poi? E poi c’è tutto il resto: corsa, contrasti, passaggi, lucidità, tecnica, visione celestiale del gioco. Trovo assolutamente indegno che, a distanza di quasi un anno, nessuno abbia ancora deciso di assegnare per evidenti meriti la cittadinanza onoraria a Ten Hag, ai tempi tecnico dello United che decise di non aver più bisogno di Scott. Erik come Giggino: è sempre un amico.

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