“Dalla a Politano”: l’urlo di tutti quelli che non sono De Bruyne

Una fotografia, l'estrazione di un momento da una partita intera, un attimo che sfugge la banalità e incorona la grandezza di chi vede cose che altri non vedono. Il contrasto tra l’istinto comune del tifoso, che dallo stadio e davanti alla tv Urlava 'Dalla a Politano' e l’universo parallelo in cui vive De Bruyne, che non vede mai la giocata più ovvia, ma quella che ancora non esiste e che solo lui può inventare. E così, mentre il coro popolare invoca la giocata facile, Kevin si concede il lusso di pensare a qualcosa di infinitamente più complicato, eppure più giusto.
Gli occhi di Kevin, quando ha preso il pallone sulla propria trequarti, fotografano il campo con una risoluzione che appartiene solo ai grandissimi. Il punto è che De Bruyne non gioca dove siamo ma dove stiamo per essere. Anticipa il movimento, vede lo spazio un secondo prima che nasca, inventa una linea di passaggio che in quel preciso istante è pura utopia. Non si accontenta dell'appoggia, ma rischia la giocata. E viene premiato. Come accade ai coraggiosi, col talento sconfinato del belga.
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