L’editoriale di Chiariello: “ADL ha una sola idea in testa: Conte al timone e chi non si adegua via a gennaio!”
Nel corso di 'Campania Sport' su Canale 21, il giornalista Umberto Chiariello è intervenuto con il suo consueto editoriale: "C'è una partita che non interessa a niente e a nessuno, Italia-Norvegia. E oggi Gattuso piange come il peggior Sarri o Conte. Funeria fu la sorte, abbiamo vinto tutte le partite, abbiamo spezzato le reni ai bagni Mariuccia di Rimini, abbiamo spezzato le reni al Lido di Catanzaro Marina. Non so a chi altro, perché gli avversari dell'Italia erano veramente parva materia. Addirittura siamo riusciti, contro una squadra che aveva preso 11 gol di recente, a segnare solo all'88’. Non è certamente una novità di come era fatta l'organizzazione del Torneo Mondiale. Si può discutere, Infantino è chiuso all'Europa e aperto agli altri continenti. È assolutamente iniquo che in Sud America, su poche partecipanti, siano in tante a qualificarsi, e in Europa, dove c'è il cuore pulsante del calcio di sé da sempre, tante di quelle nobili debbano rimanere a casa. Era tutto noto dall'inizio. Ma se prendi tre gol in Norvegia e dopo non riesci neanche a tenere dietro la differenza dei norvergesi, e vai a un punto così lontano, meno 17, che per batterli devi fare 9-0, stasera ti potevi giocare la qualificazione, bastava l'1-0 se avessi fatto il tuo dovere. Non hai saputo fare i gol, cara Italia, e ora ti dovrai affidare ai play-off. Che a marzo ci diranno chi di queste cinque squadre sarà la prima rivale in Italia. E pare che si possa giocare a Bergamo. Sono sicure, come possibili avversarie, l'Irlanda del Nord, che ci eliminò nel 1958, la prima volta che non andammo al Mondiale, la Svezia, che ci eliminò prima del Mondiale 2018 con Ventura in panchina. Quindi due precedenti assolutamente non ben auguranti. La Romania, e c'è un quarto avversario che potrebbe essere il terzo precedente, non ben augurante. Perché tra Galles e Macedonia, martedì, si giocano un posto importante. Chi delle due dovesse perdere, rientra nelle ripescate della National League. E quindi la Macedonia potrebbe essere la quarta potenziale avversaria. Cioè l'ultima che ci ha buttato fuori da un Mondiale con Mancini a Palermo, lo ricordate? Quell'1-0 che equivale alla Corea del 1966. Questi sono purtroppo i precedenti non ben auguranti. Questa partita di Bergamo, di dove sia, sarà giocata dall'Italia in casa, che ha un piccolo vantaggio contro un avversario abbordabile. Ma era abbordabile anche la Macedonia, l'era la Svezia. E poi si va a fare una finale, con la cosa ridicola che tutto si affida a una monetina, perché si decide chi gioca in casa. Non chi ha il ranking migliore o chi ha il risultato migliore. Dovrebbe prevalere la meritocrazia, invece prevale la sorte. Queste sono le grandi idee di Infantino. E l'Italia, se dovesse riuscire ad arrivare alla finale, giocandola in Italia, la giocherebbe nel suo fortino, l'Olimpico. Altrimenti bisogna andare in Scozia o in Danimarca o in Albania o chissà dove.
Se Gattuso chiede la vicinanza all'Italia, la chiamata alle armi in base al nostro meraviglioso inno, che volevano anche cambiare di Mameli, c'è chi invece proprio non la pensa così, si chiama Aurelio De Laurentiis. Aurelio De Laurentiis sbaglia, lo dico chiaramente sul tema Italia, sul tema nazionali. Le nazionali sono un patrimonio del calcio ineludibile, fanno parte della storia del calcio. Faccio un esempio. Tra i grandissimi di ogni tempo ce n'è uno, Don Alfredo, Alfredo di Stefano, che non viene considerato il più grande di sempre. Eppure, a detta di molti, potrebbe essere perfino superiore a Pelè. Non dico a Maradona, che lì si tratta di bestemmiare in chiesa, qui a Napoli ovviamente. Ma Don Alfredo di Stefano perché non assurge le vette dell'Olimpo? Perché non ha mai vinto qualcosa con la nazionale, né che sia stata l'Argentina né che sia stata la Spagna. Così come John Cruyff non aspira a quest'Olimpo, perché non ha vinto con la nazionale. E la nazionale alla fine è quello che dà la gloria più grande ai calciatori e alle nazioni. Andar fuori da un Mondiale non è roba da poco. Quindi non si può pensare che i club possano prevalere sulle nazionali. Questo è un concetto sbagliato dal mio punto di vista. Però su tutto il resto De Laurentiis non è che ha ragione, di più. Perché una cosa è dover contribuire alle nazionali, una cosa è essere vessati dal calendario internazionale. Perché giustamente, dice De Laurentiis, voi mi rompete i giocatori. Io non ho una finestra di mercato per cui non li posso sostituire, nel frattempo non mi risarcite neanche. Ma perché se io pago un calciatore 12 mesi all'anno, anche stipendi corposi, uno che mi prende 3,6 milioni per fare un esempio, netti, io ogni mese gli verso 300 mila euro. Se tu me lo fai perdere per tre mesi, ma questi 900 mila netti, perché li devo pagare io? Visto che io non usufruisco delle sue prestazioni, che poi all'ordo sono molti di più, perché non li paghi tu Federazione, visto che mi hai preso il calciatore e me l'hai rotto sotto la tua disponibilità? Ragionamento che non fa una