Da Zero a Dieci: il segreto dietro al ‘No’ di Hamsik, le folli accuse in TV, i due gesti plateali di Dries e quel giudizio ridicolo su Ounas

18.09.2017 09:21 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
Da Zero a Dieci: il segreto dietro al ‘No’ di Hamsik, le folli accuse in TV, i due gesti plateali di Dries e quel giudizio ridicolo su Ounas
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(di Arturo Minervini) - Zero cambi rispetto all’undici tipo. La scelta di Sarri pare essere una dichiarazione d’intenti, l’ammissione di un sogno, magari inconsapevole da parte del tecnico. Il sogno scudetto in questo momento è probabilmente una carezza lunga trent’anni, un calore che una città attende da troppo tempo. In molti non capiranno e forse non c’è nemmeno bisogno di capire cosa sia passato nella testa di Maurizio nelle scelte in terra ucraina. Le prossime gara daranno indicazioni più chiare, ma in questo momento il campionato pare essere la scintilla che infiamma le notti di quel geniaccio in tuta. 

Uno il gol di Allan, prima rete in questa stagione. Coronamento di un momento di forma eccellente, premio meritato ad un lavoratore oscuro, meno appariscente di altri ma terribilmente utile alla causa. Una squadra vince per l’insieme di cose che i singoli fanno per portarla alla vittoria ed in questo il brasiliano non ha nulla da invidiare a nessuno. Pressante come il suono in automobile che ti ricorda di non aver indossato la cintura di sicurezza. Da impazzire. 

Due reti subite in quattro gare in campionato. Oltre gli episodi, il dato statistico inizia ad assumere una rilevanza che ha un peso. Un segno tangibile di un’organizzazione che punta non solo all’offesa, che cerca di alzare la soglia dell’attenzione soprattutto sui calci piazzati. Anche in questo caso, tutto parte dalla testa, da una maggiore consapevolezza di tutti. Da grandi poteri derivano grandi responsabilità e questo Napoli pare davvero pronto ad assumersele tutte. “Sono disciplinato e organizzato. Uso ordine e metodo per rendere la mia vita possibile”. Memento Napoli.  

Tre reti per Dybala a mezzogiorno, tris per Dries poco dopo. Uno scontro western in stile Sergio Leone, un duello giocato a livelli stratosferici, nell’iperuranio calcistico. Paulo prova la fuga, Dries lo riacciuffa come due ciclisti che cercando di staccarsi su una tappa di montagna. È già iniziata la grande volata tra Napoli e Juve, ma attenzione a non farsi confondere da chi ruba le copertine: a fare la differenza, alla fine, saranno i gregari. Sarà la fatica, la voglia, la dedizione. Di tutti. 

Quattro gare per l’esordio di Ounas. E subito ti accorgi che il cuore riceve impulsi differenti quando questo ragazzo tocca la palla, batte più forte perché sa che sta per arrivare un’emozione. È un muscolo complesso il cuore, ma il più intelligente che abbiamo: non si sbaglia mai quando viene colpito dal bello. Una bellezza calcistica che irradia Adam, che pattina che sul terreno di gioco con una velocità che non appartiene ai comuni mortali. Speciali non si diventa, speciali si nasce. Non parlate di buon acquisto, sarebbe probabilmente riduttivo. 

Cinque zampate di Josè. Già tre reti e due assist in stagione per l’immarcescibile spagnolo, rivoluzionario contro il metabolismo umano, cavia itinerante per le future generazioni sulla struttura genetica degli androidi. Infilza la sua banderillas su un Benevento già sanguinante ed offuscato dalla fatica, senza mai smettere di fare il suo lavoro oscuro. Quando il tabellone luminoso del quarto uomo indica il suo numero, c’è sempre un po’ di sgomento, qualcuno scatta foto per immortalare il momento raro. Un combustibile che si rinnova in modo perpetuo, una spina nel fianco più fastidioso nell’etichetta interna di una camicia. Semplicemente Callejon.

