Il top-player costruito col sudore: la verità è che Allan può solo migliorare

20.11.2018 17:53 di  Arturo Minervini  Twitter:    vedi letture
Il top-player costruito col sudore: la verità è che Allan può solo migliorare
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© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

(di Arturo Minervini) - Ci sono storie che hanno impatto differente sul cuore. Storie che quando le racconti, la voce trema come una foglia durante le allerta meteo (vere e/o presunte). Quando si parla di Allan, una corsia preferenziale si apre nella mente di chi conosce le parole come sacrificio, fatica, sudore. La voglia costante di lavorare solo su se stessi, mentre il mondo attorno focalizza la propria attenzione su quelli più appariscenti, ma con meno sostanza. 

“Fintanto che ci sarà un cuore giovane, il Vasco sarà immortale” c’è scritto sui muri di São Januário, lì dove la frase dello storico presidente vascaino Cyro Aranha accompagna la crescita dei nuovi talenti del Vasco Da Gama. Una crescita costante, quotidiana, fatta di piccoli passi che lo hanno portato a realizzare un sogno che sembrava così lontano: quello di esordire con la maglia della nazionale brasiliana.

Difficile parlare di Allan con equilibrio, con distacco. Perché in qualche modo un calciatore così ti porta ad essere sempre dalla sua parte, perché lo guardi e capisci quanta strada ha dovuto fare, e quanti bocconi amari mandar giù, per arrivare dov’è adesso. Dall’arrivo all’Udinese nell’estate del 2012 aveva subito mostrato di avere tanta qualità e buona qualità, ma nessuno avrebbe scommesso sulla possibilità di diventare uno dei migliori al mondo nel suo ruolo. Invece Allan ci è riuscito, aggiungendo di volta un pezzo ad un mosaico sempre più complesso e completo. 

Sudore. Sempre sudore. In ogni allenamento, in qualsiasi minuto giocato, senza fare distinzione di risultato o avversario. Convincere la mente che ogni pallone sia il più importante da giocare, che ogni avversario fermato possa rappresentare poi una grande occasione per la propria squadra. Esercizio prima di tutto mentale, poi fisico quello di questo brasiliano atipico, che non sbaglia una partita da ormai un tempo troppo lontano per essere ricordato. 

Soldato, ma non solo. Pensare ad un giocatore di sola quantità sarebbe però riduttivo. C’è intelligenza, ci sono piedi buoni, c’è un cambio passo che spesso manda fuori giri l’avversario. L’Allan che è diventato è così lontano dal calciatore che era che si fatica a pensare possano essere la stessa persona. Ora si è davanti ad un pezzo di rarità assoluta, un cuore sempre giovane per entusiasmo ed ossigeno da bruciare per la causa azzurra. Proprio come quell’insegnamento impresso su quel muro dove tutto era iniziato. Ricordare chi eri è la prima regola per scoprire chi sarai. Questo Allan può incredibilmente solo migliorare. Ancora. E ancora.