L'editoriale di Sconcerti: "Perché calcio non dovrebbe ripartire? Ma i giocatori non siano reclusi"

Nel suo editoriale per il Corriere della Sera, il giornalista Mario Sconcerti è favorevole alla ripresa del campionato ma a una condizione: non recludere i giocatori. Le sue parole: "Non c’è niente di sbagliato nel calcio che vuole ricominciare. Il calcio è il mio amico, il mio lavoro, la mia compagnia da una vita. Perché non dovrebbe ricominciare? A essere sbagliato non è il calcio, sono le condizioni in cui lo si mette. Avete capito cosa si chiede ai giocatori, alle squadre, al personale di servizio? Di rimanere reclusi in alberghi per due mesi, da giugno a settembre se si fanno le Coppe. Di lasciare i ritiri solo per entrare negli stadi e gli stadi per entrare nei ritiri, sempre gli stessi.
Senza vedere nessun familiare né qualunque tipo di congiunto, rimanendo lontani uno dall’altro anche nella stessa squadra, anche quando si mangia, si dorme o si cerca di distrarsi. Si chiede di giocare senza pubblico, di finire la partita, andare ad allenarsi e poi ricominciare ad aspettare la partita. Sempre da soli. Anche se non ci fosse esposizione al virus, che invece naturalmente c’è, sarebbe una cosa poco dignitosa, abbastanza barbara, molto più che medioevale. Il Medioevo era già tempo di monasteri e biblioteche, di comuni, perfino di un’idea di Stato. Qui si tratta di individui che restano reclusi per mesi e ne escono due-tre volte a settimana per andare a divertire un pubblico che non li ha chiesti". Per lui, va trovata una soluzione.
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