Napoli Basket, El-Amin: "Sono qui per vincere e lottare per squadra e tifosi! Sulla città..."

Napoli Basket, El-Amin: "Sono qui per vincere e lottare per squadra e tifosi! Sulla città..."
Ieri alle 18:40Basket Napoli
di Antonio Noto

Ishmael El-Amin, play-guardia del Napoli Basket, ha parlato sul canale ufficiale del club azzurro, nel corso della rubrica 'Time Out With': “Da dove viene questa tua barba? In realtà non c’è una vera storia. Mio padre ha giocato per molti anni in Europa, e lui ha sempre avuto una barba folta. Così, diciamo, la sto lasciando crescere. A volte la taglio, a volte la lascio fare il suo corso. Adesso, per esempio, la sto lasciando crescere liberamente. Non c’è nessun significato particolare dietro, semplicemente… la lascio fare. Ma quando la tolgo, sembro più giovane. Quando invece ce l’ho, mi sento più maturo. Quindi, diciamo che la tengo anche per quello.

Ishmael è un nome musulmano. Significa “colui che cammina con Dio”. I miei genitori hanno dato a me e ai miei fratelli nomi che iniziano tutti con la “I”. Io ho avuto la fortuna di ricevere “Ishmael”. È un nome speciale, come dicevo, significa “colui che cammina con Dio”.

“Ball State Cardinals”? Ho tantissimi ricordi! È lì che ho iniziato la mia carriera universitaria. Ho segnato 1000 punti, ho vinto molte partite, e ho vissuto tanti bei momenti dentro e fuori dal campo, con i miei compagni e con gli amici. È un posto che mi ha formato, che mi ha aiutato a diventare il giocatore che sono oggi. Un posto davvero importante per me”.

Come ho scoperto il mio talento per il basket? L’ho capito fin da piccolo. Come dicevo, mio padre giocava molto bene, a livello universitario, ha avuto un periodo anche in NBA e poi ha giocato in Europa per 15 anni. Sono sempre stato circondato dal basket. I miei genitori dicono che a nove mesi già schiacciavo una pallina nel cesto del bucato! Quindi il basket è sempre stato il mio primo amore, qualcosa da cui non mi sono mai separato. Ora cerco di farlo bene anche per me stesso”.

Come hai vissuto la tua esperienza in Europa, in Bulgaria, e quel cambiamento di vita? “E' stato il mio primo anno in Europa, da solo. Quindi all’inizio ho dovuto adattarmi. Avevo 21, forse 22 anni. In realtà 23 — era tre anni fa. Non è stato uno shock enorme, perché mio padre mi aveva già preparato. Conoscevo le differenze tra Europa e Stati Uniti. Alla fine, però, il basket è basket ovunque. Si trattava solo di imparare lo stile di gioco europeo e adattarmi. Sapevo di aver lavorato tanto, di essere un giocatore sicuro, quindi volevo solo dimostrare di poter competere ad alto livello"

Come hai visto con tuo padre il campionato italiano come tua destinazione? “Sapevamo che il livello qui è molto alto. Il campionato italiano è competitivo, pieno di grandi squadre. Sapevamo che sarebbe stata una bella occasione per me per mettermi in mostra, dimostrare che posso contribuire a vincere. Quando coach Magro e James mi hanno chiamato per propormi questa opportunità, non ci ho pensato due volte. Era una scelta ovvia per me”.

Che tappa rappresenta Napoli per la tua carriera? Puoi ancora crescere. “Sì, sicuramente è un passo avanti. Qualcosa che può aiutarmi a proseguire nella mia carriera. Io voglio solo aiutare a vincere. Se riesco a farlo ad alto livello, so che potrò continuare a salire. Qualsiasi cosa serva per vincere: è quello che sono venuto a fare”.

È speciale avere tua madre qui a Napoli: non sempre i genitori riescono a seguire i figli. “Sì, è vero. Lei è venuta solo per la prima partita in casa. È stato un momento speciale perché era da tanto che non stavamo solo io e lei. Ho molti fratelli — sono il maggiore di sei! Quindi era tanto che non passavamo del tempo solo noi due. È rimasta una settimana, abbiamo condiviso bei momenti insieme. E quella era la prima partita che vedeva dal vivo da quando sono professionista. È stato davvero significativo. Peccato non aver vinto quella partita, ma lei ha visto tante vittorie nella mia vita, quindi era felice lo stesso. Solo averla sugli spalti, per me, è stato abbastanza”.

Com’è stato il tuo primo impatto con Napoli e con i napoletani? “La prima settimana è andata bene, anche se ho dovuto un po’ adattarmi. Avevo paura di guidare, lo ammetto! Qui non ci sono regole per strada! Ma a parte questo, la gente è stata molto gentile e accogliente. Mi sono adattato in fretta e mi sto godendo il mio tempo qui”.

Conoscevi già qualcuno dei tuoi compagni di squadra? “No, li ho conosciuti tutti qui per la prima volta. Avevo solo giocato contro Ed al college. Ma io, Ed, Amir, Rasir e Savion abbiamo più o meno la stessa età e tanti amici in comune. Quando è uscita la notizia che sarei arrivato, molti dei miei amici conoscevano già qualcuno di loro. Quindi è stato facile legare, era come conoscersi già un po’.

E vi divertite anche fuori dal campo? “Sì, certo! Mi piace andare al mare, provare nuovi ristoranti. Sono un grande amante del cibo! Se qualcuno ha dei consigli su dove mangiare, me li scriva pure! Fuori dal basket mi piace rilassarmi, ma anche esplorare, vedere posti nuovi. Quindi faccio entrambe le cose: un po’ di relax e un po’ di gite”.

Qual è il tuo piatto preferito? “Adesso direi la pasta! Essere qui è perfetto per me. Sto provando tanti tipi diversi e adoro i sapori”.

Che sensazioni hai per questa stagione? "Ho ottime sensazioni. Penso che possiamo fare davvero grandi cose quest’anno. Stiamo continuando a crescere e a migliorarci giorno dopo giorno. Vogliamo che i tifosi vedano i nostri progressi e il nostro impegno per vincere. Credo che possiamo arrivare lontano”.

Come scegli le canzoni prima di una partita? “Di solito metto shuffle! Ho gusti musicali molto ampi: non ascolto solo rap o solo pop. Mi piace di tutto. Ascolto ciò che mi fa stare bene in quel momento. La musica mi carica, mi dà energia e mi mette di buon umore”.

Cosa vuoi dire ai tifosi napoletani? “Voglio dire che sono qui per vincere, per lottare per la squadra e per i tifosi. Ogni partita giochiamo per cercare la vittoria. Ma sempre restando me stesso, facendo ciò che serve per aiutare la squadra a vincere. Ogni partita è diversa, ma il mio obiettivo è sempre lo stesso: contribuire al successo”.