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Clemente di San Luca: “Fallo di Rrahmani su Koné? È bene ripassare le regole...”

Clemente di San Luca: “Fallo di Rrahmani su Koné? È bene ripassare le regole...”
Oggi alle 09:00Le Interviste
di Davide Baratto

Guido Clemente di San Luca, Docente di Giuridicità delle regole del calcio presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università Vanvitelli, ha commentato l'ultima giornata di campionato ai nostri microfoni: "

Che soddisfazione! Battere la Roma a casa sua, con lostadio giallorosso pieno di entusiasmo e aspettative da primato.Mortificato. Ahhh, che gioia, che goduria! Il tifoso azzurro hatrascorso una notte serena, fiduciosa e confidente. Vincere all’esito di un’aspra battaglia uomo su uomo. Niente di eclatante, sia chiaro. Ma per certo assai entusiasmante e gratificante.

Dopo questa vittoria si può dire che la compattezza sia stataritrovata. Le scene finali sono molto eloquenti e confortanti, più diqualsiasi parola. Sembra proprio che la confusione post-Bolognasia acqua passata. Non abbiamo saputo cosa e come sia accaduto(e forse lo sapremo solo fra qualche anno, se e quando qualcunodei protagonisti scriverà le sue memorie). Ma la prossemica deigiocatori a fine gara è un fatto: i loro gesti, i loro sguardi, le lorogrida festanti verso la rappresentanza del popolo azzurro presente.Sono segnali inequivocabili dello stato psico-emotivo dellasquadra.

A quanto si vede da tre partite a questa parte, insomma, puòdirsi fondata la speranza che il peggio sia passato. Naturalmente,tutto è in gioco. L’emergenza infortuni – nonostante abbiagenerato di fatto il nuovo corso tecnico-tattico (con ogniprobabilità, senza i KO di Zambo e KDB, Neres e Lang starebberoancora nell’ombra, un po’ in disparte) – permane ed è un ostacolonon insignificante.

Domani col Cagliari in Coppa Italia, vedremo in camposicuramente più d’uno dei giocatori meno impiegati: Mazzocchi,Vergara, Lucca, Ambrosino (oltre ad Elmas e Politanoovviamente, che sono sicuramente dei co-titolari). Con curiosità e fiducia nella loro determinazione.

2. Purtroppo, si deve registrare, non senza preoccupazione, la conferma di una diffusa scarsa conoscenza, fra i principalicommentatori TV, del Protocollo VAR e delle regole del gioco. Due esempi pregnanti ed eloquenti, particolarmente indicativi e sintomatici di questa manchevolezza.

Sul rigore negato alla Lazio contro il Milan, a Sky mostranoclamorosa ignoranza, in primo luogo, del Protocollo: il VARinfatti deve intervenire, perché c’è stato un vizionell’accertamento del fatto. Ma anche del Regolamento: il calciodi rigore è inopinabile, perché il braccio di Pavlovic allargaoggettivamente il volume del corpo, e l’arbitro, nel confermareche lo sarebbe, per negarlo letteralmente inventa un fallo diMarusic, che semmai lo subisce.

Continuano a ripetere stancamente: «per me questi non sono rigori», «per me lo sono». Ma diamine, c’è la regola! Il gomito di Pavlovic aumenta o no il volume del corpo? Conta solo questo. Richiamano impropriamente il dato testuale della Regola 12,riferendosi alla «naturalezza» come elemento aggiuntivo, o condizione ulteriore, rispetto all’aumento di volume, ritenendo erroneamente che non sia sufficiente che vi sia oggettivamente piùvolume. Richiamano perciò la mancanza di congruità della disposizione e la necessità che il concetto venga espunto dal testo normativo.

Si sbagliano. Il dettato della regola parla espressamente di mani «posizionate in modo innaturale aumentando lo spaziooccupato dal corpo». Secondo un’interpretazione giuridica del testo, invero, la ‘innaturalezza’ è determinata dall’aumento dellospazio occupato dal corpo. In altre parole, il gerundio«aumentando» è esplicativo del modo innaturale. La rilevazione,pertanto, è pressoché oggettiva. Basta leggere il prosieguo: «Si considera che un calciatore stia aumentando lo spazio occupato dal proprio corpo in modo innaturale quando la posizione delle sue mani/braccia non è conseguenza del movimento del corpo per quella specifica situazione o non è giustificabile da tale movimento. Avendo le mani/braccia in una tale posizione, il calciatore si assume il rischio che vengano colpite dal pallone e di essere punito». La precisazione, verosimilmente, allude alle fattispecie in cui le mani/braccia non potrebbero che esseredisposte a quel modo: si pensi al caso del giocatore cadente che cerca di evitare di farsi male poggiandole sul terreno. Del resto, chi intende la ‘naturalezza’ senza la gerundiva che la qualifica, reintroduce – più o meno surrettiziamente – uno spazio discrezionale più ampio. Proprio quello che il dettato normativo ha inteso circoscrivere per contenere l’arbitrarietà. Se lo si fa,dunque, si finisce per alimentare la mancanza di uniformità (che si dichiara di voler ridurre).

In Roma-Napoli s’è discusso di un fallo di Rrahmani su Konè, che avrebbe viziato l’azione del gol di Neres. Un valente collega più giovane, di fede giallorossa, mi ha subito scritto con dileggio: «dai parliamo della qualificazione del fatto, Massa oggiè partenopeo». A parte che il direttore di gara aveva sin lì illegittimamente non comminato a giocatori romanisti due, se non tre, cartellini gialli per evidente «imprudenza», su Konè non v’è alcun fallo. E bene ha fatto il VAR a non intervenire, giacché l’accertamento del fatto non presentava alcun vizio (Aureliano, impeccabile, è fra i migliori: non a caso – come La Penna – ha formazione giuridica, è un avvocato). Il difensore azzurro prendepalla e poi tira dietro il piede proprio per non determinare «pericolo» o «conseguenze» per l’avversario. È un luogo comune infondato (perché privo di base normativa) quello secondo cui è fallo ogni ‘entrata in scivolata’.

Il collega, poi, invocava un mancato giallo a Lang, per«gioco pericoloso» su Svilar. Il VAR non può intervenire perché in ogni caso non sarebbe un fallo da «vigoria sproporzionata» o da «condotta violenta». Rivedendo le immagini con attenzione, comunque, Lang era in anticipo e tocca il pallone nel palese tentativo di segnare anticipando il portiere avversario, che esce su di lui, come si suol dire, ‘a valanga’. Vengo accusato di non essere credibile, perché interpreterei le regole da tifoso, negando che l’attaccante del Napoli sia intervenuto «con il piede a martello». Ora, può anche essere opinabile chi dei due giocatori, nel contrasto, sia intervenuto con «imprudenza». È un fatto, però, non confutabile chi arrivi prima sul pallone. Perciò, è sempre bene ripassare le regole, a prescindere dalla maglia per cui si fa il tifo".