Dodici cose per cui varrà la pena ricordare la stagione: le facce di Sarri, le crisi di Allegri, il coraggio di Lorenzo e la magnifica Gente

02.05.2018 17:09 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
Dodici cose per cui varrà la pena ricordare la stagione: le facce di Sarri, le crisi di Allegri, il coraggio di Lorenzo e la magnifica Gente
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

(di Arturo Minervini) - Fermi tutti. Chiudete la porta, non lasciate entrare spifferi velenosi nella vostra testa. Ci proveranno, ci stanno già provando a capovolgere la realtà, raccontando quello che non è. La stagione del Napoli, a tre dal termine, resta qualcosa di unico, a tratti irripetibile, senza dubbio memorabile sotto tantissimi aspetti. Nel momento del caos programmatico, perché a qualcuno conviene adesso lanciare grida di smobilitazione quando in realtà non è così. Dunque, meglio fermarsi un attimo, mettere da parte le scorie di un week-end calcistico che ha riportato alla mente gli orrori del passato e condannato il Napoli ben oltre le sue colpe. Orsato e tutto il resto non potranno mai cancellare questa stagione, quindi immaginiamo di stenderci su un lettino come Woody Allen nel capolavoro ‘Manhattan’ e stilare un elenco delle dodici cose per cui varrà la pena ricordare questa stagione. Woody apriva la sua lista con Groucho Marx e la completava con il viso dell’adorata Tracy, voi cosa inserireste nei momenti per cui è valso la pena vivere questa stagione? Proviamo a stenderci sul divano, far partire un mangianastri che registra il tutto, e buttare giù un elenco senza pensarci troppo. Per me, io direi… 

1 - Maurizio Sarri. La sua faccia corrucciata in panchina a caccia della perfezione, gli appunti matti e disperati ad ogni azione, la partecipazione assoluta all’ideale azzurro. La conquista di una dignità mondiale, la diffusione di un verbo nuovo. ‘Sarrismo’ come stile di vita, come concezione del calcio che ha voglia di respirare aria nuova. 

2 - La moltiplicazione delle forze. Pochi che tennero testa a molti, come un esercito spartano. Una rosa corta a combattere contro un’armata, vinta soltanto da chi è abituato a godere di trattamenti di favore.

3 - Le crisi isteriche di Allegri, quando qualcuno gli faceva notare del bel gioco del Napoli e dell’assenza totale della sua Juve. Un uomo distrutto, consumato, logorato. Anche alle soglie di una discutibile vittoria.

4 - Il controllo volante di Mertens a Genova. Un’atto di bellezza assoluta, totalizzante. Un momento che toglie il fiato solo a pensarci. Tutto in apnea, come nel pallonetto segnato sul campo della Lazio. Due istantanee incredibili di una stagione con qualche calo di rendimento di troppo.

5 - Il record i Marek Hamsik del 23 dicembre, con il sorpasso a Maradona poi suggellato con lo scambio di maglie con D10S. Attimi consacrati all’eterno, come un capitano che ha accompagnato l’ultimo decennio azzurro.

6 - Le rimonte, tutte. Quando sembravi sprofondare e trovi la forza di risalire a galla. Ogni volta con forza, coraggio ed un briciolo di follia. Consapevolezza di una forza accresciuta nello spirito e nel corpo, eredità mentale da lasciare ai posteri.

7 - I movimenti senza palla di Callejon, uno spettacolo nello spettacolo. Come un tramonto che puoi gestire con un telecomando, mandare avanti e indietro in moto perpetuo. Comunque andare e venire, sempre. Anche se il pallone non arriva mai, anche se arriverà una volta su cento. Abnegazione commovente.

8 - La cavalcata di Ghoulam contro la Spal, poi il doppio dolore e le lacrime di chi è mancato tanto, proprio quando aveva toccato l’apice della carriera. Un dominatore di fascia come Faouzi non si vedeva da tempo, speriamo torni su quei livelli.

9 - Gli assist di Lorenzo ed i suoi faccia a faccia con gente più alta di lui di venti centimetri. Il genio e l’arte di strada, il talento e la ‘cazzimma’ tutta made in Napoli. Con qualche litigio come in ogni storia d’amore che si rispetti, ma è anche questo il bello.

10 - La gioia sul volto di Milik. Cadere giù all’inferno, due volte. Sentire una carriera messa in discussione, il mormorio di chi pensa che non tornerai a certi livelli. L’attesa, la paura, la speranza e poi la grande gioia. La più bella notizia di questo finale di stagione e la prima grande notizia per la prossima: Arek c’è.

11 - I sorrisi dello spogliatoio. La gente che mai ha giocato che salta in piedi al gol di Koulibaly a Torino. Un gruppo vero, forte, compatto che ha trasmesso questa coesione anche all’ambiente. Le facce di questi ragazzi resteranno, oltre ogni risultato.

12 - La gente. Meravigliosa e vera. Nelle strade a cantare, sugli spalti del San Paolo dopo mezz’ora dal fischio finale. All’aeroporto di notte, nelle trasferte rese impossibili da un’organizzazione ridicola. Loro come oro, loro come ossigeno, loro come orgoglio di una città che si è innamorata ogni gara di più. Che ha alimentato un sogno, che lo porterà nel cuore anche dopo lo scandalo di San Siro. Il viso di ognuno, le lacrime dopo il gol di Koulibaly a Torino, la disperazione per un torto così grande subito. Il motivo, resta sempre la gente. 

P.s: Grazie per l'idea a Raimondo De Magistris