Il grande difetto di SV9: è italiano…

30.07.2018 20:38 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
Il grande difetto di SV9: è italiano…
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

(di Arturo Minervini) - Basta poco a trasformare l’immagine di un calciatore, a renderlo prodotto più di commercio che di sostanza. Simone Verdi è invece uno che non alza mai la voce, che sui social al massimo posta le foto al mare con la fidanzata e poco più. Nessuna uscita fuori luogo, nessun clamore nelle interviste o look stravaganti finalizzati ad attirare i riflettori. Simone è uno che la grande occasione della vita ha dovuta costruirsela sul campo, senza nessun media che lo spingesse verso una grande squadra. Ha fatto scelte difficili, magari difficilmente comprensibili, ma alla fine è arrivato lì dove voleva ed è pronto a giocarsi al massimo questa tanto attesa possibilità.

“Come ribadito prima di Natale io avevo l'intenzione di non lasciare il Bologna a gennaio. Per qualsiasi club. Avevo preso un impegno con la società e voglio mantenerlo”. Così parlava il classe ’92 al momento del clamoroso rifiuto al Napoli di gennaio, che si è trasformato solo in un appuntamento rimandato con il sì detto a maggio. Verdi di gavetta ne ha fatta tanta, ha buttato giù qualche boccone amaro, ed è riuscito a rinascere dopo tanti infortuni (l’ultimo in ordine di tempo la rottura dei legamenti della caviglia nel campionato di due anni fa). Dalle giovanili del Milan un girovagare infinito: Torino, Juve Stabia, Empoli (dove incrocia Sarri), ancora Milan, Eibar in Spagna, Carpi e finalmente Bologna. La piazza giusta per esplodere, per dimostrare a tutti che quei piedi meritavano un palcoscenico importante. Trovata la continuità, Verdi è riuscito a dimostrare tutto il suo valore con una stagione che resta di assoluto livello con 34 presenze condite da 10 reti e la bellezza di 10 assist in un Bologna per niente scintillante. 

Il problema di essere italiano. L’esterofilia è da tempo un male che affligge il nostro calcio e che, come conseguenza, ha portato a vari disastri nei settori giovanili. L’acquisto che arriva da lontano ha inspiegabilmente maggiore fascino sui tifosi ed infiamma maggiormente le penne dei giornali. Simone è invece nato a Broni, piccolo paese da poco più di novemila anime nella provincia di Pavia, ma con quei due piedi sta dimostrando di poter fare cose ben oltre la media. In queste prime settimane in azzurro ha mostrato, seppur in gare amichevoli, di avere colpi importanti e di essere pronto a confermare tutto l’immenso talento anche in una grande squadra. Basterebbe solo fargli sentire maggiore fiducia, trattandolo come si farebbe se il suo cognome magari terminasse in ‘Inho’ come fosse un nuovo asso brasiliano. Oppure, si potrebbe provare a chiamare SM9, giusto per essere un pochino di tendenza e darsi delle arie che non appartengono al ragazzo che Ancelotti sta inserendo immediatamente nei suoi schemi. Non arriverà da una meta esotica, ma questo sembra avere davvero qualcosa in più rispetto agli altri. Chi vuole salire sul carro, lo faccia adesso, che più avanti si farà fatica a trovare posto…