Tavecchio: "Se non si finiscono i campionati sarà un dramma, servirà una grossa riforma"

L'ex presidente federale Carlo Tavecchio è intervenuto in diretta a Stadio Aperto, sulle frequenze web di TMW Radio.
09.04.2020 10:30 di Redazione Tutto Napoli.net  Twitter:    vedi letture
Tavecchio: "Se non si finiscono i campionati sarà un dramma, servirà una grossa riforma"
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© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

L'ex presidente federale Carlo Tavecchio è intervenuto in diretta a Stadio Aperto, sulle frequenze web di TMW Radio, cominciando dall'esporre le sue sensazioni sulla possibile ripresa: "Il problema è determinante per il sostegno economico che devono avere le società. Se chiudono il campionato non mantenendo gli impegni con la produzione dei diritti tv diventa un danno quasi irreparabile. Devono risolverlo in un modo o nell'altro, anche se la cosa più importante è la salute il campionato va chiuso. I diritti vengono pagati se le partite sono trasmesse e se non pagano è un dramma. La UEFA ha sospeso le coppe ma dice che i campionati vanno finiti, a meno di tragedie irrisolvibili".

Alcuni club poi, con classifica cristallizzata, potrebbero fare dei ricorsi. "Si apre un fronte legale. Bisogna puntare a finire, anche durante l'estate".

La UEFA porterà avanti il discorso? "Prima bisogna risolvere il campionato. Tanto lo sanno tutti bene che non sarà tutto come prima, è evidente. Tutti provano a nasconderlo, ma ad essere onesti è arrivato il momento di una riforma. Io tre anni fa dissi che la madre di tutte le battaglie è la riforma dei campionati. Non si può più pensare di avere più di 100 squadre professionistiche in Italia, solo l'Inghilterra ce le ha, ma hanno pure 3 miliardi di diritti tv, noi 1,5. Si ridurranno i professionisti, e poi bisognerà sostenere il movimento dilettantistico. Credo che sarà molto dura raccogliere sostegni locali per mantenere 15.000 associazioni. Saranno turbati i sogni di tanta gente".

Quante squadre professionistiche vorrebbe? "Io parlavo di un numero magico: 18 di A, 18 di B, e due C da 18. Una settantina di squadre. Non abbiamo la capacità di avere più società, non ci sono risorse. E oggi avrei pure il dubbio sulle trentasei di Lega Pro...".

Sulla querelle AIC-Lega a proposito del taglio di stipendi, che pensa? "In questo momento una cosa va messa in chiaro: i tempi delle vacche grasse non ci saranno più. Il sistema dovrà essere rimodulato in funzione dei ricavi. In questo momento tutti hanno anticipato i diritti tv per poter stare sul mercato. Ora mancato introiti vari metteranno in condizione parecchie società, se non aumenteranno il capitale sociale, di non pagarli gli stipendi. Serve trattare per salvare le società da fallimenti a iosa".

Il Governo può aiutare lo sport? "Se le cifre sono quelle che ho sentito, ci sono 80.000 società sportive dilettantistiche tra tutte le discipline. Ma è dura far capire al Governo o allo Stato di intervenire per dare contributi a soggetti che hanno dipendenti pagati milioni di euro l'anno. Credo che interverranno su chi guadagna meno".

Come ha risposto il calcio all'emergenza Covid-19? "Il Coronavirus non l'ha capito nessuno. Né gli americani e nemmeno gli inglesi o i nordici. Noi abbiamo avuto una tragedia immediata, adesso son capaci tutti e son tutti professori".

Quando si potrà riprendere davvero? "Per la ripresa del calcio è imprescindibile finire i campionati, anche arrivando a agosto o settembre. Così mantieni gli introiti della Serie A. In B invece sono 60 milioni che dipendono dalle mutualità... Se non arrivano è una catena di Sant'Antonio, che parte dall'alto e arriva alla valle. Ci saranno da rispettare le distanze, la sanificazione... Il momento è duro e drammatico e purtroppo il brutto deve ancora venire".

Quale immagine dell'emergenza l'ha colpita di più? "La sensazione di impotenza, sono rimasto impressionato da un intervento che ha fatto 4 anni fa Bill Gates sulla questione dei mali del mondo. Non metteva più la bomba atomica ma il virus. Nessuno l'ha ascoltato: il mondo si è procurato l'eccellenza delle armi e non ci siamo accordi che ci sono rischi grossi".