Veltroni su Gazzetta: "Aveva diritto di essere immortale e forse da oggi lo è"

Così, l'ex sindaco di Roma Walter Veltroni, apre un lungo articolo su La Gazzetta dello Sport, intitolato "La sua rivoluzione con il pallone".
26.11.2020 14:51 di  Redazione Tutto Napoli.net  Twitter:    vedi letture
Veltroni su Gazzetta: "Aveva diritto di essere immortale e forse da oggi lo è"
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"Maradona no. Maradona aveva il diritto di essere immortale": così, l'ex sindaco di Roma Walter Veltroni, apre un lungo articolo su La Gazzetta dello Sport, intitolato "La sua rivoluzione con il pallone". Approfondimento ovviamente dedicato a Diego Armando Maradona: "[...] Sembra che questo tempo bastardo si diletti a portar via dai nostri cuori e dai nostri occhi le persone che sono state capaci di regalarci bellezza, di farci sognare, di accendere emozioni che non possiamo dimenticare. Ci vorrebbe la musica di Ennio Morricone per accompagnare la fine di uno dei più grandi giocatori di calcio della storia, e poi le parole di Arbasino, il pensiero di Emanuele Severino, il candore di Franca Valeri, il sorriso di Sean Connery, la musica di Ezio Bosso, la poesia di Luis Sepulveda, i racconti di Sergio Zavoli, il senso dell’umorismo di Gigi Proietti, la capacità di volare di Kobe Bryant. [...] Non era solo un giocatore di calcio, Maradona. Era un portento della natura, uno di quegli esseri umani a cui qualcuno - il fato o, per chi crede, un Dio - ha regalato con un tocco magico qualcosa che ad altri è impossibile possedere: una cornucopia di talento, un oceano di estro. [...] Anche per lui deve essere stata inaccettabile la fine della sua avventura da calciatore. Come sottrarre il pennello a un magnifico pittore o il sax a un grande musicista. A Diego hanno tolto un giorno il pallone dai piedi, hanno spento di colpo quella sua magica capacità di essere insieme giocoliere e leader morale.

Di essere ineguagliabile solista e carismatico direttore d’orchestra. Maradona non era nato nella bambagia, aveva macinato chilometri di sofferenza e talento nei campi pieni di polvere della sua Argentina. Per questo la gente vedeva in lui un eroe popolare. [...] Era bambino e genio, innocente e fragile, spudorato e bizzoso. Era divorato da una sofferenza del vivere che lo ha portato sempre a farsi del male, a squartare il suo corpo con intrugli che gli facessero dimenticare che la gente, in fondo, gli voleva bene, almeno lui così credo sentisse, più per il suo talento che per il suo animo. Maradona mi è sempre sembrato un uomo solo, a dispetto delle folle che lo osannavano, ovunque nel mondo. [...] Maradona no. Maradona aveva il diritto di essere immortale. Ma forse, da ora, lo è davvero".