Lotta al pezzotto, la Polizia annuncia 7 arresti: giro d'affari da 10 milioni

Lotta al pezzotto, la Polizia annuncia 7 arresti:  giro d'affari da 10 milioniTuttoNapoli.net
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
Oggi alle 19:00Notizie
di Pierpaolo Matrone

Distribuivano ad un numero elevatissimo di utenti, palinsesti live e contenuti on demand protetti da diritti televisivi di proprietà di piattaforme come Sky, Dazn, Mediaset, Amazon prime e Netflix, tramite un sistema di Iptv illegali, con profitti mensili stimati in milioni di euro. Al termine dell’indagine "Gotha 2" svolta dai poliziotti del Centro operativo per la sicurezza cibernetica di Catania, coordinata dal Servizio polizia postale e per la sicurezza cibernetica di Roma, sette persone sono state arrestate. Gli indagati sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla diffusione illecita di palinsesti televisivi ad accesso condizionato (pay-tv), accesso abusivo a sistema informatico e frode informatica.

L’attività investigativa che ha portato agli arresti è il naturale proseguimento dell’indagine “Gotha” conclusa nel 2022. Attraverso l’analisi dei dispositivi sequestrati (computer, smartphone, server) e dell’elevato volume di flussi finanziari, gli investigatori hanno raccolto materiale utile a confermare e delineare con precisione l’esistenza di un’associazione criminale, gerarchicamente organizzata con distinti e precisi ruoli al suo interno. I vertici del gruppo criminale erano presenti sia sul territorio nazionale, in particolare a Catania, Roma e Brescia, sia all’estero.

Gli arrestati sono ritenuti dagli investigatori al vertice del mercato illegale dello streaming italiano perché, oltre a dirigere il l’associazione, decidevano anche i costi degli abbonamenti, le eventuali sospensioni del servizio e le modalità di distribuzione dei dispositivi, coordinando i singoli operatori in tutto il Paese.

Per lo svolgimento dell’attività, il gruppo criminale sfruttava una infrastruttura tecnica articolata che prevedeva l’utilizzo di numerosi server noleggiati presso società di hosting estere, la cui gestione era affidata agli esperti dell’orgainzzazione. Per sviare le eventuali indagini su di essi, gli arrestati utilizzavano applicazioni di messaggistica crittografata, identità fittizie e documenti falsi per l’intestazione di utenze telefoniche, carte di credito, abbonamenti televisivi e noleggio dei server.

I profitti accertati solo nell’arco temporale dell’indagine, ammontano a circa 10 milioni di euro, ma si stima che i danni per l’industria audiovisiva possano superare i 30 milioni di euro mensili, considerando che il sistema gestiva circa il 70 per cento dello streaming illegale nazionale, pari a oltre 900mila utenti.