Da Zero a Dieci: la festa social dei tifosi della Juve, l’abuso della parola vergogna, la sconfitta annunciata a settembre e la sindrome involutiva di Amadou

16.02.2018 10:25 di Arturo Minervini Twitter:    vedi letture
Da Zero a Dieci: la festa social dei tifosi della Juve, l’abuso della parola vergogna, la sconfitta annunciata a settembre e la sindrome involutiva di Amadou
TuttoNapoli.net
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

(di Arturo Minervini) - Zero a questa rivoluzione social in atto. Zero perché in fondo lo sapevamo già, ce l’avevano fatto intuire. Zero a chi adesso ha il fucile puntato contro Sarri, che si è trovato di fronte una bella squadra con maggiori motivazioni. Per alcuni può essere una colpa, per altri una fantastica debolezza umana. La vita è fatta di scelta ed il Napoli in maniera anche inconsapevole la sua scelta l’aveva già fatta nella prima giornata dei gironi di Champions. Figuriamoci se le cose potessero cambiare per una gara di Europa League. Aiuterà anche questo a crescere. Inutile fare processi adesso, c’è un bene più grande da perseguire. INSIEME.

Uno come il minuto che passa per vedere il Lipsia vicino al gol. Piccolo campanello d’allarme che faceva presagire una serata diversa. Una serata che a lunghi tratti ha visto il Napoli attendere l’avversario, subirlo. Una sensazione strana, che avevamo ormai dimenticato. Anche questo racconta della rivoluzione sarriana, dell’ormai assoluta desuetudine a vedere gli azzurri alle corde subire passivamente l’avversario. Si potrebbe andare tutti a vedere una partita del Napoli di Mazzarri e vedere l’effetto che fa…

Due errori imperdonabili, per uno che in campo doveva entrare con la voglia di sbranare ogni pallone. La prestazione di Diawara è preoccupante in particolare sotto il profilo mentale che spiega in gran parte l’involuzione tecnica. La questione è più ampia, coinvolge anche il modo di gestire la rosa e di tenere sulla corda una parte della rosa che ormai sa di essere sempre e solo un’alternativa a gara in corso. Detto questo, resta il fastidio per la prestazione molle di un ragazzo che a 20 anni dovrebbe avere la stessa voglia di spaccare il mondo come Tony Manero al sabato sera ed invece preferisce mettere il pigiama con disegnati dei Carlini e vedere C’è posta per te.

Tre reti del Lipsia che fanno esultare il popolo Juventino che nemmeno per il famigerato 5 maggio di Ronaldo. Gioia repressa che viene fuori dai tombini, frustrazione tipica di chi soffre da mesi, stile Fantozzi che si tira una martellata sul pollice e corre tre chilometri prima di urlare. Tanta rabbia covata per una squadra che ha messo in discussione le certezze bianconere e, soprattutto, è riuscita a prendersi i complimenti da ogni parte d’Europa. Un Europa che è nelle mire di Sarri, ma che quest’anno per una serie di combinazioni il Napoli ha scelto di mettere in secondo piano. Atteggiamento che può essere criticabile, ma che è apparso chiaro sin da subito.

Quattro presenze dal primo minuto calcolando già la gara di ritorno con il Lipsia. Questo è un dato da analizzare, non adesso, ma per il futuro. Marko Rog ha giocato da titolare solamente tre gare fino a questo punto della stagione: le due in Coppa Italia e quella d’andata con il Lipsia. Mai titolare in campionato, mai titolare in Champions. Non il modo migliore di stimolare un ragazzo che ha sempre risposto presente quando inserito a gara in corsa. Su questo aspetto Sarri dovrà lavorare. E tanto.

Cinque ad un Koulibaly lontano parente del dominatore assoluto che siamo abituati a vedere. Brutto linguaggio corporeo per Kalidou, apparso svogliato fin dal fischio d’inizio. Disinteressato alla gara come ad una puntata di Marzullo proiettata in una discoteca, è lo specchio più fedele di un tasto dell’interruttore nel cervello che non è mai stato messo sull’ON.

Sei alla serietà di Maggio. Ancora una volta risponde con professionalità alla chiamata, prova con ogni goccia di sudore rimasta a difendere quella maglia che proprio non riesce ad abbandonare. Un esempio per tutti, soprattutto per i più giovani. Sempre applausi per un uomo così.

Sette a questo Lipsia, che solo un poco informato poteva sottovalutare. Calcio moderno, dinamico, con interpreti di assoluto valore. Una lezione per il nostro calcio, abituato a proporre (a partire da chi detiene il titolo) un calcio finalizzato al distruggere e mai al creare. Al San Paolo abbiamo visto una squadra che gioca a calcio, che propone idee, che non si accontenta di speculare sul gioco altrui. Efficienza teutonica al servizio del pallone. Complimenti.

Otto alla rasoiata di destro di Ounas che a confronto Sweeney Todd è lo sbarbatello della pubblicità di un dopo barba. Perfetto il destro con cui Adam scaccia via tutti i cattivi pensieri di un mercato di gennaio che l’ha visto traballante come la Torre di Pisa. Iniezione di ottimismo importante per un ragazzo che deve comprendere solo come incanalare al meglio il suo straripante talento. Un gol che potrebbe valergli qualche minuto in più in questo finale di stagione. Forse…

Nove come settembre, diciassette come giorno. Era il 17 settembre, al San Paolo di scena il Benevento. Quattro giorni prima in Ucraina Sarri aveva fatto abbondante rotazione nella prima sfida di Champions, poi persa, contro lo Shakhtar. Era tutto chiaro sin da allora. Era il piano del Napoli, il grande sacrificio compiuto per inseguire un sogno. Anche una piccola ammissione di colpa, per non essere riusciti a trovare un giusto equilibrio nelle rotazioni. Quel giorno e la gara con il Lipsia nascono dallo stesso pensiero. Che farà arrabbiare in molti, ma che è nato in maniera spontaneo. “Quando ti trovi davanti a due decisioni, lancia in aria una moneta. Non perché farà la scelta giusta al posto tuo, ma perché nell'esatto momento in cui la moneta è in aria, saprai improvvisamente in cosa stai sperando”. La verità è che il Napoli ha sempre sperato di uscire da questa Europa…

Dieci ai filosofi della mentalità. Ai motivatori. Ai Life Coach che usano tanti # per dare più forza al loro pensiero. Quelli che ti vogliono insegnare come si va, come si vive. Quelli che adesso dicono: non abbiamo la mentalità vincente. Quelli che dimenticano che in campionato il Napoli ha vinto 20 partite su 24 (perdendo solo una volta). In questo momento storico, anche per la serie incredibile di infortuni e le squalifiche, il Napoli non aveva la forza per affrontare al meglio questo doppio impegno. Per gestirne le insidie, senza pagare pegno in campionato. È una realtà che va accettata, metabolizzata, compresa. Senza voler necessariamente fare la morale a qualcuno. Senza doversi per forza ergere ad insegnati del nulla. Restiamo con i piedi per terra. TUTTI.