Da 0 a 10: Lozano scappa, Sinisa distrugge Sky, l'incubo tribuna per Milik e il cazziatone di Gattuso

Altra vittoria del Napoli: decide Lozano. In gol anche Mertens, Gattuso non vuole abbassare la guardia. Delude Milik, ormai destinato alla cessione
09.07.2020 12:52 di Arturo Minervini Twitter:    vedi letture
Da 0 a 10: Lozano scappa, Sinisa distrugge Sky, l'incubo tribuna per Milik e il cazziatone di Gattuso
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

(di Arturo Minervini) - Zero tempo da perdere. Il viaggio in profondità di Rino Gattuso, fino al nucleo pulsante di questo Napoli, non prevede soste in Autogrill, nemmeno per un Camogli. Rino è un martello dell’Eden, punta al successo più di ogni altra cosa e vuole che la squadra acquisisca quella cattiveria che da calciatore gli ha fatto vincere ogni trofeo. Il ‘cazziatione’ a Maksimovic mentre tutti gli altri esultavano per il gol di Lozano è manifesto ideologico da affiggere su ogni parete. Non esiste momento migliore di adesso per imparare ad essere migliore. 

Uno il gol annullato a quel diavoletto nato a Skopje ai tempi in cui il mondo teorizzava apocalittiche conseguenze al Millennium bug. Quando Elmas tocca il pallone, non lo fa come gli altri. C’è un rapporto differente, un’intimità quasi oscena per la conoscenza profonda che esiste tra il diamante macedone e quella sfera che riesce a domare con la sola imposizione dello sguardo. Visioni pallone che abbinano estetica e pratica, processo evolutivo che lo porterà ben presto ad assumere un ruolo ancora più centrale nel sistema solare azzurro. Un Elmas che splende, solo per me, un diamante in mezzo al Sole. 

Due mondi che viaggiano, tutto è collegato. Chissà cosa sarà accaduta dall’altra parte del mondo, quando Elseid Hysaj prova il destro da fuori area che finisce abbondantemente a lato. “Ogni decisione in favore di qualcosa è una decisione contro qualcosa” ci ricorda la serie Dark. Caro Hysaj, quando sei ai venti metri la decisione migliore è una sola: passala. Con affetto e stima immutata.

Tre…nta minuti e nemmeno una parola sul Bologna. L’accusa di Mihajlovic a Sky infiamma un tema già rovente, invita alla riflessione su un dibattito calcistico ormai monopolizzato da tre squadre. È un invito alla riflessione, ad un chiacchiericcio che è costretto ad esaltare sempre gli stessi protagonisti per soddisfare quelli che mangiano i pezzi più grandi della torta. Svanita la magia, la legittima aspirazione dell’impresa, del gigante che viene abbattuto dalla volontà e dal sacrificio. Un pallone a rischio noia. In campo e fuori, dove lo schema comunicativo vuole atteggiarsi come figlio dei new media ma è solo un anziano che indossa un giubbotto di pelle e prova a sentirsi figo come Arthur Fonzarelli.

Quattro al brutto approccio alla gara di Milik, offuscato da questo addio ormai annunciato. Entra in campo e sembra già avere i contorni sbiaditi di una fotografia di un ex nascosta sotto la polvere di un cassetto, distratto da un futuro che non sarà più azzurro. Confuso da tinte bianconere che ora cantano come sirene in fase di corteggiamento, l’attaccante polacco sarà uno dei temi più roventi dell’estate. Vuole la Juve, il Napoli vuole tanto cash, la Juve non vuole dare il cash chiesto dal Napoli: si profila un braccio di ferro. Dovesse rifiutare tutte le altre destinazioni De Laurentiis è pronto a lasciarlo un anno in tribuna. 

Cinque assist in campionato dell’Amico Geniale. Perché puoi impegnarti quanto vuoi, ma se madre natura non ti ha regalato quello che ha consegnato in abbondanza a Fabiàn, allora rischi di stare sempre un passo indietro allo spagnolo. Secondo tempo di onnipotenza calcistica, letteratura fluente e snella che descrive paesaggi pronti a diventare fantastici per i compagni. Il lancio che rischia di cambiare la vita di Lozano è l’elogio della semplicità dei grandi, l’istinto invincibile di abbellire con tocchi soavi una partita di calcio. Un lusso esagerato, come quello ostentato dai truffatori finti influencer. Se lo dite a qualcuno ci scappa pure una tassa  extra per il Napoli.

