IL 2011 DI LAVEZZI - Tra accelerazioni da brivido e imprecisione. Un anno alla velocità del Pocho

IL 2011 DI LAVEZZI - Tra accelerazioni da brivido e imprecisione. Un anno alla velocità del PochoTuttoNapoli.net
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
domenica 1 gennaio 2012, 23:45Notizie
di Massimiliano Bruno
Il 2011 dell'attaccante argentino: dai soliti errori alla maturazione

Croce e delizia, dottor Jekyll e Mr. Hyde, hombre del pueblo e dannazione. Chi più ne ha ne metta, ma Ezequiel Lavezzi è da sempre uno che divide: lo si ama incondizionatamente o lo si critica alla prima occasione utile. La causa? Sarebbe meglio parlare di cause: fulcro del gioco – è colui che fa saltare il banco con la velocità nell’esecuzione e le sue proverbiali accelerazioni – ma inconsistente in zona gol.

E’ tutto perfettamente concretizzato nel suo 2011, con due elementi – come capita spesso per lui, uno a favore ed uno contro – parzialmente nuovi: qualche disattenzione di troppo che ha condizionato lo splendido cammino degli azzurri nello scorso campionato, e da contrappasso una significativa maturità conseguita sotto l’aspetto del gioco e del carattere nell’attuale stagione. Analizziamo per punti.

GENNAIO-MAGGIO – E’ il 12 febbraio del 2011 quando il Napoli espugna Roma e si lancia prepotentemente nella lotta per il titolo. La gloriosa vittoria lascia però un’eredità pesante: Lavezzi e Rosi si sputano a vicenda, la prova tv inchioda l’argentino costretto a tre giornate di squalifica. Salterà la sfida scudetto con il Milan, episodio che, alla luce della ristrettezza della rosa di Mazzarri, estromette il Napoli dalla corsa scudetto. Pochi gol (solo tre), tanta roba in versione assist-man e tra le linee avversarie. Non è una novità, ma i più puntigliosi non possono dimenticare la sfida di Vila-Real in Europa League, quando gli errori sottoporta del Pocho costarono alla banda Mazzarri un’immeritata eliminazione.

SETTEMBRE-DICEMBRE – Dopo una parentesi poco felice con la sua Argentina in Coppa America, Lavezzi si carica il Napoli sulle spalle. E’ l’anno della maturità, l’argentino fa sentire la sua voce nello spogliatoio e sul campo prova a rivestire i panni del leader. Il gruppo premia l’atteggiamento nuovo e fa quadrato intorno al Pocho, ora non soltanto una mina impazzita nelle difese avversarie ma più concreto al servizio della squadra, parte integrante di un progetto tattico che fa di lui una pedina chiave. Mancano ancora i gol (solo tre), ma tanti ne passano per lui anche in Champions nel “girone della morte”.

PRENDERE O LASCIARE quindi: è la frase che più di tutte è nata per il genere Lavezzi. Una dannazione, una maledizione se privata di eufemismi. L’ineguagliabile tifo partenopeo ha fatto la sua scelta: prendere! E sta con Lavezzi a prescindere. Gli addetti ai lavori frenano, esaltandolo quando c’è da farlo ma evidenziandone anche i limiti. Quelli come lui del resto sono così: amore, passione e dannazione.

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