Le scritture nascoste: ecco cosa può inguaiare la Juve nell'inchiesta Prisma

Dalle colonne del Corriere dello Sport, Alessandro Giudice si sofferma sull'atto d'accusa con il quale la Procura di Torino ha chiuso le indagini a carico dei vertici della Juventus, mettendo in evidenza così il "punto nodale" di tutta la questione: "Secondo la procura, la Juve sapeva di dover corrispondere gli stipendi - si fa riferimento al 2020, ndr - (almeno 3 delle 4 mensilità ufficialmente depennate) mentre lasciava intendere al mercato di aver consolidato un risparmio di spesa". Tale manovra, poi, si è "ripetuta negli anni successivi con un trascinamento di costi funzionale a rendere le perdite meno vistose spostandole in avanti, tanto che la società di revisione (Deloitte) muove rilievi al bilancio 21/22, evidenziando differenze tra le perdite contabilizzate e quelle che sarebbero risultate da una rappresentazione veritiera. Ne consegue anche un patrimonio netto alterato".
L'argomentazione della Juve secondo cui le differenze si compensavano nel triennio non pare convincente perché, sottolinea Giudice, "il bilancio annuale deve fornire ogni anno la rappresentazione veritiera e corretta della dinamica economica, per non indurre in errore ignari risparmiatori (o investitori) che possono negoziarne le azioni".
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