Ti lascio un Post-it - Il tacco di Armando Rui, Mertens-Insigne ed il faccia a faccia da pazzi, lo stop al Var ed il saluto all’eroe oltre i colori

06.03.2018 17:30 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
Ti lascio un Post-it - Il tacco di Armando Rui, Mertens-Insigne ed il faccia a faccia da pazzi, lo stop al Var ed il saluto all’eroe oltre i colori
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

(di Arturo Minervini) - Martedì è un giorno complesso, i postumi del fine settimana, le chiacchiere del lunedì. C’è il rischio che qualcosa ci sfugga, meglio fissare gli eventi più importanti. Come? Semplicemente con un POST-IT…

Ciao Davide: Supereroe strappato dalla propria corazza

Cosa resta di noi, se non le nostre azioni? Ecco. Di Davide Astori resta questo fiume di calore umano, questa rincorsa spontanea che non ha colore, bandiera o nazione a dargli l'ultimo saluto. Prima di tutto, Davide Astori si è fatto stimare ed amare come uomo. Con le sue paure, il suo sorriso, la sua lealtà, mai discussa, dentro e fuori da un terreno di gioco. Da piccoli ci innamoriamo di un pallone, vestiamo i nostri calciatori con le tutine da Supereroi. Poi, quando una domenica mattina come tante, ti svegli e devi fare i conti con una notizia così, la vita si impone. Con tutta la sua ferocia, mordendoti ai fianchi fino a rubarti l’ossigeno. Prima di un calciatore, Davide Astori era un uomo, con una compagna ed una bambina, la piccola Vittoria, troppo piccola per accettare una verità così impietosa. Di lui resta e resterà quel seme del rispetto e della sportività piantato su ogni campo, dentro ogni compagno, in ogni tifoso incontrato. Questo resterà, per sempre. Più delle maglie. Più di quella corteccia da supereroe strappata via da un destino famelico.

Tre metri sopra il cielo. E poi si fanno le brutte figure…

Contatto con la realtà. Tastare il terreno con i tacchetti, per non perdere i giusti riferimenti. Hanno evidentemente fatto male a Mario Rui gli elogi dopo la punizione di Cagliari, con tanto di fotomontaggio divenuto virale sul web che lo ritraeva con le sembianze di Diego Armando Maradona. Tante parole, anche dal suo entourage, che hanno avuto l’effetto contrario: peggiore in campo contro la Roma ed un colpo di tacco a centro area che non sarebbe ammissibile nemmeno al torneo aziendale dopo lavoro. 

Insigne e Mertens: come il volo del calabrone

La struttura fisica di Mertens ed Insigne non gli consente di prendere questioni con quelli alti 20 centimetri più di loro. Ma loro non lo sanno, e lo fanno lo stesso. Così accade nel faccia a faccia prima di Dries, poi di Lorenzo andato subito in soccorso del compagno in evidente svantaggio, ma che non aveva arretrato di un centimetri dinanzi allo statuario difensore argentino della Roma. Dimostrazione di coraggio e di coesione, che lascia sempre ben sperare per il futuro. Il coraggio non si compra sul mercato. 

C’era una volta il VAR. C’era, perché adesso non c’è più.

Minuto 67’ di Juve-Torino di Coppa Italia, 3 gennaio 2018. Khedira scalcia Acqua e da via all’azione che porta al gol di Mandzukic. Come ci aveva abituato il Var nei primi mesi, una volta rivista l’immagine tutti attendono che la rete venga annullata. Per tutti, tranne che per l’arbitro Doveri che, nonostante avesse consultato le immagini al video in maniera approfondita, confermo la sua scelta. Quel momento pare aver rappresentato un giro di boa della sperimentazione, una sorta di messaggio di ribellione dei fischietti italiani. Da allora il Var ha perso incisività, generando confusione nel modo di applicazione. O meglio, direttori di gara gli hanno dichiarato guerra, facendo sempre più di testa loro. I casi di Bernardeschi a Cagliari e Lucas Leiva in Lazio-Juve sono l’emblema di una situazione difficilmente comprensibile. Ed assolutamente inaccettabile.

La legge di Dzeko: i poteri divinatori della maglia azzurri

Dal 1 ottobre 2017, Dzeko aveva segnato solo quattro reti in campionato: dall’ottava giornata di campionato (sfida al Napoli all’Olimpico), fino al match del San Paolo. Era diventato un caso di Stato in casa Roma, al punto da far invocare a molti la promozione da titolare di Schick. Ovviamente, perché la storia ci insegna sempre qualcosa, la maglia del Napoli ha avuto effetto rigenerante per l’attaccante, autore di una prestazione strepitoso coronata da due meravigliosi gol. Una legge non scritta, ma puntuale come un taglione.