A Firenze per continuare la rivoluzione: in palio c'è "il campionato a parte" di Totti

(di Dario De Martino). Sarri ci ha provato in tutti i modi ieri ad isolare la squadra, anche dall'esaltazione napoletana. Pure l'entusiasmo della città in fermento, ora che c'è bisogno di concentrazione, poteva essere deleterio stavolta. Il tecnico non voleva che i suoi accumulassero troppa tensione. Tutto inutile. Il Napoli arriverà in campo con sentimenti contrastanti. Ci sarà tanta rabbia dopo il ribaltone della Juventus all'ultimo minuto contro l'Inter. La sensazione è quella post gol di Dybala alla Lazio (il Napoli perse 4-2 in casa con la Roma). Anzi peggio, molto peggio. Perchè qui alla beffa di un ribaltone dopo la speranza di un risultato positivo, c'è la consapevolezza che quel risultato è stato dettato dagli errori arbitrali. La corsa corretta, quella in cui due super-squadre se le danno di santa ragione ma con colpi corretti, ti entusiasma. Subire continuamente cazzotti sleali, invece, rischia di abbatterti. Mentalmente, più che per la potenza dei cazzotti.
LE MOTIVAZIONI PER ANDARE AVANTI. In queste ore che portano al Franchi, però, gli azzurri dovranno sforzarsi di far prevalere altro. La rivoluzione è già compiuta, ma va completata. Il palazzo trova mille marchingegni per resistere agli assalti, ma è necessario attaccarlo fino all'ultimo prima di dichiarare la resa. Bisogna far tremare il Re e fargli capire che i rivolosi sono pronti a spodestarlo, o comunque a metterlo a nudo. Solo così, anche se le guardie del Re riusciranno a proteggere fino all'ultimo il fortino, la rivoluzione potrà dirsi completata. Ed allora il sarrismo potrà festeggiare. Prendendosi gli applausi del San Paolo contro il Crotone, comunque vada. Completare la rivoluzione è un dovere etico e morale che le truppe sarriste hanno nei confronti dei loro seguaci. Il popolo napoletano, certo, ma non solo. C'è mezz'italia, quella anti-realista, che s'è innamorata del calcio di Sarri e che ha sperato che stavolta sì, qualcuno potesse farcela davvero. La speranza non è morta, ma sicuramente ha subito un colpo quasi fatale. Però bisogna dar seguito a quanto costruito e completare la rivoluzione. C'è l'Italia rivoluzionaria che si è riconciliata con il calcio guardando l'esercito azzurro. Non la si può tradire.
LO SCUDETTO DI TOTTI. C'è un altro motivo per giocarsi la partita di oggi a Firenze come se a Milano ieri si fosse giocata una partita regolare: in palio c'è un vero titolo. Potremmo ribattezzarlo lo scudetto di Totti. Ieri notte, come spesso accade quando episodi arbitrali spianano la strada ai bianconeri, hanno circolato su internet vecchie immagini e vecchie dichiarazioni di calciatori, allenatori e dirigenti imbufaliti per l'essere stati penalizzati dagli errori arbitrali in favore della Juventus. C'era il "ci può stare" di Rafa Benitez, le immagini di Iuliano-Ronaldo, il gol di Turone e tutte quelle storie che negli anni hanno allontanato i tifosi dal mondo del calcio. E poi c'erano le parole di Francesco Totti: "Noi abbiamo perso, certo, ma non siamo stati battuti dalla Juventus. I bianconeri dovrebbero fare un campionato a parte...". Se fosse così, il Napoli avrebbe già vinto. Ma questo scudetto è speciale, va conquistato e confermato fino all'ultimo secondo. A Firenze, e nelle altre tre partite, lo spirito deve essere battagliero. Bisogna certificare la vittoria dello scudetto di Totti. Bisogna completare la rivoluzione. Ai realisti potrà pure restare un titolo ufficiale. Ma il Napoli passerà comunque alla storia: può vincere lo scudetto rivoluzionario!
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