Inchiesta arbitri, Repubblica: Zappi incastrato dai due ex designatori di C e D
L'inchiesta della Procura Federale sulla gestione del presidente degli arbitri, Antonio Zappi, rischia di provocare un vero e proprio terremoto nel mondo dei fischietti italiani. Le 16 pagine della chiusura delle indagini, di cui dà conto La Repubblica, mettono in luce un presunto sistema di pressioni e promesse disattese finalizzato a facilitare l'ascesa di Orsato e Braschi ai vertici.
Il caso ruota attorno alle dimissioni richieste a Maurizio Ciampi e Alessandro Pizzi, designatori rispettivamente di Serie C e Serie D, i cui incarichi erano ambiti dai due ex arbitri. Le testimonianze dei diretti interessati sono drammatiche: Ciampi, ex designatore CAN C, ha raccontato alla Procura di aver avuto una "crisi di nervi" e di essersi messo a piangere in seguito alla telefonata di Zappi, che tentava di convincerlo a lasciare con la promessa che non ci sarebbero state conseguenze economiche. Una promessa non mantenuta, come dimostra la ricostruzione di Pizzi, ex designatore CAN D, che pur avendo un contratto da 50mila euro annui, si è ritrovato con un compenso abbassato a 20mila euro.
A rendere la situazione più grave sono i messaggi Whatsapp inviati da Zappi a mezzanotte e 39 minuti del 4 luglio, poche ore prima delle nuove nomine. Il presidente suggeriva la formula esatta per scrivere le dimissioni, un tentativo, secondo la Procura, di farle apparire "spontanee" quando in realtà erano "indotte". Quando Pizzi ha scritto che le dimissioni arrivavano "apprese le intenzioni del presidente", Zappi ha prontamente chiesto una correzione, preoccupato che la formula potesse suggerire una richiesta forzata, circostanza che la Procura e le vittime ritengono invece essere vera.
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