Da Sarri a Carlo e Mou, il gesto di Josè squarcia l’ipocrisia di casa Juve: dove sentenze e rispetto contano zero

08.11.2018 19:30 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
Da Sarri a Carlo e Mou, il gesto di Josè squarcia l’ipocrisia di casa Juve: dove sentenze e rispetto contano zero

(di Arturo Minervini) - Dov’è il limite? Dove finisce il confine dell’autocontrollo ed inizia il legittimo lato umano di un professionista? Ce lo siamo chiesti in più occasioni, senza trovare una risposta definitiva. Spesso si parla di ‘Stile’, anche qui erroneamente perché uno Stile univoco non è più uno stile ma una sterile omologazione ad un certo tipo di comportamento. Josè Mourinho, ad esempio, non è mai stato uno che ha fatto le scelte che fanno gli altro o detto le cose che dicono gli altri. Ha sempre preso una strada differente, sul piano del comportamento e su quello della comunicazione. Mourinho è da sempre questo. I tribunali di demagogia istituiti in queste ore per processare il portoghese non sono altro che l’ennesima prova della voglia, ostinata e dolosa, di non voler sempre ergersi a protettore del sistema Juve. 

La mano all’orecchio che squarcia il velo di ipocrisia. Il portoghese è stato insultato, in maniera pesante, ma è solo l’ultimo di una lunga serie. Come accaduto a Sarri lo scorso anno prima dell’ingresso allo Stadium, al punto che il tecnico aveva mostrato il dito medio a chi aveva offeso i napoletani. "Sarei anche sceso dal pullman perchè se uno mi sputa e mi insulta perchè napoletano, parola usata come un insulto, meritava che scendessi dal pullman".  Stessa sorte toccata a Carlo Ancelotti, chiamato più volte ‘maiale’ dall’Allianz Stadium, che il tecnico azzurro ha zittito nelle interviste post gara: “Cori offensivi? I soliti. Mi consolerò guardando in bacheca la coppa del 2003” aveva detto dopo l’ultima gara giocata a Torino.

“Hanno insultato me e l’Inter per 90”. Così Mourinho ha spiegato il suo gesto al termine del blitz del suo United in casa bianconera, con Bonucci che sul finale di gara era andato subito a redarguire il portoghese (venendo tra l’altro totalmente ignorato da Josè). Bonucci, che vuole dare lezioni di etica. Quello che quando segna invita tutti a ‘Sciacquarsi la bocca”, non si sa bene per cosa. Quello che prima aveva rinnegato la Juve e poi ha definito il Milan ‘un errore’ dopo che era stato accolto in casa rossonera dopo la fuga di Torino. Ma cosa avrebbe da insegnare Bonucci? Quello che esultò rabbiosamente in maglia Milan in casa della Juve per poi rinnegare di nuovo tutto. 

"In casa nostra facciamo quello che vogliamo". Lo ha detto Andrea Agnelli, aprendo quasi una sorta di vuoto legislativo tra quelle mura. Lì dove le sentenze vengono ignorate ed infangante esponendo scudetti revocati, lì dove vincere è l’unica cosa che conta (ma poi quando si perde Allegri dice: “Questa sconfitta non conta niente), lì dove ogni settimana vengono intonati cori di stampo razzista. Nella terra di nessuno, nessuno ha lo spessore morale per giudicare quella mano di Mourinho. Che è quasi una carezza per chi non ne può più di questa protervia a cui il calcio assiste spesso inerme. Viva Josè!