Sei reti ad un Benevento tristemente mediocre. Poco potevano le invocazioni alle origini di San Gennaro per una squadra destinata ad un campionato travagliato. La giostra del gol gira all’impazzata, lasciando la nausea a chi ne esce con il ruolo di vittima. Sono già 15 i gol realizzati nelle prime 4 da un attacco strabiliante più di uno sportello alle Poste senza fila, che ha dato la sensazione di non aver mai spinto a pieno sull’acceleratore. Questo è il dato più spaventoso. Per gli avversari. Chi ha scalato l’Everest racconta che la vetta sembra sempre vicina, ma non arriva mai. La cima di questo gigante è ancora tutta da scorgere. E da scalare.

Sette alla visione di insieme di Marek. Sul 5-0 Sarri lo invita a tirare il rigore, c’è il record di Maradona a due passi. La visione di insieme però va al di là di un record, che arriverà quando sarà matura. Un grande rifiuto che non ha niente di Vile, mica come Celestino V. C’è la fame di Dries, c’è un pomeriggio felice da chiudere al meglio. Ci sono i passi avanti di un Hamsik che sta riprendendo il giusto passo, senza affanni, senza inutili clamori. Un Io che ogni volta si sacrifica sull’altare del Noi, con una dignità ed un orgoglio che andrebbero insegnate ai leoni da tastiera pronti a scagliarsi sulle prede in difficoltà. Ogni sogno passa da quella cresta, ficcatevelo in testa.

Otto capovolto. Un giro a testa in giù verso l’infinito ed oltre, ad occhi chiusi e senza vedere cosa c’è sotto. C’è un viaggio mistico che trascende le conoscenze umane nella rete di Insigne, rabdomante nel deserto che avverte le vibrazioni del gol e centra la porta avendola alle spalle, ruotando su se stesso come una ballerina in un carillon. Stordente manifestazione di superiorità, innata affermazione di un talento ispirato da Muse in costante aggiornamento. Un poeta 2.0: Omero letteralmente significa “Colui che non vede”, così anche Lorenzo capace di scrivere un capolavoro senza nemmeno guardare la porta. “Nulla è tanto dolce quanto la propria patria e famiglia, per quanto uno abbia in terre strane e lontane la magione più opulenta.” 

Nove come le vittorie consecutive in campionato tra anno vecchio e nuovo. Un ponte virtuale di continuità, un arcobaleno di speranza e di sorrisi che riesce sempre a rinnovare i propri colori. L’alchimista che equilibra gli elementi è Maurizio, combinazioni chimiche con reazioni esplosive a tratti devastanti. C’è Ghoulam che asfalta la fascia sinistra che nemmeno un Caterpillar, c’è Kalidou che inghiotte come fossero caramelle gli attaccanti del Benevento che nemmeno Majin Bu in Dragon Ball. Frammenti di un’opera complessa, unicità che si riversano alla perfezione tra le righe di un capolavoro. Qualcuno nei salotti Tv è riuscito ad accusare il Napoli perchè 'doveva fermarsi'. Siamo alla frutta.

Dieci alla fame controllata di Dries. Lo sguardo è fiero, il baricentro spinge verso il terreno di gioco una forza che viene restituita in egual misura, gli occhi sono ossessionati dalla porta avversaria. C’è lo spirito di Leonida alle Termopili nell’animo di Mertens, condottiero senza paura che non si lascia mai influenzare dall’avversario. “Non è la paura a governarlo, ma solo l'irrequietezza, un'accresciuta percezione delle cose”. Un’irrequietezza che sprigiona in senso positivo, sgretolando dopo pochi secondi le velleitarie resistenze sannite. Una percezione maggiorata quando riconosce ad Insigne i meriti del suo primo gol indicandolo platealmente. Un’egoismo che fa ben sperare quando divora il fiero pasto dagli undici metri, per ben due volte, negando prima a Jorginho e poi ad Hamsik la gioia. Una voglia irrefrenabile di stupire contagiosa, determinante, incontenibile. Negli occhi di Dries c’è quella fame che è di un popolo intero, un popolo che adesso vuole vincere, che ha bisogno di un nuovo Re. Portaci questo tricolore e la corona sarà tua.