L'Angolo Sarrista - 1° round a Pep: ecco come ha imbrigliato il Napoli. Allan o Zielinski? Il dilemma continua

L'Analisi tattica di Man City-Napoli
18.10.2017 22:10 di  Jacopo Ottenga   vedi letture
L'Angolo Sarrista - 1° round a Pep: ecco come ha imbrigliato il Napoli. Allan o Zielinski? Il dilemma continua

Un Napoli a due facce: inerme e timoroso nella prima mezz’ora, impavido e propositivo nei restanti 70 minuti. Questo City però è davvero tanta roba, è riuscito a suscitare negli azzurri lo stesso identico senso di impotenza che ogni domenica provano gli avversari del Napoli in Serie A. Una macchina perfetta disegnata dal miglior ingegnere che esista sulla faccia della Terra. Se preferite chiamatelo pure geometra, oppure comandante, stratega, filosofo, (paraculo no!), Pep Guardiola rappresenta il miglior allenatore della storia del calcio. Non ce ne voglia Arrigo Sacchi, ma lo spagnolo sta dimostrando di volta in volta un’abilità straordinaria nel modellare e perfezionare in corso d’opera le sue creature, senza mai trovare inoltre un punto di approdo che lo soddisfi pienamente. Il suo calcio insomma è in perenne evoluzione, e lo dimostra il gioco del City: diverso dal rinomato tiki-taka messo in mostra dal Barça, diverso da quella sorta di tiki-taka 2.0 espresso dal suo Bayern, che dire? Semplicemente quanto di più moderno e spettacolare attualmente il calcio disponga.

Vedere poi Guardiola ieri nel post gara a tu per tu con quell’altro genio di Maurizio Sarri è stato emozionante. Chissà cosa si saranno detti. Avranno parlato di tattica, di geometrie e triangolazioni, di pressing alto e uscita dal basso, della posizione di Fernandinho, del ruolo ritagliato appositamente a Delph per sopperire all’infortunio di Mendy, dei tagli di Callejon, dell’eleganza di Koulibaly, e così via. Sicuramente avranno parlato di Bellezza.

Il primo confronto è andato. Ora le due squadre si riaffronteranno al San Paolo. La Ferrari di Pep e la Jaguar di Sarri. Perché questo Napoli anche ieri ha confermato di non essere una macchina qualunque. Al massimo ogni tanto monta un motore diesel.

Addentriamoci nella gara. Di solito chi affronta il Napoli preferisce arretrare il proprio baricentro per fare densità in mezzo al campo e chiudere le varie linee di passaggio, Guardiola invece per togliere il possesso agli azzurri si è prefissato un unico obiettivo: andare a prenderli nella loro area di rigore con un pressing alto organizzato e infernale. Gli attaccanti dei citizens infatti ad ogni rinvio dal fondo si sono fiondati sulle primarie fonti di gioco partenopee, Albiol e Koulibaly, forzandoli a liberarsi del pallone nel giro di pochissimi secondi (a volte spazzando senza fronzoli come testimoniano le ben 5 spazate di Albiol). I centrocampisti del Napoli così sono stati costretti ad abbassarsi a ridosso dell’area di rigore in modo da offrire loro un appoggio, ma arrivando di spalle, quindi con un campo visivo notevolmente ridotto, ed essendo costretti a giocare al massimo a due tocchi per via della forte pressione degli accorrenti De Bruyne, Silva, Delph e Fernandinho, avevano due uniche possibilità: tentare un improbabile passaggio alla ricerca di Mertens o Insigne, o riniziare da Reina.

Hamsik in diverse occasioni, il più delle volte con scarso successo (ha chiuso con una percentuale di precisione del 79%), ha provato a forzare la giocata per cercare di imbastire finalmente un’azione dal basso, ma anche quando il Napoli è riuscito ad uscire dalla propria trequarti si è rivelato poi molto complicato arrivare dalle parti di Ederson.

La foto è eloquente. Hamsik (non inquadrato) ha appena recuperato il pallone poco fuori dall’area e ha innestato la ripartenza di Insigne. Koulibaly si spinge in avanti sulla sinistra al posto dello slovacco e porta via un marcatore (Walker), Insigne si accentra per sviluppare la manovra ma non trova nessun compagno a cui poter dare il pallone, per cui non sapendo cosa fare perde un tempo di gioco, viene subito accerchiato dagli avversari ed è costretto a riniziare nuovamente da Reina. Da osservare inoltre l’esemplare posizionamento del City, che sale in pressione su Insigne tagliando contemporaneamente ogni linea di passaggio (Fernandinho-Mertens, Gabriel Jesus-Diawara, Sterling-Ghoulam). L’unica lasciata libera, quella centrale, non viene sfruttata. Zielinski infatti si dimostra pigro e timido, non si propone e si nasconde dietro la marcatura di Silva.

