Behrami: "Paolo Cannavaro vero capitano, mi ha disciplinato anche fuori dal campo in una città difficile come Napoli"

19.10.2018 15:40 di  Redazione Tutto Napoli.net  Twitter:    vedi letture
Behrami: "Paolo Cannavaro vero capitano, mi ha disciplinato anche fuori dal campo in una città difficile come Napoli"
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Valon Behrami sarà sabato uno dei doppi ex in campo in Udinese-Napoli. Intervistato da DAZN ha parlato della gara, ma anche di piccoli aspetti personali. "Indossare la fascia di capitano in una squadra di serie A è un ruolo importante: se dovessi mostrarmi io negativo so che porterei appresso con me metà della squadra, ovviamente. Forse anche di più. Quando ero alla Lazio c'era Di Canio, un trascinatore anche al di fuori e aveva un esercito di tifosi che lo seguivano. Quello che forse mi ha dato di più nella mia carriera è stato Paolo Cannavaro a Napoli: è una persona che mi ha disciplinato non solo in campo, per i momenti di troppo agonismo che avevo in allenamento ma anche nella vita fuori, per imparare a vivere una città complicata come Napoli".

Da Napoli ti sei portato dietro qualche scaramanzia? "I capelli sono una cosa scaramantica: nel 2009, quando mi sono fatto male, è stato l'unico periodo in cui mi sono tolto il biondo. Tuttora la gente si meraviglia che li tenga così a 33 anni, ma..".

Behrami racconta quindi la sua vita: "Sono nato a Mitrovica che è un luogo molto particolare perchè siamo divisi da un ponte serbi e kosovari. Penso sempre a quello che hanno sopportato i miei parenti, alle vere cicatrici che hanno loro. Hanno visto cose che non si possono più cancellare, quelle della guerra che loro hanno vissuto. In Svizzera l'inizio è stato difficile, poi ci siamo integrati. Mi è spiaciuto che quando perdevamo ero l'albanese, quando vincevamo eravamo tutti svizzeri. Ci sono tante piccole cose ma non ho mai pensato nulla di negativo verso una nazione che mi ha dato tanto come calciatore e come uomo. Finito il Mondiale ho parlato con l'allenatore e ci siamo detti di andare avanti ancora due anni: mi sentivo importante, chiedevano tutti il mio aiuto. Ero aperto a questa soluzione per il futuro. Poi ricevo una chiamata che mi dice che 'ho deciso di non convocarti più'. Ho detto ' Se me l'avessi detto subito ne saremmo usciti tutti meglio. Per me non era un problema".

L'amore per Lara? "E' stato subito molto forte. E' una persona che vive di sport, ha dei valori fortissimi. E' stata di forte ispirazione per me da quando è entrata nella mia vita: se sono una persona serena oggi è anche grazie a lei. Ho seguito le sue gare, ma non ne so moltissimo".

E' stato più importante quel gol con la Lazio nel derby al 90' o quello che hai segnato all'Udinese dopo 10 anni? "Sicuramente quello con la maglia dell'Udinese. La reazione nel gol è quello che sono io oggi, più pacato e tranquillo".