Sei come simbolo della normalità. Come richiamo all’essenza. Come l’abitudine che rende un giorno più sicuro. Insigne ha imboccato una strada virtuosa, la percorre finalmente orgoglioso di indossare una fascia che ora non è più un peso ma ha l’effetto di una pasticca di NZT-48. È un Lorenzo ‘Limitless’ quello rigenerato da Gattuso in esplorazione continua nella mente del capitano azzurro. “In ogni mondo c'è dentro un mondo che ha dentro un mondo che ha dentro un mondo”. Safari dentro la testa di Insigne, primordialmente Magnifico. Anche nei piccoli gesti. 

Sette alla diga che non t’aspetti. Mario Rui ripiega da ultimo uomo, contro due del Genoa e li rimbalza come un buttafuori che terrorizza la riviera ligure nelle notti della movida. Concreto, tecnico, costante: l’escalation del portoghese negli anni napoletani è stata graduale ma inesorabile. Carattere più infiammabile di un flacone di acetone abbandonato al sole, abnegazione austera da monaco benedettino, mancino educato da madre natura. Ma siamo sicuri che in Italia ci siano tanti esterni sinistri migliori di Mario? 

Otto vittorie ed appena due sconfitte nelle ultime dieci. È un Napoli continuo, in migrazione perpetua verso la parte migliore di se. Non c’è voglia di dimenticare, tutt’altro. Si rovista tra gli errori recenti perché il futuro è una parte di una vita che abbiamo già vissuto. Eccola la grande lezione di Gattuso: ricorda chi eravamo. Chi siamo stati nelle prime settimane di gestione ‘Ringhiana’. Da lì, dal basso, si può iniziare una risalita. Ma il passato è un gradino su cui poggiarsi quando sei in volo e ti prende un pizzico di vertigine. Tutto affidato alle mani di Gattuso, che ha restaurato quest’opera d’arte e restituito al mondo una bellezza abbandonata in fondo al mare come i Bronzi di Riace. 

Nove al centravanti che fa la differenza anche quando non è al massimo. Questa volta però la dedica vale più del gol. All’amico di sempre. Alla forza di saper cogliere sempre il momento giusto. Come bomber, come uomo. Ciro Mertens ha una qualità che non si acquista: dedicare piccoli grandi gesti a chi gli sta a cuore. C'è tutta la straripante forza dell'amicizia in quel dito che punta dritto sul volto di Callejon. C'è tutta l'avvolgente complicità dell'amicizia in quell'esultanza che va a riprendere quella del compare Josè. Dal 2013 una storia senza fine. Una gioia senza fine. Un binomio che racconteremo ai nostri nipoti nei pomeriggi di pioggia. 'Siediti nipotino mio, ti devo parlare di quei due. Di Ciro e di Josè. Che il destino aveva unito a Napoli e che Napoli col suo tocco aveva saldato in eterno in un rapporto sorprendentemente bello'.

Dieci al pallone che sfiora il cielo, le gambe che mulinano verso l’area avversaria, l’esitazione e poi eccola. Appare davanti agli occhi la gioia ricercata. Piedi veloci. Velocissimi. Piedi felici. Che corrono liberi verso l’area avversaria. Non hanno bisogno di affondare sull’erba, ricercano una leggerezza che anche la testa reclama. Lozano ha rotto le catene. Vuole togliersi la maschera da fantasma che circostanze eccezionali gli hanno incollato al volto. Lozano è arma letale, usata nel modo in cui può diventare letale.  Lozano urla. A voce alta. Parole di Libertà. Di rinascita. Il nuovo miracolo di quel Re Mida  con l’accento calabrese che si chiama Rino. Ma per il mondo intero è ringhio. Il Messico è in festa. Napoli pure. Il calcio è cerniera che in un lampo chiude ogni spazio. Vamos Hirving.