Nel primo tempo il polacco è stato molto deludente. Ha toccato solo 17 palloni dimostrando scarsa personalità. Dopo la gara del Bernabeu Zielinski ha mancato un altro appuntamento importante, confermando di non essere ancora pronto per questi palcoscenici. Il motivo? Nessuna carenza tecnica, la sua classe è indubbia, ma, come dichiarato dallo stesso Sarri, il ragazzo sembra non avere ancora una piena consapevolezza nei propri mezzi. Scarso anche il suo apporto difensivo, con un pressing blando e portato spesso a metà strada. Si è molto discusso del mancato impiego di Allan. Il brasiliano, subentrato nella ripresa, ha dimostrato di essere in una grandissima condizione atletica, e sicuramente avrebbe garantito maggiori dinamicità e aggressione. Sarri tuttavia desiderava avere il pallino del gioco, così ha optato per un giocatore più tecnico dando fiducia al polacco, il quale però ha nuovamente rimandato la sua definitiva consacrazione. Tempo al tempo, citando De Gregori, il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette.

In generale potremmo dire che, quando vengono impiegati assieme Hamsik e Zielinski, il centrocampo, a meno che uno dei due non sfoderi una prestazione da 7, ne risente distintamente in entrambe le fasi. Non a caso Sarri, nelle gare in cui opta per questa soluzione con due interni tecnici, preferisce togliere Jorginho ed inserire un mediano più fisico come Diawara. Tuttavia l’ex Bologna è ancora acerbo tatticamente, è notevolmente migliorato nel senso di posizione ma non ha ancora l’intelligenza tattica di Jorginho nel fornire indicazioni ai compagni. Con la presenza dell’italo-brasiliano l’apporto e la prestazione del polacco potrebbero dunque migliorare, ma dobbiamo spezzare una lancia in favore di Diawara, autore ieri sera di una gara molto positiva. Il guineano ha dimostrato grande personalità: ha calciato il rigore con freddezza, si è andato a prendere numerosi palloni scomodi, ha rischiato più volte la giocata pur chiudendo con un’altissima percentuale di precisione nei passaggi (95%), ha vinto duelli fisici rilevanti e ripiegato puntualmente in difesa.

Ci siamo soffermati sul centrocampo, ma nei primi 30 minuti in balia del City anche gli altri reparti hanno commesso degli errori. Guardiola conosceva la grande abilità del Napoli nel fare pressing. Per mantenere il possesso palla prolungato doveva dunque riuscire a scardinarlo, mandandolo fuori tempo e allargandone le maglie. Il tecnico spagnolo ha praticamente tagliato in due la propria formazione: lasciando 5 uomini di costruzione in una metà campo e 5 giocatori offensivi nell’altra, conservando un equilibrio sorprendente. Una soluzione a dire il vero adottata diverse volte in questa stagione, specie dopo l’infortunio occorso a Mendy, che lo ha privato di una grande spinta lì a sinistra. Contro il Chelsea di Conte ad esempio ha portato entrambi i terzini a giocare all’interno del campo (trasformandoli praticamente in interni di centrocampo e costituendo una sorta di 2-3-5), contro il Napoli invece Guardiola ha preferito lasciare Walker sulla destra ad arginare la qualità di Insigne e le scorribande di Ghoulam, portando in mezzo il solo Delph.

In quest’azione Delph dialoga con Fernandinho, nel frattempo uno dei reali interni di centrocampo, in questo caso Silva, si muove incontro al pallone. Il brasiliano può comodamente servire lo spagnolo creando di fatto già superiorità numerica (è già un 5 vs 4). In questo frangente il Napoli è mal posizionato, si potrebbe discutere della posizione di Diawara, ma il Napoli più che pressare male è sconnesso, la difesa è troppo bassa e non dà compattezza alla squadra, disturbata dalla posizione molto avanzata di tutto il tridente avversario bravissimo nell’allungarla.  

Dal 30’ in poi son cambiate le cose, il Napoli ha ritrovato le giuste distanze e il coraggio di creare e proporsi. È andato a prendere il City nella sua area di rigore, pressando con efficacia e determinazione, e ha conteso il pallino del gioco ai padroni di casa mandandoli in difficoltà. In difesa delle pecche le hanno anche loro, ma son bravi a nasconderle.