piega. In più, perché non mi apri una finestra di mercato e mi consenti di sostituirlo? Perché così tu falsi i campionati. L'hai falsato per il Milan, che ha perso Rabiot, Pulisic, lo falsi per noi, che abbiamo perso Rrahmani e Anguissa per lungo periodo. E altro che Coppa d'Africa, Anguissa lo perdiamo tre mesi, punto e basta! Ed è una cosa che falsa i campionati, perché Anguissa è un giocatore dominante, fondamentale. In più, dice lui, sarebbe molto utile che i campionati partissero e finissero di seguito e poi si dà spazio alle nazionali. Lui parla di finire i campionati a marzo, aprile. Non è così che funziona il calcio, ovviamente. Però c'è la soluzione, sotto gli occhi di tutti. Chi sa perché, solo quando è arrivato il denaro a ungere, perché 22 membri su 24 del board della FIFA sono stati arrestati per tangenti, e lo dimostrano i documentari di Netflix, che sono lì, quattro puntate, chi non se ne è visto se lo andasse a vedere, perché è intervenuta la CIA americana su questa vicenda vergognosa, il mondiale d'inverno l'hanno saputo fare. Ma perché? Hanno oliato. Bisogna oliare per fare cose fatte bene? Cioè, che cosa ci vuole? A ridurre il numero delle squadre nei campionati, portandole perlomeno a 18, sarebbe meravigliosamente bello 16. Dopodiché fai un girone di apertura come fanno in Argentina, ti fermi nella pausa invernale, giochi la Coppa d'Africa, giochi le qualificazioni, giochi, domine Dio quello che ti pare. Poi si riparte, si fa il girone di clausura, tutto di filato e rigiochi le nazionali, le fasi finali, di tutte le competizioni che vi siete inventati, compresa quelle inutili, proprio assurde, come la Nations League. Anche perché in questo modo, nel momento in cui a dicembre si fanno male i calciatori nazionali, a gennaio c'è subito la finestra di mercato, puoi rimediare. Come si fanno male a giugno, dopo parte il mercato, puoi rimediare. Non hai mesi e mesi per aspettare di poter rimediare un eventuale infortunio importante, per cui la consecutio sarebbe perfetta, la Coppa d'Africa non inciderebbe sui tornei come fa attualmente, sarebbe semplicissimo armonizzare i campionati se sol si voglia. Ma pare che, come dice De Laurentiis, i campionati domestici, che sono quelli che reggono il baraccone, sono quelli dove la società caccia i veri soldi, non interessano più a nessuno, perché Infantino e Ceferin devono farsi i cavoli loro. Quindi, applaudo a quello che ha detto De Laurentiis, ripeto, non sull'importanza delle nazionali, ma su tutto il resto ha totalmente ragione. Bisognerebbe che i club, invece di pensare a fare la Superlega a numero chiuso, si riunissero nelle loro organizzazioni e protestassero vibratamente affinché i calendari vengano armonizzati. Ne andrebbe per le sorti stesse economiche dei club, che in questo modo vengono trattati come mucche da mungere.
La settimana ovviamente è stata anche l'insegna di Antonio Conte, che se n'è stato a Torino e questa cosa ha creato mille e una dicerie, voci. ‘Se ne va, si dimette, sta trattando la buonuscita, il Napoli c'è il piano B, il piano C, Thiago Motta’, De Laurentiis si detesta Thiago Motta, ve lo posso garantire per come si comportò. Sei ore di colloquio, dopo sei ore, non fece sapere neanche quali erano le sue idee veramente e le sue decisioni. Ne è rimasto malissimo da quel colloquio. Ma non è vero, non ci sono piani B, non ci sono piani C, si va avanti con Conte. Conte dovrà incontrare la squadra, dovrà rendere conto delle sue dichiarazioni molto pesanti nei confronti della squadra, ma dovranno anche arrivare al redde rationem con alcune questioni. Perché c'è il gruppo degli italiani che lo segue pedissequamente, i Politano, i Di Lorenzo, gli Spinazzola, sono con Conte tutta la vita. Il gruppo, cosiddetto degli stranieri storici, invece storce la bocca, certe dichiarazioni di Lobotka, che anche tramite il suo agente, seppure edulcorate, il McTominay, qualche altro calciatore, mal digerisce i carichi di lavoro di Antonio Conte. Perché dice, abbiamo tre competizioni, ci alleniamo poco, quel poco non ci puoi dare questi carichi di lavoro così pesanti. Ma di qui a dire che la rottura dei bicipiti femorali, che sono strappi dovuti a situazioni che non hanno niente a che vedere con la preparazione atletica, se non al contrario, si rompe chi non è preparato, non chi è preparato. Non venitemi a dire che perché caricano in allenamento sono soggetti di più a uno strappo muscolare. Ve lo può spiegare Emanuele Calaiò, ha fatto una dichiarazione straordinaria su Conte, dicendo: ‘Io non mi sono mai allenato così tanto, come con Conte, ma ho tratto beneficio negli anni a seguire e ho vinto anche con Conte quell'anno’. Quindi, sgombriamo il campo da dicerie. Conte è un pacchetto, ce lo prendiamo così com'è, lagnoso, lamentoso, sospettoso, tutto quello che vi pare. Ma il pensare che il Napoli si separi da Conte e che De Laurentiis abbia altre idee, toglietevelo dalla testa. De Laurentiis ha una sola idea in testa, Conte al timone e chi non si adegua e a gennaio chi non si adegua può anche andare via”.
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